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Profughi afghani:
una famiglia verrà ospitata a Falconara

SOLIDARIETA' - Composta tra tre persone, sarà ospitata in un alloggio attraverso il progetto ex Sprar

Stefania Signorini, sindaco di Falconara

 

E’ atteso in questi giorni l’arrivo a Falconara di una famiglia afgana di tre persone, che sarà ospitata attraverso il progetto ‘Sistema accoglienza integrazione’ (Sai, ex Sprar) dell’Azienda di servizi alla persona dell’Ambito 9, cui Falconara aderisce insieme all’Ambito territoriale sociale 12. Come emerso durante il Consiglio comunale di ieri, grazie all’intervento della consigliera di Upf Stefania Marini, da anni il Comune di Falconara è impegnato nell’accoglienza di persone rifugiate e richiedenti asilo, nell’ambito del progetto Sai cui l’amministrazione comunale aveva aderito nel corso della precedente legislatura, con l’allora assessore ai Servizi sociali Giorgia Fiorentini. Falconara dispone di 88 posti per richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale: si tratta di soluzioni abitative autonome, così da realizzare un’accoglienza diffusa sul territorio. Attualmente le persone accolte sono 62 con una capacità residua di 26 beneficiari che, se inviati dal Servizio Centrale, troverebbero ospitalità negli alloggi dedicati. «Allo stato attuale – sostiene l’amministrazione comunale – non c’è necessità di prevedere ulteriori posti, avendo già disponibilità attraverso il progetto Sai, attivo fino al 31 dicembre 2022. Per questo è apparsa inutile la mozione presentata dal gruppo consiliare del Partito Democratico, che impegnava il sindaco e la Giunta a mettere a disposizione le proprie risorse per accogliere i profughi e i ‘collaboratori’ afgani, un’accoglienza che è già in atto». L’argomento era stato affrontato in Consiglio grazie alla mozione presentata dal consigliere Mario Zizzamia della lista civica di maggioranza Fim anche a nome di Upf e DD, con la quale viene impegnata la Giunta, «in segno di solidarietà alle donne, al popolo afgano, alle vittime del conflitto», a esporre la bandiera dell’Afghanistan accanto a quella italiana, oppure affiggere manifesti che mostrino «la sensibilità, anche di un piccolo comune come il nostro, alle disgrazie e alle violenze di altri». L’atto è stato approvato dalla maggioranza. «In concomitanza con la conclusione della missione di pace iniziata nel 2001 – si legge nella mozione – e approfittando della partenza delle truppe Onu dal territorio afgano, i talebani hanno riconquistato il paese e hanno proclamato la nascita dell’Emirato islamico. Con il ritorno del regime talebano il popolo afgano vede cancellati diritti essenziali che per circa venti anni le nazioni dell’occidente, con la loro cultura e storia hanno garantito, quali il diritto allo studio, la libertà religiosa, la libertà di pensiero». La mozione si sofferma sulla condizione delle donne che vivono in Afghanistan: «In particolare saranno le donne e le bambine afgane a subire il destino peggiore: private del diritto allo studio, rimosse dai loro luoghi di lavoro, costrette a coprirsi il volto o destinate come premio per i soldanti dell’Emirato islamico».

 

 

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