facebook rss

«La Regione vuole riaprire la caccia al lupo:
con la scusa di tutelare gli allevatori,
è l’ennesimo regalo ai cacciatori»

LA DENUNCIA di Danilo Baldini della Lac: «Una proposta di legge è stata presentata alla Camera, ad avanzarla i consiglieri di maggioranza Bilò e Rossi. Le giustificazioni addotte sono prive di qualsiasi fondamento scientifico e servono solo a fomentare un clima di odio e di paura»

Lupo-appenninico-02-325x217

Il lupo appeninico

 

«In perfetto sincronismo con i parlamentari di Fratelli d’Italia, che nei giorni scorsi hanno presentato degli emendamenti per consentire la caccia nelle aree protette, nei centri abitati e in tutti i periodi dell’anno, anche la Regione Marche, guidata dalla giunta Acquaroli di destra, ha presentato una proposta di legge alla Camera dei Deputati per riaprire la caccia al lupo». E’ quanto denuncia Danilo Baldini, delegato regionale della Lac (Lega per l’abolizione della caccia).

«La proposta di legge 12/2022 – spiega Baldini – è stata avanzata dai consiglieri di maggioranza Bilò e Rossi, quest’ultimo recidivo a simili iniziative contro il lupo, visto che anche lo scorso anno aveva proposto di aprire la “caccia di selezione” al predatore. La proposta attuale si ispirerebbe ad un “modello” di normativa recentemente introdotto in Germania, che permetterebbe l’abbattimento di determinati esemplari di lupi, rapportandola e graduandola, in relazione alle predazioni effettivamente compiute da quei particolari individui ed alla loro reiterazione su un determinato territorio. Tutto ciò presuppone però che le vittime delle predazioni siano sottoposte ad accurate e costose indagini genetiche per risalire al Dna del predatore, in modo tale che si possa dimostrare che ad uccidere sia stato proprio quel determinato lupo, piuttosto che un altro».

Daniele-Baldini

Danilo Baldini

«Le giustificazioni addotte dai due consiglieri per far riaprire la caccia al lupo – aggiunge – sono prive di qualsiasi fondamento scientifico e servono solo a fomentare un clima di odio e di paura nella popolazione, specie quando si afferma che il lupo entra nei giardini delle case, sbrana i cani e gli animali domestici nei cortili e rappresenta ormai un pericolo anche per l’uomo stesso. Tutto ciò è smentito dal fatto che, in tutto il pianeta, negli ultimi 150 anni, non sono mai stati registrati casi di attacchi all’uomo da parte di lupi, inoltre è dimostrato dall’esame delle loro feci che le loro prede preferite non sono i bambini o i nostri cagnolini, bensì i cinghiali ed i caprioli. In realtà quindi, questa proposta di legge, con la scusa di tutelare gli allevatori, è invece l’ennesimo regalo dei politici ai cacciatori, in quanto il lupo rappresenta ormai il loro maggior “competitor”, perché, come detto, le sue prede preferite sono i cinghiali, che guarda caso però, sono anche quelle più ambite dai cacciatori, visto che ne traggono un’importante fonte di guadagno, rivendendo i capi abbattuti ai ristoranti di cacciagione ed alla filiera della selvaggina».

«Naturalmente – sottolinea Baldini – se un branco di lupi si imbattesse in un gregge incustodito o in qualche animale domestico lasciato vagante, potrebbe facilmente predarlo, perché ovviamente non distinguono tra un’animale selvatico ed uno allevato. Quindi l’unica soluzione valida ed efficace è quella di adottare misure di prevenzione e di custodia responsabile degli animali, utilizzando adeguate recinzioni e difese, soprattutto con l’ausilio di cani pastori abruzzesi, una specie che per secoli è stata selezionata e quindi si è “specializzata” proprio nella difesa delle greggi dai lupi. Purtroppo però queste misure vengono spesso palesemente ignorate e non applicate. E comunque, la legge regionale delle Marche n. 17 del 1995 prevede indennizzi agli allevatori sia se le predazioni sono causate da lupi, che da cani randagi o inselvatichiti. Riaprire la caccia al lupo, quindi, farebbe solo ritornare in serio pericolo di estinzione questo stupendo animale, già decimato dal bracconaggio, dagli incidenti stradali e dalla selezione naturale e priverebbe la biodiversità del predatore al vertice della catena biologica, che ricopre un ruolo fondamentale nel contenimento di specie invasive introdotte dai cacciatori come i cinghiali. Infine – conclude Baldini – come dimostrano numerosi studi scientifici, non servirebbe a limitare le predazioni, perché nei rarissimi casi ove essa è stata effettivamente consentita, come in Francia e in Spagna, gli attacchi agli animali negli allevamenti sono addirittura aumentati ad opera di branchi di cani inselvatichiti, che sono di gran lunga più numerosi dei circa 3.000 lupi attualmente censiti in Italia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X