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Lo sviluppo intelligente nei Comuni,
un’indagine per salutare l’Univpm
Longhi: «La conoscenza per crescere liberi»

ANCONA - Alla Politecnica, che compie 50 anni, la presentazione della ricerca su smart cities e sulla tecnologia presente nelle città delle Marche ha preceduto il saluto dell'ormai ex rettore. In platea studenti, prof e istituzioni sia civili che militari. «Durante questi sei anni ho accolto tanti studenti da Paesi in via di sviluppo e mi piace pensare che siano finalmente tornati a casa loro per migliorare i loro Paesi. L’università è per questo che deve continuare ad essere un sistema aperto ed inclusivo». Sul suo futuro, magari da candidato governatore ha scherzato: «Chiedetelo a mia moglie»

di Lorenzo Agostinelli (foto Giusy Marinelli)

Sono stati presentati oggi, al Faculty Club del polo universitario d’ingegneria Alfredo Trifogli, i risultati dell’indagine “Lo sviluppo intelligente nei comuni delle Marche: i risultati dell’indagine smart cities e communities”. L’indagine ad opera del rettore uscente Sauro Longhi, e dei professori Univpm Fabiano Compagnucci e Gian Marco Revel è stata poi discussa dallo stesso Longhi, da Francesco Profumo, presidente della compagnia San Paolo, da Valeria Mancinelli, sindaco di Ancona, da Paolo Calcinaro, sindaco di Fermo, ed in telepresenza da Gianluca Spinaci, capo gabinetto comitato Regioni Ue. L’incontro è iniziato davanti a diverse decine di studenti di Ingegneria meccanica ed Informatica, col rettore Longhi che lo ha presentato come: «Un incontro sul concetto di smart cities e di come le tecnologie sono presenti nelle nostre città».

Fabiano Compagnucci

L’INDAGINE – L’indagine è frutto di uno studio che ha preso in esame i dati riguardanti 151 Comuni che hanno risposto al questionario (pari al 64% del totale dei Comuni marchigiani). Il questionario è stato somministrato a tutti i 236 comuni marchigiani in un periodo compreso fra il 2013 ed il 2015. Le province di Ancona e Fermo sono quelle in cui l’adesione è risultata maggiore, seguite da Macerata e Pesaro, mentre Ascoli Piceno ha fatto registrare una percentuale di poco superiore al 50%.
Oltre il 70% dei comuni ha dichiarato, inoltre, che il settore su cui la loro economia poggia maggiormente è attualmente in crisi. Agricoltura e manifattura, i settori di maggior specializzazione, sono al contempo quelli che stanno sperimentando le maggiori difficoltà. Una crisi che, comunque, ha colpito anche i comuni senza una specializzazione specifica, e, in misura sensibilmente inferiore, quelli in cui i servizi costituiscono l’attività distintiva. Su quali settori puntare ed investire per il futuro? Le amministrazioni comunali non sembrano avere dubbi. Agricoltura di qualità e turismo, due settori complementari e sinergici, sono la soluzione per la maggioranza dei comuni marchigiani (la prima soprattutto per i comuni medio-piccoli, il secondo traversale all’ampiezza demografica) che, al contempo, sembrano aver perso fiducia nel ruolo trainante della manifattura. Servizi pubblici e terziario avanzato, infine, sono considerati settori che possono caratterizzare le traiettorie di sviluppo locali in un numero più limitato di casi, riguardando in generale, i comuni più grandi.

