Educazione affettiva e sessuale a scuola:
mozione Pd respinta, è polemica
sulle parole della consigliera De Angelis

ANCONA - L’esponente di FdI, ieri in aula, ha giustificato il suo voto contrario sostenendo che in altri Paesi europei l’insegnamento della materia in classe non avrebbe ridotto i femminicidi «che io chiamo omicidi perché per me uomo e donna sono uguali». Oggi esprimono la propria indignazione Eleonora Fontana (Cgil Marche) e Stefania Ragnetti (Cgil Ancona): «Dovrebbe sapere che il termine non si riferisce esclusivamente al sesso della vittima ma alla causa per cui è stata uccisa». La deputata dem Irene Manzi: «Non è una questione semantica: è il nome di una tragedia che nasce da una cultura patriarcale e da rapporti di potere distorti»

L’aula del Consiglio comunale ieri mattina

E’ stata respinta dal Consiglio comunale la mozione del consigliere Andrea Vecchi (Pd) per introdurre l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole di Ancona. Durante il dibattito, ieri si è aperta una frattura nella maggioranza di centrodestra, perché le consigliere di ‘Ancona Protagonista, Silvia Fattorini e Giulia Fedele, avevano espresso apertura verso il testo dell’atto chiedendo però di eliminare alcuni riferimenti politici. Richiesta che il centrosinistra ha rifiutato. La loro posizione non è stata gradita dal resto della maggioranza, che ha criticato anche la loro assenza dalla riunione preparatoria. Sono state però le parole di Maria Grazia De Angelis (FdI) ad attirare l’attenzione dell’aula. La consigliera di maggioranza ha contestato l’efficacia dell’educazione sessuale nel prevenire i femminicidi e ha criticato l’uso stesso del termine, preferendo parlare di «omicidi» perché ritiene che uomini e donne siano uguali. Parole che stamattina hanno innescato la reazione anche dei vertici Cgil e del centrosinistra.

Maria Grazia De Angelis

Al momento del voto, nonostante le proposte di emendamenti, ieri la mozione è stata bocciata. La consigliera Silvia Fattorini si è astenuta, affermando l’importanza di affrontare questi temi a scuola con esperti, mentre la consigliera Giulia Fedele ha annunciato una futura mozione più neutrale. La parte restante della maggioranza, in particolare Fratelli d’Italia, ha votato no. La consigliera Maria Grazia De Angelis (FdI) per giustificare il suo voto contrario ha portato alcuni dati da altri Paesi europei (Francia, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Lettonia, Germania), specificando che «dove l’educazione sessuale è obbligatoria non si è registrato nessun calo di omicidi femminili che io non chiamo femminicidi, ma chiamo omicidi perché per me maschio e femmina sono uguali» ha detto la consigliera di FdI in aula. Ha inoltre ricordato che la materia è già oggetto di un disegno di legge nazionale, ancora in discussione, e sarebbe inopportuno intervenire a livello locale. Ha aggiunto che nelle scuole già esistono forme di educazione biologica e di educazione al rispetto reciproco, «quindi non sarebbe vero che non si fa nulla e non si è nell’era dei dinosauri e la Regione Marche ha inoltre  introdotto psicologi nelle scuole». De Angelis ha concluso evidenziando che  la famiglia deve continuare a educare e vigilare, anche per evitare quelli che ha definito «abusi ideologici» nelle scuole.

Il sindaco Daniele Silvetti e il presidente del consiglio Simone Pizzi nei loro interventi si sono limitati a definire la mozione politicamente strumentale e poco chiara. Dal centrosinistra invece sono arrivate dure critiche. Secondo il Pd, la destra avrebbe ignorato il ruolo della prevenzione scolastica contro i femminicidi. Il consigliere dem Giacomo Petrelli ha fatto osservare che la maggioranza promuove l’insegnamento del dialetto anconetano ma non quello dell’educazione affettiva. Ha tenuto anche a precisare la differenza normativa tra omicidio e femminicidio: «E’ un delitto previsto dalla legge che è stato votato, introdotto da una norma dal Parlamento quest’anno, nel 2025, Che maggioranza c’è in Parlamento? Mi sembra il centrodestra. Stiamo parlando di legge, non è che noi lo chiamiamo femminicidio».

