di Alberto Bignami
Per trent’anni ha vissuto ad Ancona, dov’è arrivato con la famiglia quando ne aveva solo otto. Anconetano a tutti gli effetti, dunque, seppur con la doppia cittadinanza russa e italiana. Ecco però che la pandemia, lo scorso giugno, lo ha portato a prendere la sofferta decisione di tornare in Russia, a San Pietroburgo, dove nacque quando ancora si chiamava Leningrado.
Vladimir Voronov, 38 anni, nel capoluogo dorico si occupava di assistere a tutto campo i turisti russi che venivano nella riviera del Conero. «Dalla semplice vacanza – spiega – a cose più complesse come: acquisto di immobili, barche e risoluzione di problemi burocratici vari».
La sua ‘avventura’ oltre la Cortina di ferro inizia lo scorso giugno «quando ho deciso di raccogliere quello che potevo, caricare tutto in macchina e andare in Russia. Era meglio tentare di fare qualcosa là, che vedere piano piano andare in fumo i risparmi. Ho attraversato in macchina l’Europa chiusa dal lockdown». «Passai due settimane a casa dopo aver compilato un modulo alla frontiera. Raggiunta l’abitazione, ho avvisato le forze dell’ordine e fornito i miei dati. Il giorno dopo sono stato contattato da un medico che è venuto a visitarmi il giorno successivo». A questo punto, un «tutore mi ha seguito, scrivendomi ogni giorno su Whatsapp per sincerarsi sul mio stato di salute. Ogni due giorni veniva la polizia che aveva il compito di controllare che stessi realmente a casa e non andassi a spasso. L’ultimo giorno – aggiunge – il capo del distretto di polizia mi ha telefonato per ringraziarmi della collaborazione fornita». Ecco che arriva l’opportunità per fare il vaccino Sputnik V. «Nel giro di un’ora dal momento in cui avevo inviato la richiesta sul portale della pubblica amministrazione – ricorda – il call center del ministero della Sanità mi ha chiamato per fissare l’appuntamento. Avrei potuto farlo già il giorno dopo, ma per motivi di lavoro ho optato per martedì scorso, scegliendo anche il policlinico più comodo da raggiungere per me. Mi sono presentato all’orario stabilito e ho subito ritirato la cartella, già pronta, compilando poi il questionario. Successivamente sono stato sottoposto a una breve visita medica nella quale mi hanno misurato febbre, pressione e saturazione». E poi? «Finito con il medico mi è stato indicato dove andare per l’inoculazione del vaccino. Stesso piano, due porte a destra. Sono entrato e, mentre un dottore compilava la tessera vaccinale, l’infermiera mi ha somministrato il vaccino dandomi delle raccomandazioni per i tre giorni seguenti. Mi è stata quindi fissata la data per il richiamo, che sarà il 30 marzo. Il tempo trascorso tra l’entrata e l’uscita dal policlinico non ha superato i 30 minuti. Non c’era alcuna fila: tutti avevano l’appuntamento e tutto scorreva velocemente e in maniera distanziata». Ora com’è la situazione in Russia? «Qui si è chiuso a macchia di leopardo fino a giugno scorso. Poi tutto aperto: ristoranti, centri commerciali, persino lo stadio, ma con capienza al 50 per cento. Infatti a novembre ero andato a vedere Zenit-Lazio per la Champions. La mascherina – conclude – è chiesta solo sui mezzi pubblici e nei negozi, a teatro e allo stadio».
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