facebook rss

Lebboroni: “Blue Whale, 10 casi
nelle Marche”

ANCONA – Tutti i casi sono concentrati nella provincia di Ancona. Il procuratore capo del tribunale dei minori parla di un fenomeno esploso in appena 10 giorni. “Molti sono segnalati dagli amici o dai compagni di scuola. E' molto pericoloso, ma forse tra un mese si ridimensionerà”

Il procuratore capo del tribunale dei minori Giovanna Lebboroni

 

di Federica Serfilippi

«Una decina di casi legati al Blue Whale». A quantificare il fenomeno social che istiga al suicidio è il procuratore capo del tribunale dei minori delle Marche Giovanna Lebboroni. «Sono tutti concentrati nella provincia di Ancona. Abbiamo iniziato a ricevere le prime segnalazioni dieci giorni fa». Ovvero, quando è emersa la notizia della 13enne di Pescara portata d’urgenza al Salesi, dopo essere stata salvata in extremis dai genitori. Aveva quasi completato tutte le fasi del macabro gioco. Mancava solo il 50esimo passo: buttarsi dal tetto di un palazzo. Il caso della minore, uno dei primi a livello nazionale legato alla balena blu per ammissione della stessa ragazzina, ha avuto l’effetto di spalancare le porte a una serie di denunce che tracciano la portata di un fenomeno dai contorni allarmanti. Se si guardano i numeri, la magistratura minorile è stata costretta ad aprire di media un fascicolo al giorno per episodi di autolesionismo riconducibili alla sfida mortale. «Ma è presto per fare bilanci – afferma il procuratore -. Potrebbe darsi che i casi di cui abbiamo notizia siano emersi per una maggiore presa di coscienza del fenomeno. Forse tra un mese si ridimensionerà». Nessuno dei minori finiti sotto la lente della procura sarebbe arrivato fino all’ultimo gradino del percorso. «Le segnalazioni riguardano uno stadio di coinvolgimento iniziale o intermedio. Ma il gioco, anche se è riduttivo chiamarlo in questo modo, è molto pericoloso e fa perno sulla relazione tra i ragazzi e gli strumenti informatici. Le comunicazioni, oggi, sono articolate in varie direzioni e si rischia di non accorgersi di certi problemi se i telefoni o i computer dei minori non sono controllati, laddove è possibile». I casi che la procura sta studiando avrebbero interessato ragazzi di età compresa tra i 12 e i 17 anni. Sono adolescenti slegati tra loro oppure connessi da un rapporto di amicizia o conoscenza. Non esiste un identikit preciso delle vittime. «Ogni caso – continua il procuratore – è a sé. La tendenza all’autolesionismo può appartenere a tutte le classi sociali, anche se l’adolescente che si interfaccia con il gioco è guidato da una certa fragilità di fondo». Una nota positiva c’è: «molti casi ci sono stati segnalati dagli amici e dai compagni di scuola» di quei minori che avevano iniziato il percorso dell’autolesionismo. «In altre situazioni, hanno collaborato le forze di polizia e gli istituti scolastici. Parlare del fenomeno, senza eccessi, è importante». Un gioco sui cui non solo sta facendo chiarezza la procura minorile. Gli atti delle segnalazioni sono stati trasmessi anche alla magistratura diretta dal procuratore Elisabetta Melotti. In alcuni casi, infatti, si configura l’ipotesi di istigazione al suicidio. Un reato per cui gli investigatori della polizia postale sono già la lavoro per risalire all’identità di chi potrebbe aver indotto un minore a scalare le tappe del Blue Whale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X