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Inchiesta bis strage di Corinaldo:
a processo il sindaco
e la Commissione di Vigilanza

IN AULA - Rinvio a giudizio per gli indagati che avevano deciso di non procedere con riti alternativi. La prima data del dibattimento è stata fissata per il 3 giugno 2022. A vario titolo, a dover rispondere dei reati di omicidio colposo, lesioni colpose, falso e disastro colposo, sono il primo cittadino Matteo Principi e coloro che avevano rilasciato al locale la licenza di pubblico spettacolo. Poi: due consulenti e uno dei soci della Magic (società che gestiva la discoteca)

Il sindaco Matteo Principi in tribunale durante una delle udienze della Lanterna Azzurra

 

Inchiesta bis sulla strage della Lanterna Azzurra: in nove finiscono a processo. Il rinvio a giudizio è stato decretato nel pomeriggio dal gup Alberto Pallucchini per coloro che hanno deciso di non accedere con riti alternativi (un’altra tranche di indagati sta discutendo in abbreviato o con i patteggiamenti). Il 3 giugno del 2022 il processo inizierà per i componenti della Commissione di Vigilanza che aveva dato alla Lanterna Azzurra la licenza di pubblico spettacolo pur, dice la procura, non avendone i requisiti e non rispettando le prescrizioni di sicurezza. I sei membri sono: il sindaco di Corinaldo Matteo Principi, Rodolfo Milani, del Comando provinciale dei vigili del fuoco, Francesco Gallo, rappresentante dell’Asur, Massimiliano Bruni, perito esperto in elettronica, Stefano Martelli, responsabile del Servizio di polizia locale e Massimo Manna, responsabile dello Suap.

Le operazioni di soccorso fuori dalla Lanterna

A processo anche per due consulenti esterni che hanno posizioni marginali all’interno dell’inchiesta: Maurizio Magnani e Francesco Tarsi. A dibattimento pure Quinto Cecchini, socio della Magic srl, la società che gestiva la Lanterna Azzurra, un locale classificato – secondo la procura – come “magazzino agricolo” e totalmente inidoneo ad ospitare eventi come quello dell’8 dicembre 2018, quando a Corinaldo era atteso il trapper Sfera Ebbasta. I pm, durante la requisitoria, avevano parlato di «gravissime irregolarità strutturali», che rendevano la discoteca «inidonea» a quell’uso. Emblematico, stando alla pubblica accusa, il caso delle balaustre dell’uscita di sicurezza numero 3, quella dove si accalcarono centinaia di persone.

L’avvocato Marina Magistrelli

Un varco, per la procura, completamento inadatto e inadeguato. Le balaustre cedettero sotto il peso dei ragazzi ammassati per cercare di fuggire dalla calca. Per i pm la «tragedia era annunciata». Aveva portato sei persone alla morte: la mamma di 39 anni Eleonora Girolimini, gli adolescenti Emma Fabini, Benedetta Vitali, Asia Nasoni, Daniele Pongetti e Mattia Orlandi. I familiari sono parte civile al processo. Tutti i difensori avevano chiesto il non luogo a procedere, tranne l’avvocato Marina Magistrelli, che tutela Manna e Principi: «Chiediamo che si vada a dibattimento, perchè dobbiamo trovare quelli che sono effettivamente i responsabili. Si devono guardare fatti e carte» aveva detto al giudice. A vario titolo, gli imputati dovranno rispondere dei reati di omicidio colposo, lesioni colpose, falso e disastro colposo,

 

(fe.ser)

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