Longhi, Profumo, Mancinelli

Dei 151 Comuni che hanno risposto al questionario, 86 hanno dichiarato di aver approvato, avviato o concluso, a partire dal 2012, almeno un progetto relativo ai 9 assi considerati (Ambiente, Sviluppo tecnologico, Economia, Energia, Mobilità, Governance, Persone, Qualità vita, Sanità smart). I progetti implementati a livello regionale, secondo quanto riportato da questi comuni, sono stati 559, di cui 368 (il 60% del totale) corredati del relativo budget di spesa, pari a 106,5 milioni di Euro. Tale cifra, dunque, rappresenta una stima per difetto di quanto effettivamente investito dai comuni. Una prima serie di fatti stilizzati enunciabili riguarda il numero di progetti, la copertura territoriale, ed i budget per asse. Ambiente, Energia e Sviluppo tecnologico sono, nell’ordine, gli assi con il maggior numero di progetti implementati e la maggior copertura territoriale. Dal punto di vista dello sforzo finanziario, la graduatoria è, invece, parzialmente diversa: subito dopo l’Energia, gli assi che hanno assorbito la quota maggiore di fondi, sono l’Economia e la Qualità della vita, seguiti da Ambiente e Sviluppo tecnologico. Confrontando questi risultati con quelli discendenti dall’analisi degli indicatori delle politiche di sviluppo, emergono segnali eterogenei. L’ambiente, l’asse che vantava le migliori performance, continua a primeggiare, sia in termini di numero di progetti che di comuni coinvolti. Gli assi con le performance peggiori, ossia Sviluppo Tecnologico, Mobilità ed Economia, hanno ricevuto attenzione diversa da parte delle amministrazioni comunali.

Calcinaro

I COMMENTI TECNICI – «Tutto è partito quando nel 2010 uscì un indagine con la classifica delle regioni che più investivano nelle così dette politiche intelligenti. Da questa classifica risultava che le Marche ricoprivano una posizione abbastanza bassa e ci è sorta una domanda: perché? – ha spiegato Compagnucci – Allora abbiamo creato questo questionario poi inviato a tutti i 236 comuni marchigiani. Questo questionario era diviso in due parti: la prima che chiedeva ai comuni se esistevano le condizioni per uno sviluppo intelligente e la seconda se vi erano dei progetti “intelligenti” in corso. Prima di illustrare i risultati ci tenevo a fare due parole sul concetto di smart city: va intesa come sinonimo di tecnologia applicata alle città. Oltre alla tecnologia ne fanno parte valori sociali ed ambientali: ne risulta che quindi la tecnologia diventa un fine per raggiungere un livello di vita qualitativa alta nelle città. Le condizioni necessarie ad uno sviluppo tecnologico ci sono, secondo i comuni, i nuovi progetti sono ad alto livello tecnologico e c’è una grande propensione all’innovazione nella regione. I principali investimenti sono fatti principalmente da privati nei settori dell’agricoltura e del turismo, nei comuni medio piccoli, ed anche dei servizi pubblici nelle città più grandi. I fondi per questi investimenti provengono principalmente da enti privati come possono essere le banche più che da enti governativi. Dei 151 comuni, su 236, che hanno risposto al questionario, la maggior parte ha dichiarato che gli investimenti “intelligenti” sono stati operati in campi come la salvaguardia ambientale, l’energia e lo sviluppo tecnologico: un investimento, di quasi 107 milioni di euro, mirato quindi a valorizzare il territorio marchigiano».

Profumo e Mancinelli

Sauro Longhi ha commentato così i risultati della ricerca: «In questi sei anni di mandato l’aggregazione di più dipartimenti ha contraddistinto la mia opera. Proprio perché esistono dati oggettivi per richiedere i finanziamenti e così facendo ho percorso la via giusta. Il nostro è un ateneo da ventimila studenti circa, relativamente piccolo, inserito nel territorio e che mira a valorizzarlo. Dobbiamo connettere questo territorio ed i nostri settori di produzione e rendere il futuro più intelligente. Mi piace pensare cosa faranno questi studenti tra trenta o quaranta anni. Le tecnologie sono secondo me l’elemento che ci aiuterà a restare in contatto con il mondo intero. Un oggetto che rende più interattiva la connessione come il robot che è qui presente. Se vogliamo mettere le Marche al centro del mondo dobbiamo investire sulla tecnologia». Francesco Profumo ha ammesso di essere stato colpito da un punto della ricerca: la partecipazione delle banche negli investimenti. «Le fondazioni bancarie – ha sottolineato – sono molto radicate in un territorio come questo delle Marche e sono diventate attori, privati, della vita pubblica. Una connessione importante per la valorizzazione di questo splendido territorio. La compagnia San Paolo, come molte altre fondazioni, è molto sofisticata e robusta ed oggi è questa la direzione verso la quale bisogna andare: bisogna guardare al futuro. La trasformazione delle città attraverso gli investimenti su sanità, energia eccetera sono fondamentali per la qualità della vita e sono stati possibili anche grazie agli istituti bancari. In un territorio dove gli investimenti bancari sono ridotti e dove le banche non sono così inserite ne risulta che la stessa area soffre. Senza le risorse dei privati il territorio avanza, ma lentamente».

