Danni all’agricoltura sempre più ingenti, incidenti stradali e lo spettro della peste suina alle porte. Anni di denunce, due grandi manifestazioni con i trattori sotto la Regione per chiedere misure incisive, eppure gli agricoltori di Coldiretti Marche sono ancora sulle barricate bollando come «fallimentare la politica venatoria regionale ed il sistema di gestione degli Atc». Coldiretti Marche ora fa un salto in avanti e chiede lo stato di emergenza sugli ungulati.
«Chiediamo – spiegano dalla federazione regionale dei coltivatori diretti – che si intervenga subito nella revisione della legge e dei regolamenti di settore, recependo le nuove normative nazionali che prevedono un’attività di controllo straordinario annuale con gabbie e abbattimenti su tutto il territorio regionale, compresi i parchi e le aree protette e senza alcun impedimento da parte di Ispra». Il riferimento è all’articolo 19-ter inserito con la legge di bilancio 2022, a modifica della legge 157/2022, che disciplina il piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica. «Per tutto questo tempo – aggiungono da Coldiretti – si è continuato a ragionare come se la selezione fosse un altro tipo di attività venatoria e non come un’azione di riequilibrio ambientale. Ora serve un’improcrastinabile attivazione di quanto previsto dalla normativa nazionale per provare a porre rimedio a una situazione sulla quale né gli Atc, né la Regione ha saputo prestare la dovuta attenzione negli ultimi 20 anni. Non è più tollerabile che gli organi preposti continuino a temporeggiare nell’affrontare questa emergenza».
Oltre ai milioni di danni di risarcimento agli agricoltori, l’emergenza fauna selvatica (che comprende anche altre specie animali come cervi, daini e caprioli) rappresenta un pericolo anche per i cittadini. Secondo i dati Asaps, nell’ultimo anno si sono verificati 11 sinistri stradali con feriti gravi nelle strade della nostra regione. Senza contare la peste suina. Nei mesi scorsi Coldiretti Marche ha chiesto e ottenuto finanziamenti per difendere i circa 4.600 allevamenti di maiali presenti in regione. Finora nessun focolaio è stato riscontrato nelle Marche ma il virus veicolato dai cinghiali, innocuo per l’uomo ma letale per i suini, è una spada di Damocle sulla zootecnia e, in generale, sull’economia delle aree interne. Basti pensare che dove sono state attivate le misure sanitarie per contrastare la diffusione del virus oltre all’abbattimento dei capi sono state previste anche l’interdizione delle aree, il divieto di raccogliere funghi e tartufi, le attività di pesca e perfino il trekking e le passeggiate in mountain bike e tutte le altre attività che potrebbero portare a un’interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti.
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