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Decreto sicurezza, le Marche
valutano il ricorso. Ceriscioli:
«Garantita a tutti assistenza sanitaria»

ANCONA – Dopo la discesa in campo di molte regioni «rosse» contro la legge bandiera del ministro Salvini, anche palazzo Raffaello ha dato mandato agli uffici di verificare la possibilità di fare istanza alla Consulta. Decisione maturata anche in seguito alla mozione sul tema depositata oggi dal presidente del Consiglio Mastrovincenzo e dai capigruppo di maggioranza

Il governatore, Luca Ceriscioli

 

 

«Ho già dato mandato agli uffici competenti di verificare i requisiti per il ricorso alla Corte Costituzionale sul decreto sicurezza». Parola del governatore Luca Ceriscioli, che inserisce così le Marche nel solco delle regioni «rosse» che stanno contestando la legge bandiera del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e che sembrano del tutto intenzionate a boicottarne l’applicazione. Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna hanno già deliberato il ricorso alla Consulta, il Piemonte lo ha annunciato, ma è ormai sicuro, mentre Calabria, Lazio e Basilicata lo stanno valutando, così come le Marche da oggi. A dare lo sprint finale a questa decisione di palazzo Raffaello è stata indubbiamente anche la mozione depositata questa mattina dal presidente del Consiglio regionale, Antonio Mastrovincenzo, e dai capigruppo di maggioranza – Fabio Urbinati (Pd), Gianluca Busilacchi (Art.1 – Mdp), Boris Rapa (Uniti per le Marche) e Luca Marconi (Unione di Centro), nonché dal vice capogruppo del Pd, Francesco Micucci – che impegna la giunta a «continuare ad assicurare i servizi sanitari ed assistenziali di competenza regionale finora erogati ai migranti interessati, stranieri entrati regolarmente nel territorio italiano ed ora improvvisamente posti dal Decreto sicurezza in uno status di limbo giuridico» e chiede, appunto, di verificare la possibilità di fare ricorso. Dopo la guerra interna a colpi di mozioni scoppiata attorno alla delibera di giunta dello scorso novembre che riconosceva l’ospedale Marche Nord, ancora da costruire, come presidio di II livello – e con i presidenti di giunta e consiglio schierati sui fronti opposti – la maggioranza si ricompatta sul tema della sicurezza.
«Indipendentemente dai profili di possibile incostituzionalità della norma – commenta Ceriscioli – per la nostra amministrazione questo è un tema di diritti universali, società giusta, rispetto per le persone e pari opportunità. La nostra battaglia è quella di garantire il diritto alle cure mediche, allo studio, alla formazione. Una società evoluta è quella che favorisce l’integrazione nel rispetto delle regole e non interrompe un percorso di inserimento già avviato. La regione Marche – conclude – è consapevole di quanto sia sensibile per la comunità il tema della sicurezza, ma il decreto Salvini non fa altro che aumentare una platea di invisibili, a danno degli italiani». Toni molto simili a quelli utilizzati anche da Mastrovincenzo, secondo cui questa legge «rischia di avere effetti devastanti. Colpisce la dignità delle persone e interrompe il percorso di integrazione generando insicurezza e tensione sociale. Le Marche sono da sempre una regione accogliente e solidale. Nessuno deve essere lasciato solo».
Dopo le barricate alzate contro il Decreto dai sindaci, guidati dal primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando, lo scontro aperto sull’articolato si sposta su un livello istituzionale più alto: è infatti ora la volta delle Regioni, che giuridicamente possono proporre il ricorso alla Consulta nel caso si rilevassero profili di incostituzionalità
«Gli esseri umani vengono prima di tutto – è l’osservazione del capogruppo Pd Urbinati –, mentre in questo modo si va contro i valori dell’Europa e dell’Italia, nonché della nostra Costituzione. Il Governo Cinque stelle-Lega e parte della Destra non fanno altro che esercitare una politica all’insegna della paura, della disinformazione, del facile consenso che sta seminando ogni giorno sempre più odio».
Di «legge inumana ed incivile» parla invece il capogruppo Mdp Busilacchi, poiché «esclude uomini e donne con regolare permesso di soggiorno dai servizi che dovrebbero essere garantiti universalmente. Il rischio è quello di produrre effetti deleteri che potranno portare solamente ad un aumento dell’insicurezza nel nostro Paese. È inoltre una legge incostituzionale perché lede alcune prerogative delle Regioni riguardo ai servizi sociali e sanitari previsti dall’art. 117 della Costituzione. Per questo abbiamo deciso di depositare una mozione invitando il Governo regionale a presentare ricorso come già fatto da altre Regioni». Sulla questione interviene anche il Segretario regionale Pd, Giovanni Gostoli, che sottolinea come «città e comuni siano più insicuri con il Decreto Salvini, che fa aumentare la clandestinità di persone lasciate senza un’assistenza adeguata». L’auspicio del Segretario Dem è che «la Corte Costituzionale faccia luce sulla legittimità della legge che per noi è del tutto incostituzionale».

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