Salim ringrazia Dio quando riceve le chiavi della sua nuova casa dalle mani del dirigente Erap, Maurizio Urbinati. Altri come Sofian sono cresciuti da bambini con il sogno di questo appartamento. Oggi ha 24 anni, fa il pizzaiolo, “parlo e mangio italiano” dice e finalmente può considerarla casa sua e per i suoi genitori. Per nove famiglie, ad Ancona, è un giorno di festa. A quasi un anno dalla fine dei lavori, sono stati consegnati oggi gli alloggi popolari di via Flaminia ai primi inquilini. L’iter burocratico per l’assegnamento ha ritardato le consegne, così a dicembre erano ancora 200 gli appartamenti pronti ma vuoti, in attesa di essere abitati (leggi l’articolo). Almeno per le tre palazzine colorate di via Flaminia, vicino al bypass della Palombella, il caso sembra andare verso una soluzione: su 14 appartamenti, 9 potranno essere abitati a breve, gli inquilini inizieranno il trasloco.
I motivi dei ritardi? Ogni inquilino ha diritto di accettare o rifiutare l’alloggio entro 30 giorni di tempo dalla proposta, e fino a quando non è stata raggiunta la maggioranza degli appartamenti assegnati, l’Erap non ha allaccito utenze e servizi. Altri 24 appartamenti in tutta la città sono in questa condizione: sono in fase di assegnazione. Da un minimo di 40 a un massimo di 68 metri quadri, un piccolo cortile interno, garage e ascensore, spazio per due negozi, tre corpi di fabbrica colorati, giallo, rosso e blu, saranno un mosaico di vicinato multietnico. Il costo è stato di 1,7 milioni di euro. Case popolari e inquilini stranieri, sono un nervo scoperto e provocano polemiche. “Case solo agli immigrati? Su 116 case assegnate nel 2016, 57 sono andate a cittadini italiani, 59 a cittadini stranieri – replica l’assessore ai servizi sociali Emma Capogrossi -. Non vedo tutta questa sproporzione. Va spiegato che anche i cittadini con nomi stranieri sono italiani, alcuni sono sposati con italiani, altri vivono e lavorano in Italia da oltre 10 anni, qualcuno anche da più di 30 anni. Alcuni hanno avuto bisogno di questa casa perché colpiti dalla crisi, tanto quanto gli italiani. I requisiti per avere una casa popolare sono stabiliti dalla legge regionale e noi la rispettiamo”. Proseguono intanto i cantieri, mercoledì è previsto l’avvio dei lavori di uno dei tre lotti in piazza Aldo Moro, lunedì è prevista la ripresa dei lavori per le case popolari in via Mingazzini, zona Crass.
(E. Ga.)
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I conti della Capogrossi sono strani: con solo il 12-15% di stranieri in città, per lei l’assegnazione di metà delle case agli stranieri è una buona proporzione. Forse è piuttosto una barcata di voti sicuri. A spese del contribuente italiano, che non riesce a fare il finto povero (e immaginiamo da che regioni vengano gli italiani che hanno ricevuto le altre case popolari, anche quelli tutti poveri e bisognosi).