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Matteo Renzi sceglie Loreto (Foto)
«Qui le radici cristiane dell’Europa
Nelle Marche più sanità e infrastrutture»

AL VOTO - Il leader di Italia Viva, candidato in 4 circoscrizioni, oggi pomeriggio ha lanciato la sua lista “Stati Uniti d’Europa” tra un numeroso pubblico di supporter a Villa Battibecco. «Puntiamo ad eleggere 5 o 6 parlamentari, poi in fase di trattative ci divertiremo»

L’arrivo di Matteo Renzi a Villa Battibecco di Loreto

 

di Maria Paola Cancellieri

Matteo Renzi ha scelto Loreto per lanciare la sua corsa a Strasburgo in tandem con Emma Bonino.  Nell’unica tappa marchigiana del tour elettorale oggi pomeriggio il leader di Italia Viva candidato in 4 circoscrizioni, ha manifestato ampia fiducia nel progetto “Stati Uniti d’Europa”. «Sono qui in prima fila a dire che ho un sogno iniziato 12 anni: se vengo eletto vado volentieri in Europa. – ha ribadito – Lo faccio perché rappresento una comunità di sognatori, persone credibili e capaci. Questa volta siamo dalla parte degli ideali» ha spronato i suoi, riuniti a Villa Battibecco di via Villa Costantina, «un posto perfetto per me» ha scherzato arrivando accolto da un numero pubblico intorno alle 16.40, dopo la visita alla Basilica della Santa Casa. Ad accogliere l’ex premier gli stati generali marchigiani di Iv e molti candidati alle Comunali: da Fabiola Caprari, consigliera comunale di Montemarciano e coordinatrice regionale del partito, ai segretari provinciali di Ancona e Macerata, Enrico Ciarimboli (sindaco di Morro d’Alba) e Fabiola Santini; Piergiorgio Carrescia, componente dell’assemblea nazionale di Iv, i consiglieri comunali Massimo Mandarano (Ancona), Ulderico Orazi (Macerata), Camilla Del Prete (Potenza Picena) Matteo Bitti (Chiaravalle), i sindaci uscenti Franco Capponi (Treia) e Mariano Calamita (Appignano), Matteo Palma di Urbino.

«Le Marche sono la nuova Toscana secondo il New York Times, basta che non siano governate da litigiosi come noi fiorentini perché se noi vediamo un pisano diciamo “stai sereno”!». Con questo inciso scherzoso Renzi ha sciolto l’atmosfera. «Abbiamo scelto Loreto – ha proseguito salutando anche il sindaco lauretano Moreno Pieroni presente in sala – perché nella battaglia per le Europee vogliamo metterci anche un riferimento alla radici cristiane. Si può essere credenti o meno ma è importante che le radici che hanno fatto grande l’Europa vengano rispettate. L’identità non è contraria all’integrazione e al dialogo» ha evidenziato.

E’ stato più serio l’approccio ai problemi che l’Italia come le Marche devono risolvere. «Il mondo è un bel casino e se tu ci metti meno Europa, ecco non ci sono fondi per le infrastrutture, ne i fondi per il Mes. – ha sottolineato il candidato alle Europee – Dall’Europa servono i 37 miliardi di euro del sistema sanitario a cui la Meloni ha detto di no, come anche Conte. Domando ai cittadini delle Marche: siete contenti delle liste d’attesa di questa regione? Siete soddisfatti della qualità delle prestazioni sanitarie?- ha chiesto al pubblico l’ex primo ministro – Le Marche sono una regione meravigliosa ma servono investimenti sulla sanità e sulle infrastrutture. Una regione come questa, incoronata recentemente la più attrattiva d’Europa, ha bisogno di essere raggiunta con meno intoppi. Ditelo a Salvini: se lui dice meno Europa poi vengono tagliati i fondi europei e ci facciamo del male da soli. Lo slogan meno Europa, vuol dire più Cina, più Russia. Non è un caso che di fronte alle guerre di questo mondo o ci sono gli Stati Uniti di Europa o come singoli Paesi non conteremo più niente». Sul futuro presidente della Commissione Ue, Renzi è tornato a ricordare che «Forza Italia vuole la Von der Leyen, noi invece votiamo Draghi». E a margine dell’incontro non si è sottratto neanche a una domanda sul mancato duello Meloni-Schlein in Rai. «Quel confronto era falsato in partenza – ha commentato – perchè nessuna della due, pur candidandosi in Europa  vuole andare in Europa. Allora entrambe dovrebbero scusarsi per prendere in giro gli italiani».

