di Sabrina Marinelli
«Il patriarcato esiste e non tutte le violenze sono uguali, i numeri parlano chiaro. Sminuire il femminicidio è pericoloso, soprattutto se fatto da un’istituzione». E’ preoccupato Carmelo Calì, presidente dell’Associazione Insieme a Marianna. «Senigallia sta derubricando il femminicidio a una violenza qualsiasi – aggiunge – non possiamo accettarlo».
L’Amministrazione comunale, tramite l’assessorato alle Pari opportunità, inaugurerà venerdì alle 18 un mapping in piazza del Duca contro ogni forma di violenza. Nell’ambito delle iniziative c’è anche un concorso fotografico “Uno scatto contro la violenza sulle donne” e il 19 novembre la Rotonda ospiterà inoltre il convegno sul tema “La violenza oltre il genere, la discriminazione verso le donne non si combatte discriminando gli uomini”.
L’assessore Cinzia Petetta, a cui va benissimo essere chiamata con la declinazione al maschile del suo incarico, ha voluto offrire altri spunti di riflessione perché per lei va condannato qualsiasi tipo di violenza. «Non mi sento rappresentato da chi, generalizzando, sminuisce il femminicidio – insiste Calì -. Tutte le forme di violenza sono da condannare ma qui parliamo di un’emergenza sociale. Discriminate sono le donne, non gli uomini a cui è stato dedicato un convegno sei giorni prima della giornata internazionale per eliminare la violenza contro le donne, che ricorre il 25 novembre. E’ stata istituita dalle Nazioni Unite – ricorda -: invitano a sensibilizzare su un fenomeno che ha portato il Governo a creare il Codice rosso, riconoscendo il femminicidio come un reato a sé, e il Comune di Senigallia cosa fa? Lo equipara a qualsiasi violenza e dedica un convegno agli uomini. Uno sfregio a tutte le donne, soprattutto alle vittime e ai loro cari. Con l’associazione andiamo nelle scuole di tutta Italia per sensibilizzare, con avvocati ed esperiti. Certo, io mi limito a raccontare la mia esperienza perché non ho la competenza per andare oltre. Questo bisogna fare: sensibilizzare. A Senigallia sta passando un messaggio sbagliato, che mina tutti gli sforzi fatti finora perché, se questa sensibilità ci fosse stata nel 2007, mia cugina, probabilmente, sarebbe ancora viva e io non starei qui a parlarne».
Carmelo Calì è il cugino di Marianna Manduca, la 32enne uccisa dal marito che aveva denunciato dodici volte. Aveva chiesto, inutilmente, aiuto alle istituzioni. Lo Stato, condannato per l’inerzia dei pm, ha nel frattempo riconosciuto l’errore. Nel 2020 l’allora premier Giuseppe Conte si era scusato con i figli della vittima poi risarciti. La tragedia era avvenuta a Palagonia, in Sicilia, il 3 ottobre 2007. I suoi tre bambini furono adottati dal cugino Carmelo Calì che vive a Senigallia e, in sua memoria, è nata l’associazione Insieme a Marianna.
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