di Emanuele Garofalo
(foto e video di Giusy Marinelli)
Ci sono i marchigiani che resistono, ci sono gli sfollati che temono di non ritornare a casa propria, ma c’è anche chi decide di opporsi al sisma, muovendosi in direzione ostinata e contraria. E’ la storia di Raffaele Pozzi: da Como si è trasferito a San Ginesio con la sua compagna, e qui vogliono rimanere, nonostante il terremoto. “Ci ha spinto a trasferirci a San Ginesio un progetto di vita di reinsediamento delle aree interne” spiega Pozzi. “Poi ci sono state le due scosse, dopo qualche ora di titubanza, ci siamo interrogati su cosa fare, e abbiamo deciso di rimanere. E’ stata la reazione del popolo marchigiano a convincerci. Abbiamo visto la solidarietà e l’umanità incredibile, oltre ogni bene materiale andato distrutto” racconta Pozzi. Dopo il sisma, Pozzi e la sua compagna sono stati ospitati da un agricoltore, sempre a San Ginesio. Stamattina era insieme alla rete Terre in Moto per manifestare davanti alla Regione (leggi l’articolo). “Cosa ci aspettiamo? Che il popolo dei Sibillini venga ascoltato. Un piano di ricostruzione calato dall’alto sarebbe un dramma sociale – risponde Raffaele -. Questo territorio così fragile è vivo grazie all’amore di queste persone, questo popolo ha diritto di essere partecipe della ricostruzione”. Pozzi e la compagna resteranno qui al fianco dei marchigiani. “Figli? Non ne abbiamo per ora, ma ne vorremmo uno, sperando di poterlo crescere nelle Marche”.
La rabbia dei terremotati in Regione “contro la strategia dell’abbandono”
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