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Pericolo di crolli
Cittadella senza pace

ANCONA – Fortezza assediata dall’abbandono, servono impalcature e avvisi di pericolo per tenere lontani i cittadini. Dopo le promesse dell’assessore regionale Cesetti, le ricognizioni per la messa in sicurezza, ma la Soprintendenza denuncia ritardi e immobilismo

Le transenne crollate lungo le mura, con il cartello nascosto dal verde che dichiara i “pericoli di crolli”

di Giampaolo Milzi

Non c’è pace per la Fortezza della Cittadella, ormai da troppo tempo indifesa dall’assalto del tempo che passa con le sue intemperie e da atti di vandalismo. Martedì 14 marzo l’ultima verifica, da parte di alcuni tecnici e funzionari dell’assessorato regionale al Patrimonio, dell’ennesimo “crack”: un’intera impalcatura in legno andata in pezzi, lungo uno stretto sentiero che parte dal lato destro della facciata-bastione da cui si accede alla sede del Segretariato permanente dell’Iniziativa Adriatico-Ionica. Un imponente transennamento che era stato posto, probabilmente, per interrompere il percorso nel verde, dato lo stato pietoso in cui versa il tratto di mura sovrastante: mura bucherellate, solcate da lunghe crepe, aggredite e incise, a volte scavate dalle radici della vegetazione. Pericolo di crolli? Sicuro. Visto che proprio alcuni metri sopra il transennamento divelto, sulla murata, c’è un cartello, poco visibile perché in parte coperto da fronde, che annuncia proprio “Pericolo di crolli”.
Gli inviati della Regione – ente proprietario della Rocca e di tutta la cinta muraria dell’ex Campo trincerato (dal 1971 riconvertito in parco pubblico e di proprietà del Comune) -, compiuto il breve sopralluogo, sono tornati a Palazzo Raffaello per riferire a chi di dovere, probabilmente all’assessore al Patrimonio Fabrizio Cesetti. Che lo sbarramento ligneo protettivo sia stato fatto fuori dal vento o da qualche balordo, poco cambia. Un punto in più nella già lunga lista nera dei siti dove occorre intervenire in fretta per ripristinare, restaurare, proteggere, mettere in sicurezza. E’ sotto pressione, l’assessorato al Patrimonio della Regione. Dalla Soprintendenza unica delle Marche fanno sapere che ad oggi dal massimo ente locale non è arrivata alcuna segnalazione (come impongono le norme) del corposo crollo verificatosi l’estate scorsa. In quel caso all’interno della Fortezza, proprio nell’area-cortile vicina alla sede della Iniziativa Adriatico-Ionica. Due spezzoni di parete, uno di 18 metri, l’altro di 6, venuti giù come polistirolo. Eppure, come aveva dichiarato l’assessore Cesetti (leggi l’articolo), i lavori di ricostruzione dei muri e di risistemazione del cortile dovrebbero iniziare ad inizio aprile.

Eppure, spostandoci di alcune decine di metri, all’esterno della Fortezza, verso il Bastione Gregoriano, già nel giugno 2016 Cesetti aveva promesso di adoperarsi per ricollocare sul punto delle mura da cui era caduto nell’estate 2014, il grande scudo bipartito in pietra d’Istria, datato 1841, che riporta lo stemma della famiglia del pontefice Gregorio XVI e quello della congregazione camaldolese. Il 1 febbraio scorso Cesetti ha formalizzato un atto per avviare anche l’operazione “ricollocazione stemma” (il cui ritardo ha spinto la procura della Repubblica ad aprire un’inchiesta).
L’assessore Cesetti ha in cassa 200mila euro, non un centesimo in più. Per rimettere in sesto tutta la Fortezza della Cittadella occorrerebbero 26 milioni di euro, almeno, visto che la stima è del 2008. Il monumentale complesso militare realizzato nel XVI secolo su progetto di Antonio da San Galllo il Giovane copre infatti un’aerea di 25 mila metri quadri. E il lavoro che c’è da fare è monumentale.
Non è un mistero che gli immobili che compongono la Rocca (cuore della struttura difensiva), come ad esempio lo stanzone ex deposito fucileria, sono vittime di uno sbriciolamento cronico.
E poi basta continuare a passeggiare sotto le mura e guardar su: sgangherate e cadenti impalcature con tubi innocenti, sbarre di ferro sporgenti, completamente arrugginite, usate chissà quanti anni fa per sorreggere cavi elettrici; buchi di ogni dimensione, balaustre iper diroccate; e le tantissime crepe, a volte molto lunghe e profonde

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