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Sanità Marche, il consigliere Traversini
si autosospende dal gruppo regionale Pd

POLITICA – La decisione è arrivata dopo l'adozione da parte della giunta del Piano socio-sanitario, che ha riconosciuto l'ospedale di Pergola (ed anche quello di Amandola) come presidio sanitario di "area disagiata". «Passaggio inaccettabile: perché Pergola sì e altri territori no?»

Il consigliere regionale del Pd, Gino Traversini, presidente della commissione regionale Sviluppo economico

 

Il consigliere regionale Gino Traversini si è autosospeso dal gruppo regionale del Partito democratico. E l’ennesima spaccatura nella maggioranza è servita. La decisione arriva oggi dopo l’adozione da parte della giunta del Piano socio-sanitario, che ha riconosciuto l’ospedale di Pergola (ed anche quello di Amandola) come presidio sanitario di “area disagiata”. L’inserimento del nosocomio pesarese nel documento che detta la linea del settore sanitario è arrivata last minute sui tavoli della Giunta e sarebbe stato votato da alcuni assessori quasi a scatola chiusa nella seduta di ieri. «Un atto pesante e amaro il mio, ma penso sia dovuto dopo l’approvazione del Piano socio-sanitario in giunta − spiega alla Dire Traversini −. C’è un passaggio che per me è inaccettabile e che andava trattato in maniera diversa. Si riconosce Pergola come ospedale di area disagiata, ma senza definire quali sono i criteri che consentono di rientrare tra le aree disagiate. Non è una questione definitiva: il Piano va discusso in commissione Sanità e poi in Consiglio come previsto dalla risoluzione approvata la scorsa settimana dall’Assemblea legislativa. Se l’atteggiamento del gruppo su questa questione cambia, allora cambierò anch’io idea. Se non va così, la sospensione diventerà definitiva e rimetterò anche il mandato da presidente della commissione Sviluppo economico».

Il Piano socio-sanitario ora approderà in commissione da dove inizierà l’iter delle audizioni prima della votazione finale in Consiglio regionale. Traversini chiede che nel corso della discussione vengano previste le modifiche necessarie ad individuare i criteri per il riconoscimento di area disagiata. «Se dal confronto venisse fuori che, in base ai criteri adottati, Pergola è area disagiata è bene che sia Pergola ma occorre stabilire i criteri così che il resto del territorio sappia perché Pergola sì e altri territori no − continua Traversini −. Serve equità altrimenti si fanno dei danni. Si commette un doppio errore inserendo Pergola e Amandola come area disagiata direttamente nel Piano. Ma se su quest’ultima probabilmente ci sono i parametri necessari, su Pergola, rispetto ad altri ospedali, non mi risulta. Non voglio creare una guerra tra territori ma non si può dare un riconoscimento del genere senza definire criteri».

Traversini ricorda che l’anno scorso i sindaci dell’area del Montefeltro chiesero il riconoscimento di area disagiata per l’ospedale di Sassocorvaro in base a quanto previsto dal decreto Balduzzi. Oltre a Sassocorvaro ci sono numerosi piccoli ospedali delle aree interne riconvertiti in strutture di comunità con la riforma regionale che potrebbero richiedere il riconoscimento di area disagiata. Tra questi, per citarne alcuni, Cagli, Fossombrone, Cingoli e Camerino. «Gli è stato risposto di no perché non c’erano i requisiti necessari − conclude il consigliere −. In base a quali criteri invece Pergola è stato inserito?».

La sanità si conferma terreno di scontro per una maggioranza regionale sempre più in crisi e questa spaccatura arriva a stretto giro dalla faida interna sul riconoscimento dell’ospedale di Marche Nord, una volta costruito, come presidio di II livello. Decisione affidata ad una delibera di Giunta a novembre e fortemente osteggiata dai consiglieri di maggioranza di Ancona, che ne avevano chiesto il ritiro, con un atto dal sapore di mozione di sfiducia verso il governatore ed assessore alla Sanità, Luca Ceriscioli. In quel caso, allo strappo era stata messa la pezza di una risoluzione approvata due settimane fa in Consiglio che salvava le apparenze, rinviando ogni decisione al Piano socio sanitario.

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