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«Sono rimasta incinta,
pensavo stracciassero il contratto:
mi hanno assunta a tempo indeterminato»

CIVITANOVA - Silvia Ardemagni, 38 anni, è assistente sociale della cooperativa Il Camaleonte. Ha scoperto la gravidanza il giorno prima dell'assunzione. «Avevo avuto una brutta esperienza dove lavoravo in precedenza. Questa volta invece il titolare mi ha confermato il contratto e mentre ero in maternità me lo ha rinnovato»

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Silvia Ardemagni

di Laura Boccanera

«Il lunedì successivo avrei dovuto firmare il mio nuovo contratto di lavoro, la domenica dopo un test di gravidanza scoprii di essere incinta. Ho chiamato il titolare e gli ho detto di stracciare il contratto». Ma lui, Claudio Bellandi, titolare della cooperativa Il Camaleonte, quel contratto non l’ha stracciato, anzi, dopo un anno quando era ancora in maternità glielo ha rinnovato a tempo indeterminato.

Dovrebbe essere la storia di tutte le donne che desiderano diventare madri e invece è un’eccezione che fa notizia. 

E’ la storia di Silvia Ardemagni, originaria di Milano, 38 anni, assistente sociale.

Ed è proprio lei a volerla raccontare, a due anni dalla nascita della sua secondogenita come forma di ringraziamento per il suo capo, ma anche affinché quella buona pratica sia da esempio per tanti altri imprenditori.

«Quando ho scoperto di essere incinta ero terrorizzata, avevo avuto una bruttissima esperienza con la prima gravidanza, avevo perso il lavoro e immaginavo che sarebbe accaduto di nuovo». E’ il 2018 quando Silvia, che ha due lauree, una come educatrice e una come assistente sociale, lavora per una cooperativa della zona. Scopre di essere incinta della sua prima bambina, ma un momento di gioia, unico nella vita di una famiglia, diventa fonte di apprensione e di cambiamenti non voluti: «avevo un contratto a tempo determinato che sarebbe scaduto a fine giugno e a marzo ho scoperto di essere incinta e ho avvisato il mio datore di lavoro di allora».

E la risposta, oltretutto arrivava da una donna, è agghiacciante: «Mi ha detto: “Bene, da domani allora non vieni più al lavoro”. Io sono rimasta di pietra – racconta Silvia – oltretutto seguivo dei bambini autistici a scuola che avrebbero avuto delle ripercussioni da un mio abbandono improvviso. Mi ha risposto che potevo stare più attenta e non farmi mettere incinta. Ho vissuto quei primi mesi in maniera difficile, mi sentivo in colpa e vivevo la gravidanza come il motivo per cui non potevo fare il mio lavoro. Sono rimasta a casa un anno e quando ho ricontattato la stessa cooperativa per richiedere la possibilità di fare solo il servizio domiciliare il pomeriggio mi è stato risposto di no perché secondo la titolare il carico emotivo era tale che le madri non potevano svolgere quel lavoro».

Silvia ci mette una pietra sopra, apre la partita Iva, cura altri progetti, in mezzo ci si mette anche il Covid. Poi tramite un’amica che fa lo stesso lavoro viene a conoscenza di una possibilità come assistente sociale al Camaleonte e fa un colloquio: «ho parlato con Claudio Bellandi a giugno del 2021 e mi sono subito trovata bene, sia con la persona sia con l’impostazione di lavoro sull’utente, sul dare priorità alla qualità che alla quantità. Mi dice che è disposto ad assumermi e che a breve mi avrebbe dato appuntamento per firmare il contratto. Avrei dovuto firmarlo il lunedì successivo, la domenica, dopo alcuni giorni di ritardo faccio il test anche se non immaginavo né sospettavo di essere incinta. E invece. Mi sono disperata, ho chiamato per prima la mia amica e poi Bellandi. Mio marito l’ha saputo dopo di loro. Al titolare avevo detto che avrei capito se avesse stracciato il contratto e che non potevo firmare perché ero di nuovo incinta. Si è messo a ridere e mi ha detto che assolutamente non avrebbe rinunciato ad assumermi. E così è stato. Ma ha fatto anche di più perché quando il contratto è scaduto me l’ha rinnovato a tempo indeterminato nonostante io fossi ancora in maternità. Credo meriti che si sappia perché è una cooperativa piccola, ma fatta di persone di valore che lavorano spesso nell’ombra, ma a cui sono grata».

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