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Gestione del post pandemia nelle Marche,
dove sono i posti di terapia intensiva?
Covid center: chiuderlo per evitare spese

IL COMMENTO di Claudio Maria Maffei - Alcune domande alla Regione alla luce dell'inchiesta di Bergamo. Dossier Mal’Aria di città 2023, Macerata esempio virtuoso sulle pm10

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Claudio Maria Maffei

 

di Claudio Maria Maffei*

È sbagliato mandare in tribunale la politica per la gestione della prima fase della pandemia, ma adesso deve dimostrare anche nelle Marche di avere capito la lezione. I giornali stanno dando grande risalto all’inchiesta di Bergamo sulla ritardata chiusura della Val Seriana nei primissimi giorni dell’epidemia da Covid e all’avviso di garanzia inviato al presidente del Consiglio e al Ministro della Salute, al presidente della Lombardia e a molti altri, tra i quali i presidenti del Comitato Tecnico Scientifico, Locatelli, e dell’Istituto Superiore di Sanità, Brusaferro. A mio parere la gestione della pandemia è stata sicuramente imperfetta, ma ha comunque garantito all’Italia di venirne fuori meglio di altri Paesi anche se con un costo altissimo in termini di vite umane, sofferenze e danni economici. Di fronte ad un problema nuovo così grave e ignoto prendere delle decisioni è stato difficilissimo ed è ingiusto, sempre secondo me, colpevolizzare chi si è fatto carico giorno e notte di prenderle addirittura ipotizzando a suo carico reati come quello di epidemia colposa. Del resto nell’incertezza ognuno di noi si è schierato o a favore di misure energiche di contenimento o al contrario per un loro allentamento. Solo che adesso una nuova emergenza pandemica o di altra natura non può prendere alla sprovvista né la politica regionale né la nostra sanità. Adesso non si può più dire “non me l’aspettavo”.

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L’ex Fiera di Civitanova dove era stato allestito il Covid Center

E allora almeno un paio di domande alla nostra Giunta dobbiamo farle con l’intento di non trovarci domani nelle stesse condizioni di due e tre anni fa. Perché anche nelle Marche errori gravi sono stati fatti, come lo screening di massa fatto a Natale del 2020 che portò a buttare soldi e tempo e a dare una rassicurazione infondata ai cittadini, tanto è vero che subito dopo la pandemia ebbe nelle Marche una recrudescenza.

La prima doppia domanda è questa: sono stati realizzati e dove i posti letto di terapia intensiva in più finanziati dal Ministero? Qual è il numero degli operatori (medici, infermieri e operatori socio- sanitari) assegnati alle terapie intensive a inizio 2020 e quanti sono quelli in servizio oggi? Se il loro numero non è aumentato i posti letto di terapia intensiva in più sarà possibile attivarli solo riducendo le altre attività. Non è in ogni caso opportuno smontare definitivamente il Covid center di Civitanova per non spendere in vigilanza e manutenzione altri soldi pubblici?

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L’area del Basso Chienti interessata dallo studio epidemiologico Sentieri il cui aggiornamento è stato appena pubblicato

La seconda domanda è questa: perché è stata smantellata la rete epidemiologica senza la quale è impossibile far fronte a qualunque emergenza non solo infettivologica ma anche ambientale? L’epidemiologia è quella disciplina che analizza i dati per aiutare la politica a prendere delle decisioni. Quella che dovrebbe ad esempio dire se i livelli di inquinamento atmosferico debbono far adottare misure straordinarie o che dovrebbe far capire se una epidemia sta accelerando. In pratica, la epidemiologia è il cruscotto con le spie luminose che ci segnalano possibili problemi per la nostra salute. Quelle spie le Marche le hanno di fatto spente. Ci sono alcuni professionisti che si occupano di epidemiologia che si impegnano molto, ma sia l’Osservatorio epidemiologico della Regione che i Dipartimenti di prevenzione dell’ex Asur hanno pochissimo personale destinato allo scopo, mentre l’Agenzia Regionale per l’Ambiente delle Marche (Arpam) ha praticamente smantellato il servizio di epidemiologia ambientale che lavorava benissimo. La Giunta probabilmente non sa nemmeno cosa sia l’epidemiologia, dove stia, cosa faccia e soprattutto cosa non riesca a fare pur volendo. I marchigiani non ne possono più, credo, di dati sulla pandemia, e quindi sui decessi, sui tamponi e sui ricoveri. Hanno bisogno però di sapere che c’è qualcuno che se ne sta occupando per loro e allora ricordiamo a chi ci governa che non si può fare un Piano pandemico serio senza qualcuno che analizzi i dati. Senza l’epidemiologia non si può nemmeno studiare e monitorare l’impatto sulla salute dei fattori ambientali.

Per fortuna la città di Macerata esce bene dal rapporto Mal’Aria di città 2023 di Legambiente coi dati 2021 ed è considerata addirittura un esempio virtuoso per i suoi valori di concentrazione delle particelle di diametro inferiore alle 10 parti per milione, quelle più pericolose per la salute umana. In compenso sono appena usciti i dati aggiornati dello Studio Sentieri (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio di inquinamento) che forniscono informazioni sullo stato di salute della popolazione della Bassa Valle del Chienti e quindi dei suoi oltre 100mila abitanti in base ai dati 2013-2018. Sarebbe normale che qualcuno li descrivesse e li commentasse visto che era considerata una area a elevato rischio ambientale. E chi può farlo se non gli epidemiologi? Per concludere, l’epidemiologia è una di quelle cose di cui rischi di accorgerti quando è troppo tardi. Speriamo che non si aspetti qualche denuncia e qualche magistrato per accorgersene.

*Medico e dirigente sanitario in pensione
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