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Whirlpool, presidio ad Ancona:
«Subito il tavolo al Mise e il conflitto
ucraino va fermato con la diplomazia»

UNA DELEGAZIONI di circa 50 lavoratori dello stabilimento di Melano con i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm, stamattina dopo il flash mob in Piazza del Papa è stata ricevuta in Prefettura dal vice prefetto Simona Calcagnini. Espressi forti timore sulla possibile dismissione dei siti della multinazionale in tutta l’area Emea dopo la chiusura dello stabilimento di Napoli e la cessioni ad Arçelik di quelli di Russia e Kazakistan. «La fabbrica di Fabriano serve per un 15-20% della produzione proprio il mercato di questi Paesi»

La delegazioni di lavoratori della Whirlpool dello stabilimento di Melano di Fabriano stamattina in Piazza del Papa

 

Ricevuta stamattina dal capo di gabinetto della Prefettura, il vice prefetto Simona Calcagnini, la delegazioni di circa 50 dipendenti della Whirlpool di Melano-Fabriano, mobilitati  con i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm in una flash mob in piazza del Papa ad Ancona. I lavoratori, in concomitanza con analoghe manifestazioni ad Ascoli Piceno per lo stabilimento di Comunanza e a Caserta per quello di Carinaro, questa mattina ad Ancona sono tornati a sollecitare la necessità di una urgente convocazione dal Ministero dello Sviluppo Economico di un tavolo di confronto con la multinazionale per chiarire se intenda continuare una graduale dismissione del gruppo in tutta l’area Emea dopo la chiusura dello stabilimento di Napoli e la cessioni ad Arçelik di quelli della Russia e del Kazakistan. A rischio in questo caso ci sarebbero molti posti di lavoro. A Varese e Siena la medesima iniziativa è programmata per il 15 luglio.

Il vice prefetto ha garantito alle maestranze che invierà una relazione con le richieste a Roma. «Abbiamo illustrato la situazione ed espresso le forti preoccupazioni per quello che sta avvenendo con la richiesta di convocare al più presto il tavolo al Mise. – spiega Piepaolo Pullini della segreteria Fiom di Ancona, referente di Fabriano – Magari avviando una discussione preventiva con Whirlpool si potrebbe anche chiedere alla multinazionale di che cosa ha bisogno per restare in Italia. Abbiamo anche rivolto al governo la richiesta di risolvere, attraverso i canali diplomatici e non attraverso l’invio di armi, la guerra in Ucraina. La popolazione ucraina sta vivendo una tragedia umanitaria e le conseguenze di questo conflitto bellico si ripercuotono su tutto il resto del mondo perché in un mercato globabilizzato, soprattutto se parliamo di multinazionali, inevitabilmente gli equilibri cambiano. Lo stabilimento di Melano per un 15-20% serve proprio il mercato di Russia, Kazakistan e Ucraina che al momento è completamente fermo. Stiamo lavorando a metà della capacità produttiva. O si risolve anche il conflitto bellico non alimentando la guerra con l’invio di armi, altrimenti diventa tutto più complicato e dovremo aspettarci eventuali scelte drastiche non solo da Whirlpool ma anche da altri gruppi» sottolinea Pullini

Nello stabilimento di Fabriano, in particolare, metà fabbrica al momento è in ferie per via delle chiusure collettive, una parte dei lavoratori è in cassa integrazione. Anche per questo al momento è stato deciso di non intraprendere un nuovo percorso di ore di sciopero dopo quello già svolto per la chiusura del sito di Napoli.

«Il facile silenzio di Whirlpool e del Mise rispetto alla nostra richiesta di convocazione di un tavolo per confrontarci su quanto dichiarato lo scorso aprile dal Board americano, circa la possibile revisione strategica dell’asset industriale in tutta l’area Emea (europa, Medio Oriente e Africa) continua. – sottolineano in una nota le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm – La scelta della vendita o di altre opzioni ibride è sempre più possibile. Infatti l’accordo di cessione al gruppo concorrente turco Arçelik della totalità delle attività produttiva e commerciale di Russia e Kazakistan, rafforza drammaticamente la preoccupazione ai 5000 dipendenti Whirlpool. Questa dismissione, di un’area che rappresenta il 10-15% del fatturato del gruppo in area Emea, segue la chiusura di fatto di altri due stabilimenti, uno virtuale che ha coinvolto il settore impiegatizio di Cassinetta e Fabriano con 300 uscite, l’altro lo stabilimento di Napoli, con 357.addetti. Ricordiamo che il gruppo gode di ottima salute economica e finanziaria. Lo scorso febbraio ci hanno presentato dati consuntivi del 2021 molto positivi (+13% le vendite e + 16% il fatturato Emea). Tutti i prefetti oggi hanno ascoltato questa drammatico scenario rispetto ai siti produttivi territoriali, impegnandosi a contattare il Mise per sollecitare al più presto un incontro. Le risorse del Pnrr devono essere destinate, non solo per sostenere nuovi progetti industriali, ma anche per rafforzare tessuti industriali in cui il nostro paese mantiene un forte leadership».

 

 

 

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