di Sabrina Marinelli
Posta recapitata ma non ai diretti interessati. E’ finita con una certa delusione, per l’accoglienza negata dalle massime cariche dello Stato, la pedalata contro il bullismo.
La missione prevedeva la consegna ieri di una lettera al presidente Mattarella, alla premier Meloni e ai Ministri Nordio e Valditara ma nessuno si è presentato. A scriverla sono stati i genitori di Leonardo Calcina, il 15enne senigalliese che si è tolto la vita il 13 ottobre del 2024.
Un lungo testo per ricordare l’accaduto e chiedere di istituire il reato di bullismo, di cui è già pronta una proposta di legge, L’ha redatta l’avvocato Pia Perricci, legale della famiglia Calcina.
Paolo Baldini ha pedalato per 300 chilometri per consegnarla, seguito in auto da Viktoryia Romanenko, la mamma di Leonardo, e dall’avvocato Pia Perricci.
In sella di supporto anche l’amico Paolo Cecchetti.
«Siamo davanti al Ministro della Pubblica istruzione ma non abbiamo trovato nessuno – racconta nell’ultima diretta della giornata l’avvocato Perricci – è sceso uno degli aiutanti dal Ministro e ha ritirato la nostra lettera.
Dal presidente della Repubblica non ci ha ricevuto nessuno ma voglio ringraziare di cuore i poliziotti che ci hanno addirittura accompagnato a Palazzo Chigi e ci hanno fatto lasciare la lettera. Sembrava che qui qualcuno fosse disposto a riceverci invece no. Poi siamo andati dal Ministro Nordio, dove c’hanno fatto lasciare la lettera e infine siamo venuti qua dove, ugualmente, l’abbiamo lasciata».
Sperano adesso che i destinatari almeno leggano il contenuto. «Non voglio fare polemiche – prosegue il legale – ma credo che, dinanzi alla morte di un ragazzo, dinanzi a un problema grosso come il bullismo, le istituzioni si debbano fare delle domande. I signori politici si dovrebbero ricordare che la gente non sta andando più a votare perché è stanca di questi silenzi istituzionali. Gli italiani sono lasciati a se stessi con il loro dolore. Aspettiamo risposte ma soprattutto un pò di umanità».
Paolo Baldini non è affatto pentito dell’impresa.
«Ho percorso 300 chilometri in bicicletta – dice – potrebbe sembrare inutile invece non è così, perché li ho fatti per Leonardo non per questi signori qua».
Delusa anche mamma Viktoryia, «Le istituzioni ci hanno girato le spalle – lamenta -, ci hanno chiuso le porte. Io voglio le spiegazioni, le pretendo perché non è normale che nel 2026, tra un po’ siamo a Natale, noi siamo messi in questa maniera qua, non è accettabile, non è umano».
Sono partiti sabato mattina facendo tappa ad Arcevia, Nocera Umbra, Foligno, Spoleto, Terni, Orte e infine Roma.
«E’ stato presente con noi tutto il giorno a Roma anche Gabriele Ogiva che ci ha raggiunto – ricorda l’avvocato Pia Perricci -, ha realizzato un film in cui denuncia la storia di bullismo di cui è stata vittima la figlia».
Lei è viva fortunatamente.
«La storia di Sara ha tante cose in comune con la storia di Leo – spiega lui – una su tutte l’indifferenza. Due storie “mute” che gridano forte e fanno rumore». L’avvocato Perricci ringrazia anche l’ex deputato Daniele Capezzone, incontrato casualmente.

Il registra Gabriele Ogiva
«Ci ha dato il suo contatto – racconta – adesso gli manderemo tutta la documentazione perchè ci aiuterà. Ha detto che si ricordava benissimo la vicenda e ci sosterrà con la campagna di sensibilizzazione. Si è reso disponibile in tutto. Noi – ricorda – stiamo intraprendendo un’azione per far richiedere una legge contro il bullismo su base popolare».

Daniele Capezzone
Grande accoglienza a Terni per la pedalata contro il bullismo Nessuno presente a Orte e Spoleto
«Istituzioni indifferenti sul bullismo. Presenteremo noi una proposta di legge su base popolare»
Da Montignano a Roma in bicicletta sfidando il freddo contro il bullismo
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