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Blitz alla Solidalea, multa e chiusura
«Ma noi non siamo un circolo
Facciamo riabilitazione»

ANCONA - La municipale ha contestato alla polisportiva il mancato rispetto delle norme anti Covid, in particolare l'apertura del circolo-bar. Sanzione di 400 euro e cinque giorni di stop. Ma il referente spiega che la struttura svolge attività per persone con problemi mentali ed ex detenuti, collaborando con Comune e Asur: «C'è un problema di interpretazione»

Foto d’archivio

 

Chiusura per cinque giorni e multa di 400 euro alla polisportiva Solidalea, struttura di riabilitazione di Ancona. Il blitz della municipale c’è stato ieri pomeriggio. Sei gli agenti che si sono presentati in quello che è conosciuto come Cafè Basaglia, nel quartiere di Montedago, via Sacripanti, vicino al campo di baseball in una bella zona al centro di un parco dove in genere sostano le famiglie con bambini. Gli agenti hanno trovato il bar della struttura aperto e quattro non soci che stavano bevendo una birra. Da qui la multa e il provvedimento di chiusura per cinque giorni, come stabilito dall’ultimo Dpcm del 14 gennaio. Il referente Roberto Grelloni ammette «il peccato veniale» di un ragazzo che ha servito quelle quattro persone e quindi si dice anche disposto a pagare la multa.  «C’è stato un disguido, abbiamo imparato la lezione». Ma il punto non è questo, quanto piuttosto quello di come deve essere considerata la polisportiva. Perché la struttura svolge attività di riabilitazione e integrazione sociale per persone con problemi mentali ed ex detenuti, collaborando anche con l’Asur e il Comune stesso.  Quindi, se fosse considerata così avrebbe tutte le carte in regola per restare aperta, se invece fosse considerata come un normale circolo allora dovrebbe restare chiusa. «Speriamo di fare chiarezza sul nostro ruolo – dice Grelloni – se la nostra struttura viene interpretata solo come circolo, allora ha ragione la municipale. Sennò abbiamo ragione noi. Certo è che le strutture come le nostre che, in questo momento storico importante ed in cui questi problemi sono notevolmente aumentati, eseguono questo lavoro di vicinanza alle persone con problemi di salute mentale dovrebbero essere incentivate e non costrette a pagare una somma che spesso non possiedono ed a chiudere un servizio essenziale».

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