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Ospedali unici nelle Marche,
allarme sul project financing:
«Così ci guadagnano solo i privati»

ANCONA – La denuncia delle segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil: puntano il dito contro la Regione per le nuove strutture di Macerata, Ascoli e Pesaro che non seguiranno il classico iter degli appalti pubblici. «In altre Regioni, la Corte dei Conti ha sottolineato come questo strumento non sia adatto alla costruzione di ospedali. L'impatto in 25-30 anni potrebbe essere 3 miliardi di euro di canoni ai privati». Preoccupazione anche per l’impatto sui lavoratori, a partire da quelli che saranno coinvolti nella costruzione delle opere e nella gestione dei servizi

Da sinistra, i segretari generali Sauro Rossi (Cisl Marche), Daniela Barbaresi (Cgil Marche) e Graziano Fioretti (Uil Marche)

 

 

di Martina Marinangeli

La costruzione dei nuovi ospedali di Macerata, Ascoli Piceno e Pesaro finisce nel mirino dei sindacati e la critica va a colpire lo strumento scelto dalla Regione per finanziarla. Mentre per i nosocomi di Fermo e di Ancona (nuovo Salesi ed Inrca) si è passati per il classico iter degli appalti, per i restanti tre palazzo Raffaello ha optato per il project financing (nella prima procedura, la Regione presenta il progetto e lo mette a bando; nella seconda, invece, è il privato a presentare il progetto da porre alla base della gara). «La nostra valutazione sulla scelta di utilizzare il project financing è molto critica. Si tratta di uno strumento che desta forti preoccupazioni, come sottolineato anche dalla Corte dei Conti in altre regioni che lo hanno adottato per costruire ospedali», tuonano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Marche, Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Graziano Fioretti, che puntano il dito anche contro il mancato coinvolgimento dei sindacati nell’iter da parte di una Regione tacciata di essere poco prodiga anche nel condividere gli atti amministrativi sul tema.
«L’impatto nei 25-30 anni necessari a realizzare i tre ospedali – ipotizzano le sigle, lamentando l’assenza di elementi per una stima precisa – potrebbe essere 3 miliardi di euro (uno per ospedale, comprese opere e servizi) di canoni ai privati. Proprio sul fronte dell’edilizia ospedaliera, diverse esperienze di altre regioni si sono rivelate negative, portando alla gestione degli ospedali da parte dei privati per un enorme numero di anni e con un costo, per il pubblico, che rischia di essere insostenibile. In regioni come Toscana, Veneto e Sardegna – rimarcano Cgil, Cisl e Uil –, la Corte dei Conti ha rilevato la ‘spiccata convenienza per il concessionario’, evidenziando come il project financing non sia adatto per gli ospedali.

La stessa Corte ha rimarcato lapidariamente che si tratta di un valido strumento di coinvolgimento dei privati nella realizzazione di opere pubbliche solo a patto che l’opera venga realizzata integralmente con capitali privati. In discussioni informali – fanno sapere i segretari generali –, la Regione ci ha detto che le ragioni della scelta di questo strumento stanno nel fatto che parte delle risorse per la realizzazione non vengono dal pubblico e che, rispetto all’iter classico degli appalti, i tempi si comprimono, ma non siamo affatto convinti di queste cose. La Quadrilatero dovrebbe insegnare».
Se gli ospedali di Macerata ed Ascoli Piceno si presentano ancora quasi all’anno zero dell’iter, quello di Marche Nord, da realizzare a Muraglia, ha già la proposta progettuale – validata dalla Regione e da mettere a gara – realizzata dall’a.t.i. con capofila la Renco Spa. «Uno dei pochi atti ufficiali – proseguono i segretari generali – e ha già sollevato preoccupazioni: la Epta Prime Srl, chiamata dalla Regione a valutare gli aspetti economici e finanziari, cosi come anche il Dipartimento per la programmazione economica della presidenza del Consiglio, hanno evidenziato la necessità di procedere alla revisione delle clausole della convenzione, riferibili alla ripartizione dei rischi tra soggetto pubblico e partner privato». Su questo e sugli altri aspetti critici di una partita che riguarderà, per costi e rilevanza, le opere pubbliche più importanti dei prossimi anni, dopo quelle della ricostruzione post sisma, i sindacati hanno chiesto delucidazioni al governatore ed assessore alla Sanità, Luca Ceriscioli, «ma finora non abbiamo ottenuto risposte: vorremmo sapere quali sono i rischi d’impresa che si assumerà il partner privato, cosi come vorremmo sapere quale sarà il corrispettivo che la Regione dovrà pagare al privato per realizzare e gestione delle strutture. Vorremmo poi sapere come verranno indicizzati i canoni a carico del soggetto pubblico».

Altro fattore preoccupante, secondo i sindacati, è il rischio delle ripercussioni sulle possibili catene di appalti e subappalti che sarebbero tutte gestite in un’ottica di tipo solo privatistico, con la possibilità per il soggetto privato di appaltare e subappaltare senza alcun vincolo e al di fuori dell’applicazione del Codice degli appalti pubblici: «una situazione che preoccupa sia per i lavori di costruzione che per quelli di gestione dei servizi non sanitari, che verrebbero garantiti al privato in condizione di fatto di monopolio per un elevato numero di anni. In sostanza – concludono le sigle – , vorremmo sapere se la realizzazione dei tre nuovi ospedali, con questo strumento che graverà in modo pesante sui bilanci correnti della Regione, sarà di fatto sostenibile, tenendo conto anche della necessità di interventi sulle altre strutture ospedaliere».

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