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Vertenza Whirlpool,
da Napoli a Comunanza
per salvare 340 posti di lavoro
(Foto/video)

COMUNANZA - Sono arrivati in 140 dalla Campania. Ad accoglierli, i colleghi dello stabilimento piceno, dove è stato proclamato lo sciopero di 8 ore. A metà mattina assemblea davanti ai cancelli. Ecco le dichiarazioni dei sindacalisti campani e piceni 

 

Maria Nerina Galiè

Sono arrivati che non era ancora spuntato il sole 140 lavoratori della Whirlpool di Napoli. Ad accoglierli, i colleghi dello stabilimento di Comunanza, che non si sono tirati indietro di fronte alla richiesta di partecipare alla mobilitazione per salvare 340 posti di lavoro. Oggi 8 ore di sciopero nel sito piceno e assemblea davanti ai cancelli bloccati.

Con questa iniziativa le maestranze campane vogliono scuotere azienda e governo. Tanti incontri e trattative che però non hanno portato frutto: la Whirlpool di Napoli sembra destinata alla chiusura.

«Non è possibile chiudere uno stabilimento in questo momento in cui lavoro, per l’Italia, c’è – afferma Raffaele Romano, Rsu della Fiom Cgil di Napoli – ed il nostro stabilimento è come quello di Comunanza per numero di dipendenti e capacità produttiva».

Segnali dal Mise?

«Siamo stati convocati per il 15 settembre. Ma è una data troppo vicina alla scadenza del 27, quando possono partire i licenziamenti. Non c’è il tempo in 12 giorni per intavolare una discussione e mettere in campo soluzioni alternative.

Non è un segnale rassicurante, anche perché l’azienda non ha voluto nemmeno aderire alle “13 settimane” di proroga, concesse dal governo senza costi». 

«Solidarietà ma anche di tutela i lavoratori Whirlpool – sono le parole di Rosario Rappa della Fiom provinciale di Napoli – è perché sta modificando le scelte geopolitiche delle allocazioni produttive verso altri siti esteri. E non ci fermeremo fino a che Napoli non tornerà alla produttività».

Adesione in massa allo sciopero da parte dei lavoratori di Comunanza. All’interno dello stabilimento sono entrati soltanto il direttore Salvatore Cavallo, il responsabile del personale Francesco Conti e il responsabile della produzione Stefano Schiazza.

Non tantissime le maestranze del sito piceno presenti al picchetto.

Al completo invece le Rsu: Paolo Marini (Fiom Cgil), Angelo Forti (Fim Cisl) con Romina Rossi, segretario regionale, Nicola Rovedi (Uilm Uil) con Raffaele Bartomioli, ex Rsu di Comunanza ed ora segretario provinciale, Orlando Corradetti e Fabio Capolongo (Ugl) con il loro coordinatore nazionale metal meccanici Francesco Armandi.

«Per il sito di Comunanza, che negli anni si è molto ridotto per numero di lavoratori, chiediamo il rispetto degli investimenti promessi», dice Romina Rossi, mentre Raffaele Bartomioli lancia l’allarme: «Che la chiusura di Napoli non sia l’apripista».

«Inconcepibile non essere solidali tra colleghi, soprattutto quando la notizia della chiusura di Napoli è arrivata a sorpresa e fuori da ogni precedente accordo», dichiara Francesco Armandi, che però sottolinea: «Ci sono delle incognite anche sul piano industriale e su quello che l’azienda sta riservando per Comunanza. Noi siamo presenti e vigili, perché la prevenzione è sempre la strategia migliore».

Incertezza da Gennaio 2022, ma un 2021 che è andato piuttosto bene ed anche i sindacalisti lo riconoscono.

Il 2021 si chiuderà tra il 18 ed il 19% in più rispetto all’anno precedente che, a sua volta, ha avuto numeri migliori rispetto a quello prima. Non sono i volumi previsti dal piano 2019-2021, «con 325 addetti – precisa Lanciotti – la sostenibilità deve attestarsi a 800.000 pezzi l’anno. Non arriveremo a 700.000 a dicembre».

Ma gli unici fermi produttivi nel 2021 sono stati tra gennaio e giugno. Nessuno da luglio a dicembre. Segnali positivi, soprattutto se letti attraverso la lente della pandemia che ha azzoppato l’economia mondiale.

Qual è allora il timore dei lavoratori piceni? «Che non duri».

 

 

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