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Nuovo Piano socio sanitario:
«Gli ospedali saranno mantenuti,
ma non funzioneranno»

IL COMMENTO di Claudio Maria Maffei - Analisi di come la Regione sta organizzando i nosocomi: nelle Marche quelli per acuti sono troppi, significa impiegare il personale per guardie o turni di pronta disponibilità invece che in attività programmate.

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Claudio Maria Maffei

 

di Claudio Maria Maffei*

Voglio partire da una premessa: questa rubrica non esiste per attaccare l’attuale giunta regionale, ma per mettere in condizione i cittadini marchigiani di avere informazioni sulle scelte di politica sanitaria della loro giunta. Un lettore si è recentemente chiesto se sia mai possibile che in sanità il centrodestra marchigiano non ne faccia mai una giusta. La risposta a questa domanda è semplice: di decisioni buone ogni tanto ne prende una e dà loro una gran pubblicità. Quelle cattive, molto più numerose, le nasconde o addirittura le maschera. Prendiamo le slide distribuite dalla Giunta sul nuovo Piano socio sanitario, vediamo cosa si prevede per gli ospedali e valutiamo se quello che viene previsto è una notizia buona o cattiva.

Chi ha la pazienza di leggere ogni domenica quello che scrivo qui su Cronache Maceratesi sa che per me (e per la legge) gli ospedali marchigiani per acuti sono troppi per funzionare bene e che la scelta di questa Giunta di mantenerli tutti e addirittura di aggiungerne di nuovi è tecnicamente irragionevole, praticamente folle. Ma perché questa non sembri una accusa fatta per scopi denigratori dobbiamo fare qualche ragionamento su come funzionano gli ospedali.

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L’offerta ospedaliera delle Ast delle Marche in una slide di accompagnamento della bozza del nuovo Piano Socio Sanitario 2023-2025

Un ospedale per acuti, che per definizione ha un Pronto Soccorso come porta di ingresso (nei piccoli ospedali può prendere il nome di Punto di Primo Intervento, ma cambia poco la sostanza del ragionamento), deve avere la capacità di funzionare per tutte le 24 ore. Quindi per tutte le attività che svolge deve avere o una guardia attiva (meglio) con la presenza di un medico in servizio nelle 24 ore o garantire almeno con la cosiddetta pronta disponibilità un medico anche per le fasce orarie della notte e per i giorni festivi. Questo vale non solo per il Pronto soccorso e la medicina d’urgenza (che è il reparto annesso al Pronto soccorso in tutti gli ospedali più impegnati), ma anche per la medicina generale, la chirurgia generale, l’ortopedia, la cardiologia, la terapia intensiva, la radiologia, la neurologia, la psichiatria, la pediatria, la ginecologia-ostetricia e così via. Lo stesso discorso vale anche per gli infermieri e per i tecnici dei servizi che pure debbono garantire il funzionamento nelle 24 ore (blocco operatorio e radiologia ad esempio).

Cosa succede se gli ospedali per acuti sono “troppi” e non si integrano quelli vicini? Succede che buona parte del personale ospedaliero verrà impegnato per quelle guardie o per quei turni di pronta disponibilità e non sarà disponibile per le attività programmate giornaliere sia di sala operatoria che ambulatoriali. Ad esempio, per avere una guardia notturna servono almeno tre medici in più.

piano-socio-sanitario-2-650x372Adesso che il personale scarseggia si ricorre spesso ai turni aggiuntivi del personale medico pagati a parte, o addirittura ai medici superpagati (e a volte inesperti) delle cooperative, ma ciononostante le liste di attesa sia chirurgiche che radiologiche, endoscopiche e ambulatoriali si allungano. Chiedete a qualunque chirurgo pubblico e vi dirà che le ore di sala operatoria sono poche nonostante le sale operatorie siano molte. O chiedete a qualunque radiologo quante ore al giorno lavori una Tac o una Risonanza Magnetica del loro servizio. Vi risponderanno che si potrebbe lavorare molto di più se le sale operatorie e le grandi macchine radiologiche avessero più personale e funzionassero per più tempo. Il problema non sono numero di sale e di macchine, ma il numero di persone che lavorano in quelle che già ci sono.

Sperando di essere stato chiaro, analizziamo l’attuale offerta ospedaliera delle nuove Aziende sanitarie territoriali (Ast) riportata nella Figura 1 tratta da una delle slide di accompagnamento del nuovo Piano. A questa offerta si aggiunge quella dell’Inrca (che ha tre ospedali) e dell’Azienda Ospedaliera di Ancona, offerta di cui qui non parliamo. Per avere una idea di quanti ospedali e reparti dovrebbero avere le Marche secondo la norma, teniamo presente che dovrebbero avere circa dieci ospedali di primo livello e quindi avere ad esempio dieci cardiologie con Unità di Terapia Intensiva Coronarica e dieci reparti di rianimazione, il che vuol dire 8 per le Ast visto che l’Inrca e Torrette valgono come due ospedali di primo livello (Torrette è di secondo, che contiene anche il primo).

Gli ospedali delle Ast delle Marche che svolgono funzioni di primo livello e quindi dovrebbero avere una Cardiologia con Utic e una terapia intensiva sono dodici. La slide (e la Giunta) evita il problema ammucchiando tutti gli ospedali di ciascuna Ast in un unico Presidio. Prendiamo quella di Macerata: il suo Presidio ha tre sedi a Macerata, Civitanova e Camerino (a proposito San Severino è stato staccato, il che dovrebbe essere un premio, ma è più probabile che sia una “punizione”). Ma ogni ospedale è una struttura ben distinta: tutti e tre manterranno i loro reparti? Facciamo che sia così: purtroppo in questo modo continueranno tutti e tre a funzionare a scartamento ridotto con poca attività programmata e tanta lista di attesa. In alternativa, visto che non si è voluto l’ospedale unico Macerata – Civitanova, bisognerà decidere chi fa una cosa e chi ne farà un’altra. Ma questo la slide non lo dice e non lo dirà il Piano. Si soffocheranno gli ospedali facendo finta di sostenerli, in attesa delle nuove elezioni. E San Severino? Secondo la slide diventerà un ospedale di base che secondo la normativa ha pure ortopedia. Peccato che già oggi gli ortopedici manchino in tutti gli ospedali pubblici che l’ortopedia già ce l’hanno da sempre.

Questa rete ospedaliera già in enorme sofferenza la Giunta la vuole ancora di più disperdere come si vede dalla Figura 2. Nella slide si conferma l’attuale assetto della rete ospedaliera e si parla di “rafforzamento delle strutture ospedaliere nelle zone disagiate”. Il che vuol dire ad esempio potenziare la chirurgia di Pergola (già fatto) e probabilmente aprire quella di Cingoli (già pensato, salvo smentite peraltro gradite), Cingoli dove si intende potenziare in modo consistente anche la radiologia. 

Se queste sono le intenzioni della Giunta, presidente e assessore dovranno dimostrare che c’è il personale per onorare questi impegni. Purtroppo non c’è e la Giunta lo sa bene, ma fa finta di non saperlo. Sintesi finale: il nuovo Piano Socio Sanitario ci dà la buona notizia che gli ospedali delle Marche sulla carta non si toccano, ma anzi si potenziano, ma contemporaneamente ce ne dà una pessima: nella pratica non funzioneranno come dovrebbero e a pagarlo saranno i cittadini e gli operatori. Compresi quelli delle aree e delle strutture cui vengono fatte le maggiori promesse.

*Medico e dirigente sanitario in pensione

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