La protesi d’anca ‘migra’ nell’addome:
55enne salvata in sala operatoria
dall’equipe dell’Ortopedia Aoum

ANCONA – Delicato intervento chirurgico per il team del primario Raffaele Pascarella, che ha seguito e curato campioni del calibro di Valentino Rossi e Pecco Bagnaia. «Siamo un'eccellenza e garantiamo cure a tutti»

Il primario Raffaele Pascarella

La Divisione di Ortopedia di Aouum cura pazienti complessi, fragilità e i campioni dello sport, ma non solo. Una delle specialità ospedaliere storicamente più attive, non solo per gli aspetti legati alla traumatologia, negli ultimi anni è cambiata in maniera esponenziale sotto il profilo delle tecniche e delle buone pratiche. A guidare il reparto, tra i più attivi dell’Azienda ospedaliera uuniversitaria delle Marche, dal 2012 c’è il dottor Raffaele Pascarella. «Siamo una delle due anime dell’area ortopedica insieme alla Clinica Ortopedica diretta dal professor Antonio Gigante.- spiega in una nota – La Divisione di Ortopedia e Traumatologia si occupa due aspetti principali, appunto le fragilità e le complessità. Le prime riguardano, ad esempio, le fratture su base osteoporotica dei pazienti anziani, la cui frequenza di arrivo nel nostro ospedale è in continua crescita. A seguire abbiamo le complessità chirurgiche e cliniche rappresentate sia dall’aspetto traumatologico che da quello squisitamente ortopedico. Da quando sono alla guida dell’unità operativa del presidio di Torrette tanto è cambiato, dall’approccio al paziente alle tecniche chirurgiche passando per le tecnologie messe a disposizione».

A proposito di complessità e di come gli ortopedici oggi non siano più quelli di una volta, di recente nella Divisione di Ortopedia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche si è presentato un caso molto particolare seguito proprio dal dottor Pascarella, quello di una donna di 56 anni con una protesi d’anca mobilizzata. La particolarità dell’intervento non è la sola caratteristica del caso. «Da una lastra di controllo a cui era stata sottoposta – ricorda il dottor Pascarella – , era emerso che la protesi d’anca impiantata anni prima a causa di un’artrite reumatoide si era mossa, ‘migrando’ in addome fino a sfiorare organi vitali. Nello specifico, una vite della protesi stava entrando a contatto con l’arteria iliaca e un’altra con un’ansa intestinale. Un caso molto delicato che avrebbe potuto avere conseguenze molto serie per lei. Siamo dovuti intervenire chirurgicamente attraverso un accesso anteriore al bacino per rimuovere la coppa acetabolare e le viti e ricostruire la colonna con una placca che impedisse un eventuale ulteriore spostamento della nuova protesi; quindi abbiamo revisionato l’impianto protesico da un altro accesso chirurgico. Un intervento complesso, durato più di sei ore, che però ha dato i suoi frutti: l’altro giorno la donna ha iniziato a camminare e fortunatamente nella fase post-chirurgica non si sono presentate complicazioni. Non era una nostra paziente, è stato il collega di un ospedale fuori regione a chiedermi di intervenire, a conferma della qualità attrattiva della nostra struttura».

La Divisione di Ortopedia dell’Aou delle Marche svolge oltre mille interventi chirurgici l’anno, ma più che il numero è appunto la complessità dei casi. Assieme alla Clinica di Ortopedia Adulta e Pediatrica completa un polo di eccellenza assoluta a livello regionale ed extra-regionale, come confermato dal caso poc’anzi citato. L’attenzione, tuttavia, è massima anche nei confronti delle fragilità e qui le cure oltre che mediche diventano anche sociali e umane. «Nel nostro reparto accogliamo e operiamo spesso pazienti fragili che altrove non avrebbero risposte, vedi il caso di una ultracentenaria che abbiamo operato al femore nel 2024 -aggiunge il primario della Divisione di Ortopedia di Torrette – Noi cerchiamo di arrivare dove per altri non ci sono margini di manovra e di intervento. Qui non mandiamo a casa nessuno senza averle provate tutte».

Tra le decine di migliaia di pazienti avuti in cura nel corso di questi anni da parte dell’equipe della Divisione di ortopedia, certo salta all’occhio il pluricampione del mondo della MotoGp Valentino Rossi, operato a tibia e perone a Torrette nel 2017. Il dottor Pascarella, a distanza di anni, racconta la genesi di quella storia. «Quella sera mi trovavo a Bologna, alla festa d’addio di un mio vecchio direttore che andava in pensione. Erano circa le 23 quando uno dei medici dell’entourage di Valentino mi ha contattato a seguito delle fratture che aveva riportato. Doveva essere operato subito. Sono salito in macchina e poco dopo l’1 di notte il paziente ‘speciale’ è entrato in sala operatoria. L’intervento è perfettamente riuscito e il giorno successivo ha camminato e iniziato il percorso riabilitativo» rammenta il primario.

Nel 2019 poi si è presentato Francesco Bagnaia (il Pecco campione del mondo di MotoGp, ndr.) per una frattura al del piatto tibiale, anch’essa trattata con successo.«Credo che i risultati ottenuti, non solo per i campioni dello sport, ma per tutti i pazienti che si rivolgono alla nostra unità operativa, siano il frutto di un lavoro di gruppo -conclude il dottor Pascarella -Una collaborazione condivisa con i medici e il personale infermieristico del reparto, gli anestesisti, gli strumentisti e tutto il personale del blocco operatorio a cui devo la mia gratitudine. Perché siamo stati scelti noi? Si erano informati sulla qualità del reparto e sulle skills»

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