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Attenti: fra i ragazzi di oggi
la violenza conquista terreno

L’incredibile vicenda di Osimo, le amicizie che diventano omicidi e il “gioco” della “Balena Blu” che a mano a mano spinge al suicidio

 

di Giancarlo Liuti

Sempre più numerosi sono i ragazzi che vanno quasi in sollucchero per la violenza, una parola latina, questa, nella quale spicca la “vis”, cioè la “forza”. Delle idee? No, delle mani e a volte dei coltelli. Nella cronaca di ogni giorno, e sto parlando della tranquilla “Civitas Mariae”, non manca la prodezza di qualche ragazzo (quindici, sedici, diciott’anni) che da solo o in un gruppo di amici – piccole “gang” – sia protagonista di una lite, una scazzottata, un atto vandalico, l’imbrattamento di muri, lo sfregio di una statua. Cose da perdonare, in fondo. Esuberanze di gioventù. Ma accade di peggio. Per esempio che a Macerata studenti di “Erasmus” – un programma di “mobilità culturale” per ragazzi universitari! – s’introducano nel deposito di una parrocchia, vi trovino un vecchio crocifisso di legno e si divertano a staccargli le dita. Sta attento a non esagerare, dico a me stesso. D’accordo. Come negare però che la violenza, oggigiorno, sia un diffuso modo di manifestarsi – a cominciare dal linguaggio – delle generazioni giovanili? Basta, comunque, con questo discorso troppo generico, dal quale trapelano inaciditi umori di un vecchio come me.

Valerio Andreucci

Ma c’è il peggio del peggio, e assurdamente si arriva all’omicidio. I lettori di questo e di altri giornali sapranno di un fatto che ha dell’incredibile, ossia che l’appena ventenne (un ragazzo, no?) Valerio Andreucci, un fantino alle dipendenze di Olindo Pinciaroli col quale, come dimostrano recentissime foto, era legato da un’affettuosa e sorridente amicizia – entrambi assidui frequentatori di ippodromi – l’ha ucciso con una coltellata al cuore e nemmeno lui, forse, sa spiegarsene la ragione, anche se subito dopo s’è “giustificato” dicendo di essersi “sballato” per troppa cocaina o – altra versione, ma falsa – di essere stati aggrediti, lui e Olindo, da quattro zingari. Tutto questo dalle parti di Osimo. L’unica cosa vera, comunque, è che Valerio ha ucciso l’amicissimo Olindo. Violenza al massimo grado, dunque. E misteriosa. Un mistero satanico, impossibile da svelare se non si riesce a capire cos’è che non va nell’animo del ragazzo Valerio. Gli effetti di un mondo capovolto? La futilità, l’incoscienza, l’incapacità di distinguere il male dal bene, una folle idea di libertà che s’è trasformata nel poter fare qualsiasi cosa?

E si pensi al “Blue Whale” (Balena Blu), un gioco o, meglio, una gara fra ragazzi che consiste nel procurarsi ferite sempre più numerose e profonde finché i concorrenti via via si arrendono per il dolore e ne rimane uno solo, il vincitore. Una gara che se riesce bene conduce chi la vince quasi alle soglie del suicidio. Violenta, no? Certo. Non tutti, ovviamente, ma non pochi nostri ragazzi si “divertono” così. La violenza, insomma, li rende felici, come una volta ci rendeva felici donare un mazzo di fiori a una compagna di scuola nella speranza che lei ci ringraziasse con un castissimo bacio.

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