I SINDACI – Assolutamente dello steso avviso il sindaco d’Ancona Valeria Mancinelli. «Condivido totalmente il fatto che le nuove tecnologie, in un territorio frammentato come il nostro, è il tema da affrontare e sul quale accelerare – ha aggiunto – Bisogna però pensare che, ve lo dico per esperienza, nella realtà si incappa in problemi che possono rallentare quest’opera di progresso. Bisogna saper andare oltre ed avere idee chiare non su cosa, ma su come accelerare questo progresso. I comuni devono essere in condizione di avere edifici sicuri, strade funzionanti ed un’adeguata illuminazione pubblica. A quel punto il progresso verso le smart cities è più facile». Esperienza analoga è quella che racconta il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro. «Per riagganciarmi a quello detto prima da Profumo – ha detto – a Fermo la Carifermo ancora resiste e supporta in maniera attiva l’università. Le Marche sono in basso nella classifica dell’innovazione, ma mi sembra tutto normale per tradizione, conservativa, ed è un rapporto difficile da scardinare. Porto l’esempio della raccolta differenziata con le isole ecologiche informatizzate. C’è stata difficoltà ad avvicinarsi a queste nuove tecnologie, i cittadini ci hanno messo del tempo, ma alla fine possiamo vantare una raccolta differenziata del 69% ed il dato è in crescita. Non dobbiamo pretendere un cambiamento radicale ed improvviso ma mirare a farlo assimilare nel corso di un medio periodo. Perché alla lunga ne varrà la pena».

Il robot

IL ROBOT – Ha concluso la discussione, in telepresenza da Bruxelles grazie ad un robot motorizzato in grado di essere manovrato a distanza, Gianluca Spinaci. «Ci tenevo ad iniziare salutando gli studenti in aula – ha esordito – visto che io per primo sono stato uno studenti di Univpm. Voglio essere sintetico e considerare tre aspetti dal quale lo sviluppo tecnologico deve partire. Il primo è la persona. Bisogna ritrovare la voglia di rischiare come con questi progetti, che sono rappresentano la voglia di futuro. Io lavoro per i giovani e per il loro futuro. Con le nuove tecnologie, e l’aiuto delle nuove generazioni, dobbiamo implementare il concetto di smart community e renderlo terreno perfetto per i giovani. Il secondo punto sono i progetti. Nella prossima programmazione si proverà a passare dal fondo perduto a finanziamenti con delle garanzie. Se questo avviene le garanzie saranno rappresentate dal fatto che i fondi verranno usati per il progetto tecnologico e l’implementazione di strutture e territorio. Il terzo punto è l’Europa. E qui ritorno al passaggio da fondo perduto a garanzie. Tutto parte dall’Europa perché ne facciamo parte e siamo inseriti nel suo territorio»

