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Report Movimprese Marche:
«Nel primo trimestre 2020 numeri
in flessione prima del lockdown»

AZIENDE - Il presidente Camera di Commercio Marche, Gino Sabatini, teme saldi negativi per i prossimi mesi. «Potrebbero diventare impietosi se non si dovesse concretizzare immediatamente il flusso di liquidità verso le Pmi, ossatura economica e sociale della nostra regione»

Il presidente della Camera di Commercio Marche, Gino Sabatini

 

 

 

«Al termine del primo trimestre del 2020, le imprese registrate delle Marche sono 166.790, di queste ne risultano attive 145.474, come risulta dalla rilevazione trimestrale Movimprese, condotta da Infocamere-Unioncamere, sui dati dei Registri delle Imprese delle Camere di Commercio». E’ il report di Movimprese Marche. «Come solitamente avviene in avvio d’anno, – prosegue il documento della Camera di Commercio Marche – il primo trimestre fa rilevare un numero di iscrizioni inferiore a quello delle cessazioni (considerate al netto delle cancellazioni d’ufficio): nelle Marche nel periodo gennaio-marzo 2020 la rilevazione Movimprese conta 2.433 iscrizioni, a fronte delle quali le cessazioni nette sono 3.828. Il saldo tra i due flussi risulta quindi negativo per -1.395 unità, numero non molto dissimile da quello rilevato nel primo trimestre dello scorso anno. Il tasso di crescita trimestrale è quindi anch’esso negativo ed è pari a -0,83% (stabile pertanto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Di nuovo, il dato marchigiano si presenta più sfavorevole rispetto alla media nazionale che si ferma a -0,50% (era tuttavia -0,36% nel primo trimestre 2019)».

«I numeri fotografano una situazione negativa precedente alla crisi sanitaria: temo, purtroppo, che nei prossimi trimestri possano diventare impietosi se non si dovesse concretizzare immediatamente il flusso di liquidità verso le nostre Pmi, ossatura economica e sociale della nostra regione – spiega il presidente della Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini – il prolungarsi dello stallo non solo fa perdere fatturato, ma temo che possa far crescere la possibilità che in troppe, soprattutto tra quelle con un rating di credito basso, debbano chiudere”. “Le risorse messe in campo dalla Regione Marche e della nostra Camera di Commercio sono importanti ma solo per la transizione – conclude il presidente camerale – Devono essere i governi europei a lavorare insieme per elaborare un piano straordinario per stabilizzazione la situazione economica, assicurando un’adeguata stabilità al sistema, unica condizione per mantenere le imprese a galla e salvaguardare l’occupazione».

 

 

Le iscrizioni rilevate con riferimento al periodo gennaio-marzo dell’anno in corso – risulta nel report – risultano minori in numero rispetto a quelle dello stesso periodo dello scorso anno, e rappresentano inoltre il valore più contenuto degli analoghi periodi dell’intero quinquennio 2016-2020. Analoga osservazione può essere fatta anche per le cessazioni nette. In entrambi i casi, si osserva anche un andamento tendente alla contrazione dei flussi, in ingresso e in uscita rispetto al tessuto imprenditoriale marchigiano, con l’eccezione del dato del 2019. Gli ultimi due anni inoltre mostrano saldi del primo trimestre comparativamente peggiori di quelli degli anni immediatamente precedenti, che si riflettono sui rispettivi tassi di crescita trimestrali. Entrando nel dettaglio provinciale, non si rilevano eccezioni all’andamento sfavorevole della demografia delle imprese: tutte e cinque le province infatti hanno tassi di crescita negativi, più accentuati nelle province di Pesaro e Urbino (-0,82%), Ancona (-0,89%) e Macerata (-0,99%), e relativamente più lievi con riferimento alle province di Ascoli Piceno (-0,61%) e Fermo (-0,67%).

Le forme giuridiche

«Nel primo trimestre di quest’anno – si spiega nel documento di Movimprese – il tasso di crescita negativo regionale è il frutto di andamenti negativi generalizzati per quasi tutte le tipologie di imprese, con l’eccezione, non nuova, delle società di capitale, che, sebbene in debole misura, anche in avvio d’anno si presentano in crescita, con un tasso trimestrale pari a +0,15%, non dissimile da quello del primo trimestre del 2019 (+0,13%). Le società di persone aprono invece il 2020 con un tasso di crescita del primo trimestre pari a -0,75% e anche in questo caso non si riscontrano grandi differenze con i dati di un anno fa (-0,69%), come d’altro canto è possibile osservare con riferimento alle imprese individuali, il cui tasso di crescita del periodo gennaio-marzo 2020 risulta attestato a -1,33% (era pari a -1,29% per il primo trimestre dello scorso anno). Il quadro si chiude con le altre forme giuridiche (cooperative, consorzi, altre forme) che si fermano a -0,30% (-0,95% nel primo trimestre 2019)».

«La fotografia del tessuto imprenditoriale marchigiano al 31 marzo di quest’anno – nella rilevazione Movimprese – conferma la prevalenza netta delle imprese individuali, con 90.429 unità. Malgrado la progressiva erosione negli anni esse costituiscono infatti il 54,2% delle imprese totali della regione. Le società di capitale consolidano invece la loro crescita numerica e con 42.155 imprese rappresentano il 25,3% delle imprese registrate marchigiane. Le società di persone, invece, si fermano a 30.271, numero che corrisponde al 18,1%. Infine, le altre forme giuridiche, in numero di 3.935, sono appena il 2,4% del tessuto imprenditoriale regionale».

 

Nell’esame dell’andamento dei diversi settori di attività economica – a conclusione del report – viene considerato il saldo dello stock delle imprese registrate rispetto al 31 dicembre dell’anno precedente, depurato delle cancellazioni d’ufficio intercorse nel periodo. «I saldi – specifica il report – si presentano generalmente con il segno negativo, con poche eccezioni. In termini assoluti i saldi di maggiore entità (ma negativi) fanno capo ai settori di attività economica che aggregano i numeri più elevati di imprese, a partire, in particolare dai cosiddetti settori tradizionali, quali il commercio (37.596 imprese registrate e un saldo di -488), l’agricoltura, silvicoltura e pesca (25.707; -436), le attività manifatturiere (21.636; -145), le costruzioni (21.991; -119)».

Le attività dei servizi di alloggio e ristorazione «hanno con un saldo negativo di -92 unità e 11.403 imprese registrate. Negativi, per qualche decina di unità, sono anche i saldi dello stock delle altre attività di servizi (7.120 imprese registrate e un saldo di -51), delle attività professionali, scientifiche e tecniche (5.852; -32), del trasporto e magazzinaggio (4.148; -25), e dei servizi di informazione e comunicazione (3.134; -24). Il segno meno si riscontra poi anche nel caso di attività finanziarie e assicurative (3.262; -14), sanità e assistenza sociale (951; -10), noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (4.467, -5), e alcuni altri settori.Risultano in controtendenza rispetto all’andamento generale il settore delle attività immobiliari che segna un +52 con 8.091 imprese registrate a fine periodo, nonché l’istruzione (612; +10), oltre che la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata».

 1 Più correttamente Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli.

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