«Emergenza, coralità, ascolto: se vogliamo provare ad invertire la rotta sono queste le cose che servono. Occorre pensare al bene comune della salute pubblica, ai cittadini: ogni pezzo del Servizio Sanitario che viene meno è un vulnus alla democrazia e si perdono fondamentali garanzie di salute e cura per i malati e i più fragili».
Dopo giorni di dibattito pubblico sulla gestione dell’ospedale Regionale di Torrette, è il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Ancona, Fulvio Borromei, ad intervenire.
«Il problema – spiega in una nota stampa – è serio e non nasce certo oggi ma da decenni in cui la Sanità è stata considerata come una spesa da razionare e non piuttosto come un investimento per il bene comune. Adesso occorre agire in fretta puntando su tre precisi punti cardine – sottolinea -: emergenza, perché siamo a tutti gli effetti in emergenza e, pertanto, vanno adottati dei provvedimenti straordinari. Quindi la coralità, ovvero il mettersi insieme, superando le divisioni, per salvare un patrimonio umano, sociale e professionale irripetibile. Nessun altro Paese vanta un Servizio Sanitario come il nostro, lo abbiamo solo noi: non possiamo permetterci di smantellarlo così. E, ultimo ma non meno importante, c’è l’ascolto: l’ascolto di una classe medica che sta lanciando da tempo un vero e proprio grido di allarme. Loro – prosegue – sono ogni giorno sul campo e possono fornire le indicazioni più utili per orientare le decisioni. Questa è la richiesta che facciamo come Ordine dei Medici: mettiamoci subito al lavoro, con un tavolo di confronto continuativo e permanente, finché non si avvertirà un cambio di rotta».
Cambio di rotta che coincide, tra le altre cose, con il rendere più attrattivo il Sistema Sanitario per i medici più giovani.
Borromei sottolinea come si stia assistendo a dei «segnali preoccupanti di ‘fuga’ dal servizio pubblico e, più ancora, dal sistema ospedaliero». Il caso più eclatante «solo pochi giorni fa – ricorda -, quando ad un concorso per 157 posti di medicina generale, si sono presentati solo 81 candidati. Il dato rilevante – conclude – non è solo che si è presentato un 50% in meno di medici rispetto al fabbisogno ma che di questi, il 25% era rappresentato da medici ospedalieri con altre specializzazioni: chirurghi, anestesisti, radiologi. Sono medici, anche non più giovanissimi, che aspirano a lasciare l’ospedale perché ritengono che altrove possano esercitare con più coerenza il loro ruolo di medici. Un segnale forte di disagio che non va sottovalutato».
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