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Piante del tribunale
“condannate a morte”,
«Il ministero non ha risorse»

ANCONA – Rimosso tutto il verde ornamentale del palazzo di giustizia dopo mesi di agonia per la mancata irrigazione. Non ci sono i fondi per la manutenzione del sistema automatico di innaffiamento

di Giampaolo Milzi

Dove non passa il ministero non cresce più un filo d’erba. E’ il caso del Palazzo di Giustizia che si affaccia ad Ancona in corso Mazzini. Morte stecchite da mesi tutte le decine e decine di piante e pianticelle, per lo più rampicanti e pensili, che fin dalla re-inaugurazione del grande edificio, realizzato nel 1884, avevano reso meno grigi, opprimenti e asfissianti il colpo d’occhio e l’atmosfera interni. Lo avevamo notato da un po’, questo “effetto Attila”. E ci abbiamo voluto veder chiaro. “Secondo le ultime direttive del ministero della Giustizia non ci sono fondi a disposizione per la manutenzione del verde al Tribunale di Ancona”, ci hanno detto senza mezzi termini il suo presidente, dott. Giovanni Spinosa, e il suo direttore amministrativo, dott. Luigino Pisello. I quali ci hanno ricevuto con grande cortesia, per chiarire quello che era diventato un giallo-nero di questa estate. “Sono contento che la stampa si interessi di questo caso che a noi sta molto a cuore. Caso rientrante nel decoro dell’immobile, che abbiamo posto all’attenzione dell’ultima Conferenza Permanente, ma senza successo, non ci sono risorse economiche ministeriali”, ha spiegato il presidente Spinosa. Un organo di altissimo livello, la Conferenza Permanente. Guidata dal presidente della Corte d’appello, composta, fra gli altri, dal procuratore generale della Repubblica (sempre presso la Corte d’appello), dal presidente e dal dirigente amministrativo del Tribunale di Ancona, dal presidente dell’Ordine degli avvocati delle Marche), gestisce – seguendo le direttive generali del ministero della Giustizia – le risorse finanziare indirizzandole verso interventi che riguardano le strutture giudiziarie.

Come si erano ridotte le piante del tribunale negli ultimi mesi prima della rimozione

E visto il pollice verso delle direttive ministeriali arrivate da Roma, alla fine del giugno scorso agli addetti del Tribunale di Ancona non è rimasto che rimuovere qualche quintale di essenze arboree secche da settimane, e quindi quell’effetto “bio-cadaverico” risultato del colore marroncino chiaro che le caratterizzava. Un’opera di bonifica, diciamo così, che ha riguardato tutti i cornicioni-vasca che corrono lungo i ballatoi dei quattro piani del palazzo del Tribunale. Uniche superstiti, le piante finte della cornice del terzo piano e qualcuna, artificiale anch’essa, al piano terra nei pressi dell’ingresso. Un campanello d’allarme, sul futuro della manutenzione del verde, era già suonato in realtà due anni fa. Quando la relativa manutenzione e gestione fondi era passata dal Comune di Ancona, proprietario dell’edificio, al ministero della Giustizia, che ce l’ha in affitto. Come ha precisato il direttore amministrativo del Tribunale, dott. Pisello. Un cambio di competenze che si è rilevato una condanna a morte botanica. Già, ma a quando una possibile resurrezione dei bio-arredi, così come erano stati concepiti nell’ambito del progetto originario di ristrutturazione del palazzo? “Con rammarico non posso fornire una risposta”, ha confessato il presidente Spinosa. Resta la speranza che il caso non passi in giudicato e venga quindi archiviato definitivamente.

Nessuno le annaffia, tutte secche le piantine del tribunale

 

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