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25 Aprile, Silvetti: «Si riaffermano i valori
dei padri costituenti in nome della libertà,
dei diritti del popolo e dell’antifascismo»

ANCONA - Nel giorno della festa della Liberazione il sindaco dorico prende una netta distanza dal fascismo che «ha soppresso libertà fondamentali», mentre la presidente dell'Anpi Ancona Tamara Ferretti ha ricordato l'importanza della pace come valore assoluto e che l'Italia «è una e indivisibile»
La cerimonia per il 25 Aprile in piazza IV Novembre. In via Trieste, le bandiere palestinesi

Il sindaco di Ancona Daniele Silvetti interviene alla festa della Liberazione

di Antonio Bomba (Foto di Giusy Marinelli)

Spazza via ogni dubbio Daniele Silvetti nel suo primo discorso del 25 Aprile da sindaco di Ancona, pronunciando immediatamente la parola ‘antifascismo’ e riconoscendo questo come «un punto fondamentale alla base della costituzione e di quella libertà riconquistata al tempo». Un termine che molti auspicavano il sindaco pronunciasse in modo chiaro e netto. Altri, al contrario, erano assai titubanti che ciò potesse accadere vista la sua appartenenza politica al centrodestra. E invece Silvetti ha successivamente rimarcato come questo sia stato per lui del tutto naturale, riconoscendosi nei valori «liberali», mentre il fascismo «aveva soppresso le libertà fondamentali».

«Questa festa nasce dalla caduta del fascismo» ha così iniziato il proprio discorso davanti alle centinaia di presenti, poco dopo le 11, sul palco allestito in piazza Cavour, strappando subito un primo applauso. «Soprattutto però – ha proseguito – è l’occasione per ricordare i martiri che sono caduti: gli oppositori politici, i sindacalisti, i militari, la gente comune. Tutti quelli che hanno pagato a caro prezzo il proprio essere e il proprio credere in un valore: quello della libertà». Perché con il 25 aprile per il sindaco «si riaffermano anno dopo anno i valori scolpiti dai padri costituenti in nome della libertà, dei diritti del popolo e dell’antifascismo».

Tamara Ferretti, presidente dell’Anpi Ancona

Parte qui un lungo applauso al termine del quale Silvetti riprende a parlare: «La stessa costituzione repubblicana, vera e propria luce per tante generazioni in questi 79 anni, ci dà un messaggio costante e quotidiano di quello che fu il dramma che un simile conflitto bellico fece pesare sulle spalle di tante generazioni e di quella guerra civile che lacerò tante famiglie». Il 25 aprile pertanto, per il primo cittadino dorico, è anche «la festa dell’identità italiana ritrovata e rifondata. In questa data è nata una democrazia forte e determinata che cerca il proprio riscatto ponendo al centro della carta costituzionale il lavoro. Ripudia la guerra in ogni sua forma e cerca l’uguaglianza aprendosi alle sfide dell’emancipazione e dei diritti civili».

In conclusione «che il 25 aprile sia veramente la festa di tutto il popolo italiano. Senza distinguo e contorsionismi, senza strumentalizzazioni di parte. Sia la festa autentica dell’unità nazionale ritrovata. Viva il 25 aprile, viva l’Italia, viva la libertà».

Al discorso del sindaco ha fatto seguito quello di Tamara Ferretti, presidente dell’Anpi di Ancona. L’occasione è stata utile non solo per celebrare la liberazione, ma anche e soprattutto per ricordare come questa è arrivata, partendo dal «22 aprile di 80 anni fa, quando a Salerno nasceva il primo governo dell’Italia libera. Un governo che dopo 20 anni di dittatura fascista che aveva soffocato tutte le forze di opposizione, vedeva la partecipazione di tutte le forze politiche del Cln. Quel Comitato di liberazione nazionale – prosegue Ferretti nell’importante ripasso storico – che si era costituito quel 9 settembre 1943».

