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L’intervista all’ambasciatore italiano in Albania:
prospettive di sviluppo e possibili collaborazioni

TIRANA - L'incontro con il massimo rappresentante italiano in Albania: suggerimenti per un approccio imprenditoriale nel Paese che si sta impegnando per un futuro ingresso in Europa. Su "Tipicità" un'importante considerazione: «È un valido sistema di fare concretamente rete tra imprese»

La delegazione di imprenditori ed amministratori a Tirana

 

di Nunzia Eleuteri

È arrivato al termine il programma della missione di Tipicità in Albania per la settimana della cucina italiana nel mondo. Si concluderà, infatti, questa sera con la cena di gala al Plaza Hotel di Tirana, il soggiorno albanese della delegazione marchigiana. Questa mattina gli imprenditori, accompagnati dal direttore di Tipicità, Angelo Serri, dal coordinatore Alberto Monachesi, e grazie alla straordinaria collaborazione del Capo Ufficio commerciale dell’Ambasciata, Serafino Stajano, hanno incontrato la direttrice dell’ufficio Ice, Elisa Scelsa, e il presidente della Camera di Commercio italiana in Albania, Antonio Nidoli, presso la sede della Camera di Commercio a Tirana.

Ai giornalisti, accompagnati dal Primo Segretario dell’Ambasciata italiana, Carlotta D’Amico, l’onore di visitare la residenza dell’ambasciatore e rivolgere alcune interessanti domande sullo stato delle relazioni bilaterali tra Italia e Albania.

L’ambasciatore italiano in Albania, Alberto Cutillo

Alberto Cutillo, è ambasciatore italiano in Albania da tre anni, esperto di tematiche europee tanto che nel 2013 ha coordinato il programma della presidenza italiana del consiglio dell’Unione Europea e successivamente è stato nominato vice direttore generale per l’Unione Europea e direttore centrale per l’Integrazione europea.

«Il rapporto tra i due Paesi è attivo da sempre – ha esordito – ma dagli anni ‘90 in poi, con la caduta del comunismo, si è certamente intensificato tanto che risultano oltre 30.000 le aziende di albanesi in Italia. L’economia è al centro di questo rapporto. L’Albania è politicamente stabile, con un’alternanza di governo abbastanza regolare che permette una buona programmazione. Ora anche le prospettive di investimento per le imprese italiane sono alte ma la raccomandazione che mi permetto di rivolgere agli investitori è di studiare e conoscere a fondo le norme in modo da non cadere in scelte affrettate. Le regole sono diverse da quelle europee – ha sottolineato l’ambasciatore – e quindi qualsiasi investimento da effettuare va ponderato raccogliendo informazioni necessarie prima di avviare qualsiasi attività».

Molte produzioni in Italia non hanno, purtroppo, economicità e quindi l’Albania può rappresentare oggi una soluzione per l’abbattimento di costi delle aziende italiane che guardano con interesse l’altra sponda dell’Adriatico per spostare, se non tutte, alcune parti di produzione.

«La capacità di fare impresa in Albania è cresciuta e questo è un valore aggiunto anche per gli imprenditori italiani che possono contare oggi in una collaborazione più qualificata – ha spiegato il rappresentante diplomatico italiano – Una collaborazione che potrebbe essere proficua per entrambi i Paesi in quanto creerebbe occupazione in Albania e renderebbe più sostenibili i costi di quelle parti di produzione che le imprese italiane potrebbero delocalizzare mantenendone altre in Italia. In questo quadro, penso che la presenza di Tipicità, qui, sia stata una importante apertura. Ho conosciuto da poco questa realtà ma ne sono rimasto ben impressionato perché è un valido sistema di fare rete, in modo concreto, affiancando imprese ed istituzioni».

Oggi l’Albania si presenta come un Paese in cui si respira una grande voglia di crescita. Tirana ha raggiunto in pochissimi anni due milioni di abitanti e, nonostante ciò, è una delle capitali più sicure: «Sì, è così – ha testimoniato l’ambasciatore Cutillo – non è il paese in cui tutto funziona alla meraviglia, certo, ma a livello di sicurezza, non ci sono problematiche rilevanti. L’Albania ha l’obiettivo di entrare in Europa. E il popolo albanese sta conducendo questo percorso con grande impegno. Per ora, è semplicemente un paese candidato, siamo all’inizio, si devono ancora aprire i negoziati e, quindi, prevedo un processo piuttosto lungo o quantomeno non imminente. La speranza è che l’Italia sia un alleato o sponsor principale di questa possibilità».

C’è una grande aspettativa in tal senso dovuta a tanti legami tra i due Paesi: economici ma anche culturali. Gli albanesi che dall’Italia sono rientrati, raccontano di avere avuto molto: dal lavoro alla formazione tanto che coloro che hanno avviato imprese e attività di ristorazione, stanno riscuotendo successo. Per non parlare degli studenti che sono cresciuti imparando come prima lingua straniera l’italiano. Girando in Albania, ci si può sentire come a casa: quasi tutti parlano la nostra lingua ed in modo fluente.

«Non abbiamo una vera e propria comunità italiana in Albania – ha illustrato l’ambasciatore – ci sono circa 2000/2500 persone che risultano agli archivi del consolato e dell’ambasciata come abitanti. Parallelamente si potrebbe stimare, però, un flusso di circa 10.000 persone giornaliere considerando che Tirana è collegata a ben 17 aeroporti italiani. Inoltre, i traghetti che partono dai porti albanesi sono tutti diretti in Italia».

Una novità, piuttosto recente, è il flusso di studenti italiani a Tirana dove l’Università Nostra Signora del Buon Consiglio, da poco più di un decennio, offre corsi di laurea decisamente all’altezza di quelli italiani, tanto che i docenti provengono dagli atenei di Bari, di Tor Vergata, di Milano, Bologna e Palermo. L’università cattolica in Albania ha, infatti, stipulato convenzioni con le università italiane sopra citate, rilasciando titoli di studio riconosciuti in entrambi i Paesi nelle facoltà di Economia, Scienze Politiche, Scienze Infermieristiche, Fisioterapia e nei corsi magistrali di Medicina, Odontoiatria e Farmacia. Ogni corso ha un numero di iscritti riservato agli studenti italiani che comunque debbono sostenere un esame di accesso.

Fino a pochi anni fa, l’Albania era il terzo Paese più povero al mondo. Non si può dimenticare che è vissuto negli anni ‘90 sull’aiuto alimentare perché persino i campi coltivati furono distrutti riducendo il paese alla miseria. Resta un paese povero, con l’1% del Pil italiano ma di certo mostra tutto l’impegno per una crescita.

I redditi pro-capite sono ancora molto bassi – ha concluso l’ambasciatore – e Tirana, che sicuramente è la città più benestante del Paese, ospita un terzo degli abitanti albanesi. Tra questi si sta formando una fascia media che può permettersi prodotti di qualità. E proprio questo target, che auspichiamo in crescita, potrebbe rivolgere l’attenzione alle eccellenze marchigiane che in questi giorni Tipicità ha portato in mostra in occasione della settimana della cucina italiana nel mondo».

 

La residenza dell’ambasciatore italiano in Albania

 

La delegazione di Tipicità impegnata in incontri istituzionali con ICE e Camera di Commercio

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