Un passaggio della conferenza pubblica ha lambito anche la vicenda dell’incidente aereo in cui ieri ha perso la vita il presidente iraniano Ebrahim Raisi. «Quale che sia la causa, è un ulteriore elemento di destabilizzazione – ha fatto notare il fondatore di Iv – L’uomo che è morto è responsabile del più grande massacro di giovani, delle più terribili violenze sulle donne in Iran. Da giudice ai tempi di Komeini aveva condannato a morte migliaia di ragazzi ragazzi e poi aveva represso nel sangue le vicende che abbiamo seguito gli ultimi mesi. Ma significa che noi non conteremmo niente dal punto vista geopolitico. Il derby elettorale dell’8 il 9 giugno sarebbe dire che è una sorta di referendum, ma io referendum non lo dico lui che mi porta ‘sfiga’, è una sorta di referendum tra chi vuole meno Europa e chi vuole gli Stati Uniti d’Europa» ha rilanciato con verve.

Renzi ne ha avute per tutti. «Meloni? Vuole che sia messo il nome Giorgia sulla scheda perché è una del popolo. Io voglio uno che indichi una direzione al popolo, non che comunichi solo benissimo». Di qui l’affondo sull’accoglienza all’aeroporto per il ritorno di Chico Forti, il 65enne trentino rientrato in Italia dopo 24 anni di detenzione in Florida. «Io quando ero al governo non ho incontrato i marò al loro rientro dall’India in Italia. – ha rammentato – Ho pensato che non è serio farsi il selfie per i like, che non aiuti neanche loro». Poi è passato ad analizzare la candidatura alle Europee del generale Vannacci invitandolo «a parlare di tutto ma non dei bambini con disabilità. Ti devi vergognare della sofferenza che arrechi alla famiglie di bambini con forme di disabilità» ha tuonato. Un Renzi scatenato anche su Tajani «che ha messo sul simbolo il nome di Berlusconi perchè se metteva il suo nome non lo votava nemmeno la moglie» mentre Schlein, a suo giudizio, «ha dimostrato la sua scarsa autorevolezza non riuscendo a mettere sul simbolo nemmeno il cognome». Quando a Calenda, ex alleato del terzo polo, ha raccontato «che voleva il suo nome nel simbolo al posto di Stati Uniti d’Europa. Con tutto l’affetto del mondo, l’ho fatto ministro, l’ho fatto ambasciatore, gli ho dato le firme che non aveva. Ma io credo negli Stati Uniti d’Europa, non credo negli uomini della provvidenza» ha chiosato.

Al termine di un comizio durato quasi 40 minuti,  Renzi ha svelato l’obiettivo: puntare ad eleggere 5 o 6 parlamentari europei «poi ci si diverte quando ci saranno da fare trattative. Ci hanno detto che con tutte le nostre scarse forze non avevamo mai potuto andare a casa nessuno, Conte ci ha creduto. – ha sorriso – Tre anni fa con un piccolo nucleo di coraggiosi deputati e senatori abbiamo affrontato la tempesta andando controvento e mandando a casa Giuseppe Conte per portare Mario Draghi alla guida del governo. – ha ricordato – Se riusciamo ad avere quei 5-6 parlamentari europei non so se diamo le carte ma la partita ce la giochiamo anche perché credo che l’asse centrista sarà decisivo per la vittoria al parlamento Eu». E tra le ultime istruzioni per la sua base, ha suggerito di attingere i voti dal serbatoio dei «delusi di Pd e di Forza Italia». Elencando infine le riforme approvate dal suo governo, dal Jobs Act che oggi il referendum sostenuto dai dem minaccia, all’industria 4.0, ha sancito che «chi vota Pd vota Cgil e vota M5S. Quindi facciamo uno sforzo gigantesco, casa per casa, da qui all’8 e 9 giugno per far conoscere questo simbolo. – ha esortato il pubblico di iscritti e supporter – Se le cose andranno bene, saremo decisivi in Europa e in Italia. Per la prima volta mi sono rimesso in gioco in prima persona esattamente come 12 anni fa, come per dire: mi avete buttato addosso tanto fango ma mi siete sporcati voi. Io sono qui in prima fila a dire che ho sogno, gli Stati Uniti d’Europa» ha chiuso Matteo Renzi tra gli applausi prima di lasciare Loreto alla volta di Pescara.

 

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