La Polstrada Marche stronca un traffico di livello nazionale di patenti false. L’ideatore e il capo dell’organizzazione, residente in provincia di Rovigo, poteva intascare una cifra tra i 1.800 e i 2.500 euro per ogni documento falsificato. Documenti contraffatti a regola d’arte, al punto da essere scambiati per veri dalla Motorizzazione civile. Una macchina bene oliata e perfettamente congegnata che era stata costruita attorno al giro di patenti false, in particolare nella conversione delle patenti marocchine e tunisine in titoli di guida validi in Italia. Funzionava così: tramite la falsificazione delle data della prima residenza in Italia, i richiedenti riuscivano ad ottenere la conversione automatica della patente marocchina o tunisina in quella valida in Italia, in base agli accordi presi tra i rispettivi governi. Ma in alcuni casi, anche la patente straniera è risultata falsa e mai ottenuta in patria. Sulla strada finivano dunque automobilisti senza aver sostenuto alcun esame di guida.
Il pericoloso giro illegale è stato scoperto dalle indagini della squadra di polizia giudiziaria della polizia stradale delle Marche, agli ordini del comandante Alessio Cesareo e coordinate dal sostituto procuratore del tribunale di Ancona Irene Bilotta. In seguito alle indagini e alle 80 perquisizioni, condotte in 26 province del centro nord, sono state denunciate 94 persone e ritirate il 90% delle patenti falsificate. Le indagini sono scattate quando alcune persone residenti fuori regione, di origine marocchina e tunisina, si sono rivolte a due autoscuole della provincia di Ancona, gestite da un anconetano, presentando i documenti falsi per ripetere il loro sistema. Dagli accertamenti è venuto a galla l’intero racket, ideato e condotto da un marocchino residente nella provincia di Rovigo. In alcuni casi la patente ottenuta in modo illecito doveva essere “riscattata” dietro il pagamento, anche rateizzato, di cifre che potevano arrivare fino a 2.500 euro.
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