Stefania Ragnetti (foto Giusy Marinelli)

Oggi Cgil Marche e la Cgil Ancona esprimono la propria indignazione rispetto alla dichiarazione della consigliera di FdI. «La consigliera dovrebbe sapere che il femminicidio non si riferisce esclusivamente al sesso della vittima ma alla causa per cui è stata uccisa – scrivono in una nota Eleonora Fontana (Cgil Marche) e Stefania Ragnetti (Cgil Ancona) –. Il termine femminicidio esprime compiutamente la violenza e la sopraffazione subita dalle donne e la volontà di denunciare e combattere il fenomeno, anche da parte delle Istituzioni”. Pochi giorni fa, il Comune di Senigallia ha pubblicizzato gli appuntamenti previsti in occasione del 25 novembre. Spicca anche qui una singolare tavola rotonda dal titolo “La violenza oltre il genere, la discriminazione verso le donne non si combatte discriminando gli uomini».

La Cgil Marche e la Cgil Ancona condannano con forza tutti i tentativi di minimizzare gli atti di violenza che le donne sono costrette a subire e che troppo spesso si traducono in femminicidi.
«I dati sulla violenza di genere collocano le Marche al 5 posto in Italia per violenza in contesti non lavorativi e, nel 2025, la regione è già stato teatro di due femminicidi. – proseguono Fontana e Ragnetti – Dovrebbe essere interesse comune fermare il massacro ai danni delle donne. Da anni sosteniamo che occorre un cambio di paradigma, anche culturale, che non si avverte nella regione. È necessario cambiare la cultura patriarcale che fa sì che molti uomini considerino le donne una proprietà di cui disporre. Per farlo servono azioni che prevedano un approccio integrato, a partire dall’educazione alla affettività, al rispetto e alle differenze in tutti i cicli di istruzione, finanziamenti adeguati per i centri antiviolenza e più posti nelle case rifugio. Il ruolo del lavoro per contrastare tutte le forme di violenza di genere è fondamentale. Il lavoro, stabile e di qualità, è lo strumento essenziale che permette alle donne di autodeterminarsi e contribuisce a liberarsi da relazioni violente».

Irene Manzi

Anche per la deputata del Pd Irene Manzi «sono inaccettabili e suscitano profondo sdegno le dichiarazioni pronunciate ieri in Consiglio comunale ad Ancona da una consigliera di FdI. Dire che i femminicidi sono “solo omicidi” significa ignorare la realtà di una violenza che colpisce le donne in quanto donne e che ogni giorno cresce nel nostro Paese». Per Manzi, «Ancona è una città che ha sempre dimostrato sensibilità e impegno sui temi dei diritti e della parità portando avanti iniziative e proposte concrete contro la violenza sulle donne. E anche per questo non può trovare alcuno spazio la negazione dei femminicidi  e la minimizzazione della violenza di genere. I dati sulla violenza contro le donne sono drammaticamente sotto gli occhi di tutti», prosegue la parlamentare marchigiana

La deputata dem charisce inoltre che «il femminicidio non è una questione semantica: è il nome di una tragedia che nasce da una cultura patriarcale e da rapporti di potere distorti. Servono educazione al rispetto, risorse per i centri antiviolenza e case rifugio, e politiche per il lavoro femminile stabile. Non slogan che cancellano la verità. Lo abbiamo detto molto chiaramente in aula al Ministro Valditara la scorsa settimana. L’educazione affettiva a scuola serve anche a impedire che si facciano largo nella società idee come questa e cioè che i femminicidi non esistano. La cultura del rispetto comincia in aula. Ancona merita politiche di prevenzione e rispetto, non negazione e ideologia. Le parole contano: usiamole per difendere le donne, non per ferirle», conclude Irene Manzi.

 

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