L’attività del Cln è poi proseguita perché «la guerra non era finita anzi. Da li sarebbero seguiti tanti eventi tragici. L’occupazione nazista, le deportazioni, le distruzioni e gli eccidi. Ma era arrivato il tempo della scelta e della responsabilità. Perché la resistenza ha rappresentato uno spartiacque nella storia d’Italia. Giovani donne e uomini d’Italia, delle più differenti condizioni economiche e di differenti culture anche politiche e che il fascismo aveva silenziato, si ritrovarono unite e uniti nella lotta di liberazione. Si voleva ricominciare a vivere e a sperare. Nella pace, nella libertà e soprattutto in un mondo migliore. Una storia di unità che nonostante le diversità veniva da lontano e di cui anche oggi si sente un immenso bisogno per le troppe povertà, ingiustizie e disuguaglianze ancora esistenti».

Così, quel Cln «assieme alle truppe alleate e al rinato esercito italiano, portò il 4 giugno del 1944 alla liberazione di Roma, poi tra giugno e settembre alla liberazione delle Marche e di Ancona» fino «al 25 aprile 1945 quando alla radio il partigiano Sandro Pertini chiamò alla rivolta e allo sciopero».

Per la presidente dell’Anpi Ancona «Iniziò così la rivolta popolare di Milano e in Italia fu un giorno di grande festa e unità che sanciva la sconfitta del fascismo, dell’occupazione tedesca e la rinascita della democrazia. E così deve essere anche oggi perché quel giorno sono state poste le condizioni di rinascita su cui si fonda la nostra repubblica democratica e antifascista».

Anche oggi, secondo il suo punto di vista, «il confronto politico anche aspro è il sale della democrazia. Ma il significato, la forza e l’unicità della resistenza italiana e del nostro 25 aprile, è proprio sul valore di quell’unità fondata su quel patto fondato da uomini e donne libere».

Non manca un richiamo all’unità nazionale: «è una e indivisibile l’Italia, la quale nel riconoscere il ruolo delle autonomie locali non ne promuove certo una polverizzazione competitiva. Da qui bisogna partire per sgomberare il campo da sterili e pretestuose polemiche che di tanto in tanto provano a oscurare il campo della lotta della resistenza e della realtà partigiana. Una lotta costata migliaia di vittime, torture ed eccidi che hanno segnato tutto il nostro territorio. Sono vicende di oltre 80 anni fa».

Infine un importante messaggio: «Non possiamo e non vogliamo rinunciare alla pace. Cedere alla guerra e considerare ineluttabile il riarmo in ogni sorta di conflitto non è possibile. Na va il futuro stesso dell’umanità. Per questo vogliamo che ancora più forte si alzino le voci per il cessate il fuoco. Lo stesso grido che da giorni si alza anche nelle piazze di Tel Aviv. Basta guerre cessate il fuoco ovunque. Facciamo valere ancora una volta quel patto fra le nazioni che nel 1945 portò alla nascita dell’Onu. Fermare la guerra è un atto di immenso coraggio necessario per l’umanità tutta».

Tornando al discorso di piazza Cavour, una volta sceso dal palco Silvetti non ha avuto problemi a tornare sulle sue dichiarazioni antifasciste, anzi: «Sono un liberale. Il fascismo ha visto compresse alcune libertà fondamentali. Non sono mai stato un appassionato delle antitesi, ma insomma, c’era l’antifascismo perché c’era il fascismo. Quindi è inevitabile che vi sia questo tipo di differenziazione ed è un peccato che vi sia dibattito su questo perché su ciò dovremmo essere tutti d’accordo. So che questa era una parola che il popolo anconetano si aspettava e non ho fatto certo alcuno sforzo. Credo che con intelligenza si possa anche capire che con l’Anpi si sia fatto e si possa fare un bel lavoro».

La giornata però era iniziata davanti al monumento ai Caduti con una cerimonia che ha visto prima il rito dell’alzabandiera accompagnato dall’inno italiano e successivamente la deposizione di 5 corone di fiori nel Monumento stesso. Presenti le più importanti autorità civili, militari e religiose di Ancona e delle Marche.

Da segnalare che un gruppo di manifestanti, sventolanti la bandiera palestinese, è sceso da via Trieste. A loro però è stato impedito di unirsi al corteo che da piazza IV novembre stava scendendo verso piazza Cavour.

Alcuni di loro hanno fatto notare quelle che, a loro modo di vedere, sono autentiche analogie tra ciò che sta accadendo a Gaza e ciò per cui ha combattuto la resistenza, al grido di «I partigiani oggi sono lì in Palestina».

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