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Sciacalli d’arte: due arresti
e salvati beni per 2,7 milioni

ANCONA – I carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale hanno svelato l’attività che nell’ultimo anno è stata svolta per tutelare i beni artistici colpiti dal terremoto. Ora i pezzi sono in cura nel centro di restauro allestito alla Mole nel capoluogo

I carabinieri illustrano l’attività del nucleo tutela patrimonio culturale

Da sinistra, il comandante della comapgnia di Ancona Ibba, il comandante provinciale Caporossi, il comandante Ntpc Grasso e il luogotenente Sergi

 

di Giampaolo Milzi

La terra ha tremato, loro mai. Anche se erano, e sono ancora chiamati ad un impegno che, per complessità e vastità di sforzi, sfiora il sovrumano. Del resto è altissimo il bilancio degli sforzi profusi dall’agosto al dicembre 2016 da decine e decine di carabinieri in tutta una serie di attività volte alla salvaguardia e al recupero di opere d’arte e comunque di gran valore, così come alla repressione e prevenzione dei reati che queste perle di memoria storica attirano come mosche, soprattutto in periodi emergenziali come quello profondamente segnato dal sisma che ha colpito le Marche e in genere l’Italia centrale. Interventi compiuti in gran parte in tutte le province della nostra regione ma anche in quelle abruzzesi di L’Aquila e Teramo. Parlano chiaro i numeri di questo bilancio, che per quanto riguarda il capitolo relativo alle zone vittime del terremoto si esprime con queste cifre: 153 gli interventi effettuati; 689 e 668, rispettivamente, i dipinti e le sculture recuperati; 1929 i beni ecclesiastici messi in salvo; ben 74.359 quelli archivistici (documenti, libri, manoscritti) anch’essi tornati in regime di piena sicurezza e custodia. Molto significativa anche la cifra complessiva frutto del lavoro investigativo e d’indagine foriero di numerose denunce e due arresti: vale 2 milioni e 754mila euro la raccolta di beni assicurati alla Giustizia come frutto dei traffici pirateschi e degli illeciti stroncati.
Un bilancio presentato e illustrato ieri mattina ad Ancona nel corso di una conferenza stampa tenutasi al Comando provinciale dell’Arma di Ancona, che ha visto protagonisti i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale (Ntpc, con sede nel capoluogo dorico) competente per le Marche e l’Abruzzo, guidati dal maggiore Carmelo Grasso, e l’estemporanea, bellissima esposizione di una piccola parte delle opere oggetto del felice intervento di soccorso.

San Sebastiano in legno

Alcuni esempi di quelle che abbiamo potuto ammirare: il San Sebastiano in legno policromo del 1500 prelevato dalla Chiesa di Castel Fantellino, frazione del Comune di Ussita (MC); la Croce, anch’essa in legno e del XVI secolo, pregevolmente dipinta secondo un manierismo orientaleggiante, asportata dal Palazzo Comunale nel centro di Ussita; stupefacente anche un’altra Croce, molto particolare per la sua parte finemente lavorata in madreperla mista a legno su supporto di pietra, portata via dai carabinieri dal Monastero delle Clarisse di Santa Chiara a Camerino (MC), caratterizzata da forte influenze bizantine. Alcune di queste meraviglie sono ora alla Mole Vanvitelliana di Ancona, oggetto di prime cure urgenti alle quali seguiranno i veri e propri restauri. Alla Mole è attivo infatti da mesi una sorta di “pronto soccorso” con numerosi specialisti; un laboratorio che nel periodo agosto-dicembre 2016 ha operato su circa 250 opere, decine e decine quelle oggetto di interventi nei mesi scorsi. Delocalizzata invece all’Archivio di Stato di Ancona una inestimabile raccolta di documenti provenienti da Visso, che coprono ben mille anni di storia.

Croce del monastero delle Clarisse di Santa Chiara a Camerino

In mostra per un giorno al Comando provinciale carabinieri di Ancona altre sculture, dipinti e preziosi documenti prelevati da immobili danneggiati dal terremoto a Castelsantangelo sul Nera (MC), Ussita (MC), Pievebovigliana (MC), Camerino (MC). Tra le opere non esposte, ma sempre reduci dal terremoto, Il Crocefisso seicentesco proveniente dalla chiesa di San Rocco a Pretare, frazione di Arquata del Tronto (AP), già restaurato e di altissimo valore devozionale; e l’imponente pala d’altare settecentesca raffigurante il martirio di San Vito, recuperata nella Chiesa collegiata di Monte San Vito (AN) e ricoverata in buone condizioni nella sede della Diocesi di Senigallia.
Anche dalla sezione del bilancio operativo concernente l’attività di repressione sono stati mostrati alcuni dei 980 beni antiquariali, archivistici e librari illecitamente trafugati nelle province di Ancona, l’Aquila, Ascoli Piceno, Fermo, Pesaro Urbino e Pescara. Gli altri numeri del bilancio relativo agli illeciti penali: recuperati 50.780 reperti archeologici (di cui 50.128 interi e 650 frammentati) e 7.551 paleontologici; sequestrate 8 opere d’arte contemporanea contraffatte; 141 le persone denunciate a piede libero, di cui 70 per reati in danno al paesaggio (abusi edilizi, costruzioni in violazione di vincoli); due gli arresti, riguardanti un marocchino che aveva compiuto dei furti in una chiesa in provincia di Macerata ed un’altra persona responsabile di aver violato il regime di arresti domiciliari cui era sottoposta trovata in possesso di anfore destinate probabilmente alla ricettazione.

Croce recuperata dal palazzo comunale di Ussita

Tre operazioni vanno particolarmente sottolineate: s’intitola “De numero testium in testamento requisito” il libro del 1566 ritrovato in una abitazione privata a San Benedetto del Tronto (AP) e oggetto di un furto compiuto in una biblioteca a Gravina di Puglia (Ba) addirittura nel 1969; vari gli oggetti ecclesiastici (databili tra il XVII e il XVIII secolo) illecitamente asportati da varie chiese delle Diocesi marchigiane (e lì ricollocati) poi requisiti dopo che un antiquario sanbenedettese li aveva venduti in varie città, tra cui Firenze, Perugia, Bologna, Roma e Genova; in una casa d’aste di Genova è stata individuata una pala d’altare raffigurante Sant’Omobono (XVIII secolo) che era stata trafugata nel lontano1993 dalla Chiesa di Santa Maria della Tomba a Sulmona (AQ).
E ancora, altri numeri riguardanti l’attività preventiva e di controllo: 6 verifiche di sicurezza in musei, biblioteche e archivi; 19 le are archeologiche controllate, 40 quelle paesaggistiche; 62 ispezioni in negozi e attività di antiquariato, 10 gli accertamenti nei mercati e nelle fiere antiquariali; 581 i beni culturali identificati e raffrontati grazie alla banca dati nazionale curata dal comando dall’Arma dei carabinieri Ntpc di Roma.
Alla conferenza stampa di ieri erano presenti, tra gli altri, oltre al comandante Grasso dell’Ntpc di Ancona, il comandante dei carabinieri della provincia di Ancona Stefano Caporossi, lo storico dell’arte Pierluigi Moriconi della Soprintendenza unica delle Marche con sede ad Ancona, la direttrice dell’Archivio di Stato di Ancona Maula Sciri. In tutte le loro attività i carabinieri dell’Ntpc di Ancona hanno operato assienme ai colleghi dei Ntpc di Napoli, Bologna, Monza e Venezia e con militari tratti dalla Task Force carabinieri “Unite4Heritage”, i cosiddetti Caschi Blu della cultura.

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