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Prestiti a imprenditori con
tassi di interesse fino al 400%:
condannati genero e suocero

ANCONA - Il collegio penale ha inflitto ai due imputati, accusati di usura ed estorsione, una pena di 3 anni e 10 mesi ciascuno. Nella rete dei parenti sarebbero finiti decine di privati e imprenditori in difficoltà, operanti sia in Vallesina che nell'area di Filottrano

Il tribunale

Usura ed estorsione ai danni di imprenditori alle prese con la crisi economica e privati: condannati due strozzini, suocero e genero. Per entrambi, residenti a Filottrano, il collegio di giudici ha stabilito una pena di 3 anni e 10 mesi di reclusione. Il pm Irene Bilotta aveva chiesto 6 anni di carcere. Gli imputati, difesi dall’avvocato Alessio Giovanelli, dovranno risarcire una delle vittime, il titolare di un bar di Filottrano costituitosi parte civile, una provvisionale di 110 mila euro. Tra il 2012 e il 2013 sarebbe stato proprio lui una delle vittime preferite dei due imputati, 83 e 55 anni. In un solo anno, sarebbe finito nella rete degli usurai 34 volte, a fronte di un prestito complessivo di circa 70 mila euro. In un’occasione, l’uomo sarebbe anche stato minacciato per i soldi avuti e mai restituiti secondo le condizioni stabilite dagli strozzini. Oltre al barista, nel mirino dei parenti ci sarebbero stati anche piccoli imprenditori residenti in Vallesina e nell’area di Filottrano. In totale, il giro di usura avrebbe compreso un monte affari di circa mezzo milione di euro. Anche con prestiti di poche migliaia di euro, i tassi di interesse potevano spaziare dal 30% al 400%. Al processo, inizialmente, c’erano altre due parti civili. Una volta risarcite, sono uscite dal procedimento. L’indagine era stata portata avanti dalla Guardia di Finanza dopo una denuncia anonima recapitata ai militari dove si faceva cenno a un giro di usura che coinvolgeva tanti piccoli imprenditori in serie difficoltà economiche. Da lì, erano iniziati gli accertamenti che avevano portato all’arresto dei due strozzini, dopo una serie di perquisizioni e intercettazioni telefoniche. Nelle loro case erano state trovate delle rubriche contenenti i destinatari delle somme elargite e l’ammontare del prestito. Al vaglio della magistratura ara finita anche una terza persona, un bancario accusato di favoreggiamento, che aveva deciso di patteggiare senza arrivare fino al dibattimento.

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