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Elica aggiorna il piano industriale,
sindacati e lavoratori preoccupati:
«Vogliamo risposte sul futuro»

LAVORO - Stamattina il coordinamento unitario Fim, Fiom e Uilm ha consegnato a mano una lettera indirizzata al responsabile delle relazioni industriali e per conoscenza all’Ad e al presidente della spa per chiedere la convocazione a breve di un incontro chiarificatore. «Non ci era stato annunciato nei tavoli di confronto» rimarcano le sigle sindacali

Il coordinamento unitario Fim, Fiom e Uilm dei lavoratori di Elica stamattina, alla consegna della lettera

 

 

Il coordinamento unitario Fim, Fiom e Uilm del gruppo Elica, stamattina ha recapitato una lettera indirizzata al responsabile delle relazioni industriali dell’Elica Spa (e per conoscenza all’Ad e al presidente) per avere delucidazioni sul Piano Industriale della corporate, della cui esistenza i lavoratori sono venuti a conoscenza non nelle sedi istituzionali, dopo aver appreso che sarà discusso per legge e in via preliminare nel Consiglio di Amministrazione. «Ci teniamo a far notare – si legge nella missiva che le sigle sindacali hanno consegnato a mano, di persona  – che negli incontri dei mesi scorsi, alle nostre ripetute richieste di un piano strategico, che riguardasse nello specifico la parte italiana del Gruppo, ci è stato sempre risposto che l’Azienda non ne aveva uno né per il 2021 né tanto meno uno triennale: non a caso nella nostra richiesta di incontro di fine 2020 si parlava esclusivamente di assetti produttivi ed occupazionali degli stabilimenti italiani per l’anno successivo, e su questo ci siamo confrontanti a gennaio. Riteniamo altamente improbabile quindi che una strategia industriale di questa importanza venga imposta in così breve tempo, ossia dal lasso di tempo che scaturisce dall’incontro del 21 gennaio, in cui comunque non avevate fatto cenno e nessun progetto né di breve né di medio periodo, al prossimo Consiglio di Amministrazione previsto intorno al 20 marzo».

Tutto è cambiato proprio dopo l’incontro dello scorso 21 gennaio svolto tra l’azienda e i sindacati. Nelle settimane successive è stata aperta la cassa integrazione per circa 400 lavoratori dello stabilimento di Mergo, iter da replicare poi nello stabilimento di Cerreto D’Esi. Per l’emergenza sanitaria tutti i mercati, anche quello degli elettrodomestici, hanno subito flessioni nelle produzioni e cali di fatturato. La decisione  del gruppo marchigiano di ricorrere ad una cig così estesa e massiccia ha, però  colto di sorpresa i sindacati che la ritengono poco giustificata alla luce dei numeri di bilancio. Elica, dal canto suo, ha sempre mantenuto corrette relazioni industriali e sindacali, ed ha invece rimarcato a Fim, Fiom e Uilm che l’evoluzione era in linea con quanto annunciato. Ora con l’invito della lettera, i rappresentanti sindacali sollecitano all’azienda la convocazione nel più breve tempo possibile, di un nuovo confronto «affinché sia fatta chiarezza sul futuro degli stabilimenti italiani e sulla strategia produttiva del Gruppo» scrivono. «Venire a conoscenza dell’esistenza di un Piano Industriale solo a seguito delle nostre ripetute e continue pressioni, – si legge ancora nella lettera inviata ai vertici della Spa – qualifica in modo inusuale e non corretto le relazioni industriali ed il rispetto verso le lavoratrici ed i lavoratori di Elica che tanto viene sbandierato, così come la comunicazione della Cigo per gli stabilimenti del Cooking di cui siamo venuti a conoscenza dalle Rsu, senza che poche settimane prima se ne fosse neanche fatto cenno durante l’incontro di Gruppo, nella sede della Confindustria di Ancona, durante il quale invece veniva annunciato un anno in linea con quello precedente, in maniera particolare nel primo semestre, quindi con la piena occupazione».

I sindacati dei lavoratori sono inoltre preoccupati per i rumors insistenti che ipotizzano la firma di un patto di riservatezza proposto ad alcuni lavoratori, funzionale allo studio di un possibile ed eventuale progetto di delocalizzazione di produzioni oggi realizzate in Italia. Anche su questo punto Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto spiegazioni senza ricevere, al momento, risposta. «Siamo costretti a prendere atto che nessuna smentita è stata fatta da parte vostra, – conclude la missiva sul punto – rispetto alla voce che sta girando riguardante la firma di un patto di riservatezza a cui si sarebbe chiesta l’adesione di un gruppo importante di lavoratori per lavorare ad un progetto dove potrebbe essere prevista una delocalizzazione di produzioni. Vi informiamo fin d’ora che siamo pronti da subito a mettere in atto tutte le iniziative di lotta che riterremo più opportune per difendere ogni singolo posto di lavoro e per avere chiarezza e verità sul futuro occupazionale e produttivo di tutti gli stabilimenti italiani, che avete sempre affermato non essere in discussione».

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