Sciopero Conerobus confermato
dai sindacati: «Servono
riorganizzazione e più fondi al Tpl»

ANCONA – Stamattina nella sede della Cisl Marche Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti -Faisa Cisal hanno spiegato i motivi della mobilitazione di 8 ore proclamata per domani

Un momento della conferenza stampa indetta dai sindacati di categoria per analizzare la situazione Conerobus

Sono già stati proclamati due scioperi da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti -Faisa Cisal che coinvolge i lavoratori di Conerobus, l’azienda di Tpl alle prese con un piano di industriale di riorganizzazione e rilancio . Il primo di 4 ore si è svolto lo scorso 24 settembre. Quello di 8 ore è in programma per domani 20 novembre ed è stato confermato oggi nel corso di una conferenza stampa dalle sigle sindacali convocata nella sede della Cisl Marche di Ancona. All’incontro hanno partecipato Luca Polenta, segretario Fit Cigl Marche, Daniela Rossi, segretaria Fit Cisl Marche, il segretario generale Uiltrasporti Marche Emanuele Cingolani, il segretario provinciale Ugl Autoferrotranvieri, Alessandro Pigliapoco, Luca Severini segretario Faisa Rsu.

«L’assemblea dei lavoratori del 18 novembre ha dato mandato alle Organizzazioni Sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti -Faisa Cisal a proseguire con la mobilitazion» hanno spiegato stamattina le sigle sindacali. La mobilitazione prevede anche un presidio che si terrà sempre nella giornata di domani, dalle ore 10 alle 12, davanti al Comune di Ancona. Le richieste avanzate dai sindacati di categoria che hanno denunciato «l’incertezza completa» che avvolge la situazione di Conerobus, riguardano le risorse aggiuntive e strutturali per il Tpl marchigiano. La revisione immediata dei contratti di servizio regionale e comunale adeguandoli ai costi reali e all’inflazione, la presentazione di un vero piano industriale alla luce del fatto che ad oggi non ci è stato mai consegnato, né tanto meno condiviso, un documento ufficiale, la tutela dell’occupazione e non toccare i soldi dalle tasche dei lavoratori.

Nel frattempo, «è stato chiesto ai lavoratori di accettare un fondo di solidarietà per 66 dipendenti, senza che esista un piano di rilancio credibile. È stato inoltre annunciato l’azzeramento degli accordi aziendali, compresa la produttività regionale: l’ultimo incentivo rimasto in un settore già poco attrattivo. Esprimiamo forte preoccupazione perché su tali presupposti l’onere del risanamento di Conerobus graverebbe per lo più sui lavoratori e le loro famiglie. – hanno proseguito – Incidere negativamente sulle retribuzioni significa determinare un allontanamento definitivo da questa professione di per sé poco attrattiva, tanto che già le ultime selezioni sono risultate quasi deserte, e per di più assistiamo al continuo aumento del fenomeno delle dimissioni. Così – avvertono i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti -Faisa Cisal – non si può garantire un servizio pubblico essenziale dignitoso. Siamo disponibili al confronto e a trovare soluzioni ma servono risorse strutturali e immediate da parte della Regione Marche e del Comune di Ancona e la garanzia dell’occupazione e del reddito, condizioni queste indispensabili per la positiva chiusura della vertenza in atto . Invitiamo tutti i cittadini e le associazioni a partecipare al presidio del 20 novembre, che si terrà sotto il Comune di Ancona dalle ore 10 alle 12. Ci scusiamo con la cittadinanza per il possibile disagio».

«Il Tpl è un diritto di cittadinanza, non un costo da comprimere», ricordano i rappresentanti dei lavoratori e soprattutto non possono essere cittadini e lavoratori a pagarne il conto. A livello locale, il contratto dei servizi aggiuntivi tra Comune di Ancona e Conerobus è considerato ormai anacronistico. Le attuali somme riconosciute dal contratto di servizio non coprono i costi reali dell’azienda, che continua così a produrre perdite, come segnalato dallo stesso CdA. Il rischio più grave riguarda la capacità di pagare regolarmente gli stipendi ai 430 dipendenti. Per questo viene richiesta un’anticipazione economica immediata, necessaria per retribuire i lavoratori, saldare i fornitori, acquistare ricambi e mezzi e garantire la continuità e qualità del servizio Una misura già adottata in passato, e ritenuta oggi altrettanto urgente. «Sul fronte interno, riteniamo a nostro avviso il C.d.A. non all’altezza nel gestire corrette relazioni industriali al punto da decidere unilateralmente pesanti azioni organizzative sul personale, che si sono rivelate prive di una reale prospettiva di risparmio e rilancio, tanto da indurre lo stesso C.d.A. a tornare sui propri passi».

Una situazione che trae origine da dieci anni di tagli: servizi al limite e aziende in crisi o quasi nel Tpl delle Marche. I sindacati hanno evidenziato che «il Fondo Nazionale Trasporti, in dieci anni, è passato da 7 miliardi a poco più di 5. Una riduzione drammatica che pesa come un macigno sulla qualità e sulla sostenibilità del trasporto pubblico locale, soprattutto nelle regioni più penalizzate. Tra queste ci sono le Marche, che nella ripartizione nazionale ricevono appena il 2,17% delle risorse, una quota tra le più basse d’Italia. Con finanziamenti così ridotti, i corrispettivi chilometrici medi riconosciuti dalla Regione Marche ai gestori risultano decisamente insufficienti: 1,88 €/km per i servizi urbani, 1,58 €/km per i servizi extraurbani Cifre che non coprono nemmeno i costi vivi e rendono impossibile garantire un servizio dignitoso agli utenti e condizioni sostenibili per i lavoratori. La responsabilità di affrontare una situazione ormai strutturale – denunciano i sindacati – ricade anche sulla Regione Marche, che da anni non è riuscita ad intervenire con decisione per colmare il divario».

A complicare il quadro c’è il rinnovo del Ccnl Autoferrotranvieri. Le risorse necessarie a coprire gli aumenti contrattuali erano state annunciate dal Governo, ma non sono state inserite nella legge di bilancio. «Per le aziende, già in difficoltà, significa non avere la certezza di poter sostenere i nuovi costi salariali, con ripercussioni immediate sui bilanci e sulla continuità dei servizi essenziali.cContratti di servizio per i servizi minimi fermi da anni la Regione Marche deve investire di più in maniera strutturale. Un’altra criticità riguarda i contratti di servizio tra Regione Marche e i principali consorzi del Tpl: Adriabus, Atma Contram Mobilità, Trasfer e Start Plus. Gli accordi sono bloccati da troppo tempo e non rispecchiano l’aumento dei costi di carburante, assicurazioni, manutenzioni e ricambi, personale e inflazione generale Molte regioni italiane stanno investendo nel trasporto pubblico per rilanciare mobilità e sostenibilità. Le Marche, al contrario, rischiano nuovi casi di crisi aziendale come quello esploso in Conerobus, se non si interviene con risorse strutturali immediate e aggiornamenti contrattuali adeguati in tempi celeri» concludono Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti -Faisa Cisal.

 



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