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Martina Capriotti la ricercatrice scelta
da National Geografic e Sky
per studiare le microplastiche in Adriatico

INQUINAMENTO - La studiosa, originaria di San Benedetto e formatasi tra l'Università di Camerino e la Politecnica delle Marche, partirà a giugno con il suo lavoro innovativo per quest'area del Mediterraneo. I dati saranno disponibili tra circa un anno. È stata ricevuta dal presidente della Regione

La ricercatrice Martina Capriotti

 

Si chiama Marilena Capriotti ha 31 anni, è marchigiana, di San Benedetto del Tronto, ed è l’unica italiana ad aver vinto il bando finanziato da National Geographic e Sky Ocean Rescue per portare avanti il suo progetto di ricerca sugli inquinanti chimici e le microplastiche presenti nel medio Adriatico. Un progetto innovativo per quest’area del Mediterraneo, in particolare per il metodo di ricerca utilizzato che abbina lo studio degli inquinanti chimici, appunto, a quello delle microplastiche, tema quest’ultimo di estrema attualità. Un percorso formativo che si è snodato attraverso le facoltà del territorio: Camerino prima, con la laurea triennale in Biologia, Politecnica delle Marche poi, con il titolo magistrale in Biologia marina e poi di nuovo Camerino per il dottorato di ricerca (gruppo Mosconi-Palermo) ed ateneo nel quale svolgerà anche lo studio sostenuto da National Geographic e Sky Oceans Rescue. Brevetto da sub di terzo livello, quella di Martina Capriotti per il mare è una passione diventata poi oggetto di lavoro e di studio. La sua prossima “fatica” inizierà a giugno a bordo di una piccola imbarcazione con la quale effettuerà i campionamenti in mare – in particolare nel comparto marittimo di San Benedetto -, munita di uno speciale retino per microplastiche. Poi la ricerca continuerà nei laboratori dell’Università di Camerino.  «Il mio studio abbinerà la ricerca degli inquinanti chimici presenti in mare a quella delle microplastiche – spiega Capriotti –, questo perché si è visto come l’acqua non sia un ambiente favorevole per alcune categorie di componenti chimici, che tendono così ad accumularsi sulle superfici, comprese quelle delle microplastiche, e a bioaccumularsi all’interno di molti organismi marini. Dunque analizzerò anche quello che è attorno ai singoli frammenti di plastica recuperati in mare e gli effetti a livello biomolecolare che i composti

da sinistra il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Fabio Urbinati, il presidente della Regione, Luca Ceriscioli, e la ricercatrice Martina Capriotti

estratti sono in grado di provocare».

I risultati dello studio saranno pronti e disponibili tra circa un anno e potranno rappresentare oltre che materiale per la comunità scientifica, anche per le istituzioni e per la programmazione regionale in tema di tutela dell’ambiente marino e della sua valorizzazione. Ed i dati serviranno anche, nelle intenzioni della ricercatrice, per la sensibilizzazione della collettività verso la riduzione dell’abbandono delle plastiche in mare.

Il successo in ambito internazionale di Martina Capriotti e gli argomenti al centro del suo progetto di ricerca non sono passati inosservati a Palazzo Raffaello, tanto che il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, ed il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Fabio Urbinati, hanno voluto incontrare la giovane ricercatrice marchigiana per complimentarsi con lei, ma anche per conoscere più approfonditamente i contenuti dell’indagine.

«Conoscere lo stato di salute del nostro mare per poterlo difendere e preservare al meglio è per noi un aspetto fondamentale, considerando che esso rappresenta una risorsa insostituibile per il nostro territorio, dal punto di vista ambientale, ma anche da un punto di vista turistico ed economico-occupazionale – ha affermato il presidente della Regione, Luca Ceriscioli –. Il lavoro di Martina Capriotti, inoltre, non è solo interessante da un punto di vista scientifico-metodologico, ma anche per le sue capacità di applicazione pratica». Ha aggiunto Urbinati: «Un progetto di ricerca che ci rende anche orgogliosi perché elaborato e portato avanti da una dottoressa marchigiana formatasi nelle università del territorio, che confermano così l’eccellenza dei loro percorsi di studio e dei loro studenti. Una ricerca che, magari ampliando ancora il suo perimetro, potrà diventare strumento utile al territorio rispetto alla tutela dell’ambiente ed all’economia del mare, cluster di sviluppo imprescindibile per le Marche».

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