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Festa dell’Unità, Ceriscioli a Macerata
Sboccia l’amore per i Cinque Stelle:
«Umbria test per la solidità dell’alleanza»

DIBATTITO in vista delle Regionali. Il vicesegretario dem Alessandrini: «Dialogo con i pentastellati richiesto da parecchio tempo». E per i vertici Pd l'uomo da cui ripartire resta il governatore. Il deputato Morgoni bacchetta l'apparato: «Bisogna apprezzare tentativi di aperture come la sfida lanciata da Flavio Corradini». In sala presenti diversi storici esponenti del partito. LE FOTO

 

Da sinistra: Mario Morgoni, Luca Ceriscioli, Irene Manzi e Fabiano Alessandrini

 

di Fabrizio Cambriani (foto di Fabio Falcioni)

Parte con la sordina la festa dell’Unità a Macerata. Mentre l’Università – in occasione della notte dei ricercatori – invade le vie del centro con palchi e gazebo, il Partito Democratico sceglie di aprire la sua festa nel chiuso nella sala convegni dell’Hotel Claudiani. Peraltro, non riuscendo nemmeno a riempire la sala. Il programma prevede, per le 21,30 un dibattito sui temi attuali con il presidente della giunta regionale, Luca Ceriscioli, il deputato Mario Morgoni e il segretario regionale Giovanni Gostoli. Che, però dà forfait e invia in sua rappresentanza il suo vice, Fabiano Alessandrini. A condurre il dibattito l’ex parlamentare Irene Manzi. Come a dire, nemmeno tanto velatamente, che il Pd si fa le domande e si dà anche le risposte.

In prima fila Stefano Di Pietro, Narciso Ricotta, Angelo Sciapichetti, Maurizio Del Gobbo e Francesco Vitali

Dopo i saluti di Stefano di Pietro, segretario comunale e quelli del provinciale, Francesco Vitali, la Manzi entra subito nel vivo, circoscrivendo gli argomenti di discussione: la scissione di Renzi, l’accordo con il M5S e le prossime elezioni regionali. Sostanzialmente tutti si sono trovati d’accordo nell’affermare come l’uscita di Renzi sia stato un errore. Ceriscioli ha rilevato che in poco tempo sono usciti ben due ex segretari nazionali (Bersani e Renzi): «Un doppio errore che il partito dovrebbe affrontare mantenendo ferma la propria identità». Più articolato il pensiero di Morgoni. Benché da sempre vicino a Renzi non gli ha risparmiato critiche per la sua scelta di rottura. «Da oggi in poi, Renzi non ha più alibi – ha affermato – però il Pd adesso deve dimostrare di avere un disegno strategico che traguardi un orizzonte di almeno dieci anni e non limitarsi a vivacchiare. Se ha subito due scissioni è segno che c’è malessere». Quanto all’accordo nazionale con i 5 Stelle, Alessandrini ha rilevato che «molto probabilmente avrebbe dovuto essere agevolato sin dal marzo del 2018, il tentativo di un governo Fico».

Tentativo che fu stoppato dallo stesso Renzi in una trasmissione televisiva. Secondo Ceriscioli «il M5S porta avanti indirizzi politici molto compatibili con quelli del Pd e – ha continuato – il laboratorio vero, nel quale sarà testata la solidità di questa alleanza sarà l’Umbria». Morgoni ci va più cauto. Secondo lui ci sono dei nodi ancora irrisolti quali, ad esempio la distanza sulla funzione della democrazia rappresentativa. «La riduzione dei parlamentari la votiamo perché siamo leali, ma non entusiasti». Anche nel merito delle scelte del precedente governo, il parlamentare maceratese si dice molto critico: «La legge Fornero è di sinistra, la quota cento per la pensione è un provvedimento di destra». Sulle prossime regionali è stato Alessandrini a rompere il velo della riservatezza affermando che «già da parecchio tempo il Pd ha richiesto un dialogo con i pentastellati. È vero che sono accordi che si sviluppano a livello nazionale, ma noi, nel territorio, dovremmo agevolarli». Poi, molto pragmaticamente, ha dovuto ammettere che senza una convergenza con il M5S per il centrosinistra diventerebbe tutto più difficile. Tuttavia, secondo Alessandrini, l’uomo da cui partire resta l’attuale governatore Luca Ceriscioli.

Renato Pasqualetti e Vando Scheggia

Sulle primarie si sono registrate posizioni diverse. Preso atto da tutti che sono uno strumento e non una finalità, Morgoni ha trovato modo di bacchettare l’apparato regionale di partito che invece di apprezzare i tentativi di apertura a nuove esperienze e professionalità – citando esplicitamente la sfida lanciata da Flavio Corradini – si rinchiude su se stesso. Ceriscioli, come era ovvio, è stato molto più defilato sull’argomento e si è limitato a dire di come «l’assemblea regionale abbia escluso le primarie interne al partito». Poi ha tentato di tracciare una rotta indicando quanto sia di fondamentale importanza la ricostruzione post sisma nella prossima legislatura regionale. A conclusione del dibattito è stato lo stesso presidente della giunta regionale a svelare anche episodi particolarmente gravi nei rapporti con i governi che si sono succeduti nel corso del tempo. «La Regione – ha affermato Ceriscioli facendo riferimento a date e circostanze precise – ha da subito presentato emendamenti che prevedessero una legislazione speciale e non ordinaria. Purtroppo – ha continuato – i governi hanno sempre bocciato le nostre proposte». Un’accusa molto dura che il governatore delle Marche ha visibilmente indirizzato anche verso Paolo Gentiloni, suo compagno di partito e all’epoca dei fatti presidente del Consiglio dei ministri. Il dibattito termina qui. Non c’è spazio per le domande che – come da avviso precedentemente comunicato – sono rinviate in sede di assemblea. Un vero peccato, perché l’ultima affermazione di Ceriscioli, sulla grave distonia col governo Gentiloni in ordine alla ricostruzione post sisma, avrebbe meritato un dettagliato approfondimento. Non solo a livello di cronaca, ma soprattutto di ordine politico.

Il Pd sposa la causa ambientale: Festa dell’Unità green a Macerata

Pietro Marcolini e Daniele Salvi

Adriano Ciaffi

Luca Ceriscioli

Stefano Di Pietro

 

Mario Morgoni

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