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«Che rete ospedaliera vuole la Regione?
Più che diffusa è sanità confusa»

L'INTERVENTO - «La giunta promette a tutti il suo ospedale rafforzato. Ma sta promettendo troppe paia di scarpe, e ricorda quello che faceva Achille Lauro in Campania. Clamoroso l’esempio delle emodinamiche: bastano quelle che ci sono ma ne sono state promesse e finanziate due in più. Però non sono in grado di mettere a disposizione in tempi accettabili visite cardiologiche ed ecocardiografie»

 

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Claudio Maria Maffei

 

di Claudio Maria Maffei*

Una premessa mi pare utile. Non faccio politica e ho a lungo e pubblicamente criticato la gestione della sanità della precedente Giunta. Quel che scrivo qui tenta unicamente di aiutare a capire dove sta andando la politica sanitaria delle Marche cercando di squarciare quel pesante velo di propaganda con cui l’attuale Giunta assieme alla maggioranza che la sostiene copre la pericolosa inadeguatezza della sua politica sanitaria. Cercherò di farlo facendo riferimenti precisi.

L’ospedale Carlo Urbani di Jesi

Torniamo allora a parlare di ospedali. A seconda del giorno e del giornale si sente Saltamartini parlare di dodici ospedali per acuti, di solito definiti “di primo livello” (li ricordo sempre per evitare equivoci: Urbino, Fano, Pesaro, Senigallia, Jesi, Fabriano, Macerata, Civitanova, Camerino, Fermo, San Benedetto e Ascoli). Poi a volte aggiunge «più ovviamente Torrette» mentre altre volte aggiunge «più ovviamente Torrette e l’Inrca».

Poi si ricorda di San Severino definito l’unico ospedale di base della Regione. Poi si ricorda degli ospedali di area disagiata Pergola e Amandola su cui vengono investite importanti risorse comprese quelle per blocchi operatori di cui è difficile immaginare la futura piena operatività visto come stanno messi i blocchi operatori degli ospedali maggiori. E poi in questo clima si buttano lì dagli ambienti di maggioranza ipotesi per il recupero ad una funzionalità ospedaliera di alcuni dei piccoli ospedali riconvertiti come Cagli e Sassocorvaro. Del resto non era stato proprio Salvini a promettere in campagna elettorale la riapertura di tutti i piccoli ospedali?

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L’assessore Saltamartini

Ma a questo punto si può sapere finalmente che rete ospedaliera questa Giunta vuole davvero? Non solo quanti ospedali, ma dove, con quali precise funzioni e quale personale. Basta con lo slogan «no agli ospedali unici e sì a una sanità diffusa» perché gli ospedali unici non li ha mai voluti nessuno e la sanità diffusa è quella dei servizi territoriali. La precedente Giunta non voleva gli ospedali unici, ma voleva solo integrare – facendo bene – sei ospedali vecchi in tre nuovi ospedali (Pesaro-Fano, Macerata-Civitanova, Ascoli-San Benedetto).

ospedale-fermoPurtroppo alla programmazione questa Giunta preferisce le promesse facendo un po’ come si diceva facesse a suo tempo a Napoli Achille Lauro che dava ai suoi elettori una scarpa subito e l’altra se veniva eletto.

Così fa questa Giunta che promette a tutti il suo ospedale rafforzato… poi si vedrà se dargli la seconda scarpa: quello che serve per farlo funzionare. Ma sta promettendo troppe paia di scarpe. Basti l’esempio clamoroso delle emodinamiche. Che bastino quelle che già ci sono (Ancona Torrette, Pesaro, Macerata e Ascoli) lo sa anche Saltamartini che ha dichiarato qualche mese fa che per il Decreto Balduzzi (e quindi per gli standard delle Società Scientifiche) ne basterebbero quattro, ma lui si batterà lo stesso per portarle a 5. Peccato che nel Masterplan di edilizia sanitaria aggiornato ci sono oltre alle due sale di emodinamica nel nuovo ospedale di Fermo anche sale di emodinamica nel nuovo Inrca a sud di Ancona. Quindi sono state promesse (e finanziate) due costosissime paia di scarpe in più che probabilmente non sono giustificate senza alcuna analisi tecnica.

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Manuela Berardinelli, presidentessa dell’associazione Afam Alzherimer Uniti Marche

E la sanità diffusa quella vera, quella dei servizi territoriali? Saltamartini e questa Giunta non sanno nemmeno che esiste. C’è qualcuno che li ha mai sentiti parlare ad esempio di servizi per le demenze? Servizi che diano una risposta a un problema drammatico che vivono tante famiglie? Problema che ha trovato ad esempio grande sensibilità a Macerata che si è costituita come Città amica delle persone con demenza, grazie alla infaticabile iniziativa di Manuela Berardinelli, presidentessa dell’associazione Afam Alzherimer Uniti Marche onlus. Ma lo stesso vale per la salute mentale per non parlare della neuropsichiatria infantile. Problemi che devastano le famiglie, a cui poco servono gli ospedali e a cui la politica non pensa per niente.

L’idea che la sanità diffusa sia quella degli ospedali è il segno di una grave arretratezza culturale della Giunta e dell’Assessore Saltamartini che mentre promettono emodinamiche diffuse che avranno difficoltà a funzionare non sono in grado di mettere a disposizione in tempi accettabili visite cardiologiche ed ecocardiografie.

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La giunta regionale

Telefonare al Cup per rendersene conto. E il privato così cresce e diventa spesso l’unica possibile risposta al cittadino. Ricordiamoci che nelle Marche in un anno si ricovera in un reparto per acuti un marchigiano su 10 circa e ci sta 7-8 giorni, ma in compenso hanno continuamente bisogno di assistenza più di 30mila persone con demenza, almeno 25mila persone con scompenso cardiaco e/o broncopneumopatia cronica, più di 100mila persone con diabete, quasi 400mila persone con l’ipertensione di cui una parte ignora di averla e 100nila persone con un tumore, di cui parte in corso di trattamento, in parte in follow-up e in parte guarite. Invece oltre 20mila persone sono in carico ai Dipartimenti di Salute Mentale. A queste persone serve una sanità territoriale diffusa vera, non quella fatta solo di ospedali.

*Medico e dirigente sanitario in pensione

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