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Marche peggio della Lombardia:
terapie intensive occupate al 62%,
la zona rossa è inevitabile

I DATI della nostra Regione restano sopra i livelli di guardia, con 312 contagi ogni 100mila abitanti (la soglia è 250). Ma il numero più preoccupante è quello dei ricoveri

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La tabella sul sito del ministero

 

di Federica Nardi

Marche in zona rossa, di nuovo. Si presenta ormai quasi scontata la decisione attesa per domani per quanto riguarda la zona di rischio della nostra Regione. La zona rossa scatta infatti in automatico non solo con l’indice Rt sopra 1,25 ma anche con un’incidenza di contagi superiore a 250 casi settimanali ogni 100mila contagi. Parametro che nelle Marche è ancora sopra soglia. Secondo i dati del ministero riferiti al periodo 16-23 marzo le Marche sono a 312 casi ogni 100mila abitanti, con un incremento dei casi nello stesso periodo del 5,97%. Per questo, oltre alla zona rossa nazionale di Pasqua e Pasquetta, è quasi certo che nelle Marche si aggiungeranno ulteriori giorni di restrizioni.

Agli indici si aggiunge quello, ancora più preoccupante per certi versi, dei posti letto di Terapia intensiva occupati dai pazienti Covid, che nelle Marche hanno raggiunto un livello critico. I dati ministeriali, aggiornati a ieri, indicano che i posti intensivi occupati sono il 62% di quelli disponibili, contro una media nazionale del 39%. Il che affida alle Marche la preoccupante posizione sul podio delle regioni con più posti letto occupati in generale da pazienti Covid rispetto a quelli disponibili, prima anche rispetto a Lombardia e Piemonte se si parla di Terapia intensiva. La gravità della situazione si coglie subito anche dal grafico dell’elaborazione Agenas che mette insieme tutte le Regioni a seconda dei pazienti ricoverati.

Le Marche sono in zona rossa ormai da due settimane, a cui si aggiungono zone rosse localizzate prima nella provincia di Ancona, poi in quella di Macerata e a seguire Pesaro e Fermo il 9 marzo. Quando il ministero ha disposto la zona rossa regionale in pratica la regione era già di fatto in lockdown, nonostante lo scenario quotidiano sia molto diverso rispetto all’anno scorso, essendo molte le persone che – al contrario del primo lockdown -, si spostano per motivi di lavoro o escono per farsi un giro.

 

 

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Il confronto tra Marche e Lombardia:

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