Il rettore al bilancio sociale

IL SALUTO – Terminato questo giro di considerazioni, Spinaci ha salutato dal suo robot e tutti sono stati invitati a spostarsi in aula magna dove Longhi ha tenuto un discorso di saluto dopo i suoi sei anni da rettore. Con tanto di collegamento in diretta con l’ormai ex presidente della Bce Mario Draghi.  «Oggi si chiude un periodo importante del nostro stesso ateneo – ha esordito Longhi – Non ho preparato un discorso, anche perché molte cose sono state già dette. Volevo iniziare ringraziando i presenti e tutti quelli che mi hanno sempre sostenuto». A seguire Longhi ha parlato dei 50 anni dell’ateneo. «Nel 69’  – ha evidenziato – sono successe tante cose importanti. L’invenzione di internet per esempio. Elemento che contraddistingue il nuovo secolo è partito dallo scorso. Oppure l’uomo che è andato, e soprattutto tornato, dalla luna. Che ha toccato i suoi sogni con mano. E poi è nata l’università di Ancona. Prima Ingegneria e poi Medicina, seguite dopo 10 anni da Economia. A sinonimo di una regione, di un territorio, che si da da fare in maniera pratica. Dal 69’ ad oggi l’università, come il territorio, è stata in continua crescita. Sono onorato di essere stato il primo rettore ad essersi laureato qui. Ringrazio chi mi ha aiutato ed ha reso questi 6 anni più semplici. Ringrazio il professor Latini, che per primo ha creduto in me, artefice di questo mandato, che mi ha permesso di correre come rettore. Poi ringrazio i tanti ragazzi, ai quali, se vogliono alzarsi, dedicherei un applauso. Ringrazio poi il professor Gregori, che mi ha assistito e supportato. Mi ha fatto raggiungere tanti risultati ed io ne ho fatto raggiungere uno a lui, suo, personale. Dal primo novembre sarà il prossimo rettore dell’università delle Marche. E poi la mia famiglia. Non l’ho mai fatto ma alla fine va fatto. Perché mi hanno supportato e sopportato tanto e troppe volte. Grazie per il supporto e la pazienza, ma arrivavo a casa tardi prima di essere rettore, ci arrivavo durante il mandato, state tranquille ci tornerò anche dopo».

La platea

Quindi il rettore uscente si è concentrato sul valore universale dello studio e della conoscenza.  «Alcuni giorni fa, in quest’aula – ha proseguito – ho parlato a 600 studenti delle superiori. A loro ho raccontato una storia: quella dell’università e del suo valore per il territorio. Mi piace la frase “La conoscenza per crescere liberi, diversi ed uguali” ed è da questa che sono partito per spiegare loro che abbiamo tutto il diritto e la necessità di essere diversi. La conoscenza ci aiuta in tutto questo. Lo studio facilità la crescita personale e territoriale. Durante questi sei anni ho accolto tanti studenti da Paesi in via di sviluppo e mi piace pensare che siano finalmente tornati a casa loro. Sono tornati a coltivare quella conoscenza imparata qua, a migliorare i loro Paesi. L’università è per questo che deve continuare ad essere un sistema aperto ed inclusivo. Ho concluso quella storia dicendo loro che non verremo ricordati per quanto denaro avremo accumulato, bensì per quanto abbiamo condiviso con gli altri, per quanto ci siamo connessi. Che senso ha non riconoscere questo valore della conoscenza? Le paure finiscono con essa. Difendiamo questo valore e mettiamolo al centro della società. Insegnare è un arte, io spesso mi paragono ad un pittore. Io, come voi (indicando gli altri professori, ndr), dipingiamo le tele del nostro futuro, lasciamo un segno. Tutti noi abbiamo un insegnante che ricordiamo, nel bene o nel male, proprio perché ha lasciato il segno. Insegnare è proprio lasciare il segno. Chi accumula non verrà mai ricordato. Per concludere quindi la conoscenza per comprendere le diversità e facilitare la circolazione di persone ed idee. Questo è tutto quello che ho provato a coniugare in questi sei anni». In conclusione ha scherzato sul suo futuro, soprattutto viste le voci gli endorsement che lo vorrebbero come candidato governatore di Marche 2020 per una coalizione giallo-rossa. «Quale sarà il mio futuro? Chiedetelo a mia moglie», ha tagliato corto ridendo Longhi.

 

Al centro il questore Cracovia e a destra Ceriscioli

Profumo, Caporossi, Maraldo e Spinosa, presidente del tribunale

Sauro Longhi con il dg di Torrette Caporossi

I collaboratori del rettore con la moglie

Longhi con il generale Mari

Longhi con la dottoressa Cinzia Grucci, dirigente della Postale

Longhi con la dottoressa Rossana Berardi, direttrice di Oncologia

Longhi con il comandante provinciale Carrozza

Longhi con Ceriscioli

 

 

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