Base Popolare: «Non è una diaspora,
usciti nove dirigenti e 50 iscritti su 400»

REGIONALI - Il partito dell'ex governatore Gian Mario Spacca serra le fila dopo gli scossoni che hanno portato nei giorni scorsi alla mini-scissione: «La scelta di Acquaroli votata in assemblea con un solo voto contrario: Ricci poco incline all'ascolto e divisivo». Punge il candidato dem: «Consiglio al centrodestra di non prendersela più con chi c'era prima, visto che ora ci si sono alleati. Se vanno avanti così arriveranno a prendersela con Garibaldi»

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Francesco Acquaroli (al centro) con i leader di Base Popolare Paola Giorgi, Gian Mario Spacca e Raimondo Orsetti

«Nessuna diaspora, dei 400 iscritti ne sono rimasti 350 e dei 40 dirigenti che compongono il comitato direttivo ne erano restati 31, tutti già sostituiti». Parole e musica di Base Popolare, che dopo le turbolenze degli ultimi giorni serra le fila e conferma la sua scelta di campo: il gruppo guidata dall’ex presidente Gian Mario Spacca sosterrà Francesco Acquaroli alle prossime regionali.

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Mattia Orioli, vice coordinatore provinciale di Base Popolare

«Una scelta che è stata influenzata anche dal confronto con Ricci, la cui impostazione politica è apparsa, in più occasioni, poco incline all’ascolto e al confronto costruttivo, con modalità percepite come non inclusive e, talvolta, divisive – fa sapere il partito in una nota – noti esponenti del Pd e di altri possibili partiti politici della sinistra hanno fatto il resto con comportamenti chiaramente ostili. A differenza loro, Acquaroli, oltre a tenere un comportamento sempre mite, semplice, umile, è stato disponibile all’ascolto e al confronto. La scelta però è stata non tanto di coalizione, ma di programma, progetto e metodologia di lavoro. La mozione a sostegno di Acquaroli è passata in assemblea, che resta sovrana nelle decisioni sulla linea politica, con un solo voto contrario, dettato non dalla scelta di campo, ma dalle perplessità di aggregare le altre forze centriste».

Sull’uscita di scena di una comunque consistente parte di iscritti e dirigenti, Base Popolare tiene il punto. «I primi quattro dirigenti dimissionari lo hanno fatto perché la scelta di Acquaroli è avvenuta troppo in ritardo – precisa il partito – dei restanti cinque, due sono esponenti dei Popolari per Ancona, che non sembra abbiano dichiarato di schierarsi con la sinistra. Le elezioni ⁠regionali sono una tappa difficile sul nostro percorso perché la legge elettorale, di fatto maggioritaria, obbliga al bipolarismo. Noi guardiamo al 2027 per la costruzione della versione italiana del Partito Popolare Europeo. In questo senso, ad iniziare dal prossimo appuntamento regionale, lavoreremo per collaborare con tutte le forze politiche che sono riconosciute dal Ppe o che si richiamano a quei valori. Se sarà possibile auspichiamo di fare una lista insieme».

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Matteo Ricci

Sulla questione Base Popolare, è tornato a pungere anche il candidato dem Matteo Ricci. «Consiglio ad Acquaroli di non scaricare più le colpe su chi ha governato prima, visto che a questo punto vorrebbe dire prendersela con i loro alleati avendo imbarcato da qualche giorno nella sua squadra anche Spacca, che è stato per 20 anni un leader incontrastato della Regione – dice l’europarlamentare Pd – mentre la base di Base Popolare, ovvero i suoi attivisti, che vogliono il cambiamento, hanno deciso di stare con me. A furia di tornare indietro per discolparsi, rischiano di arrivare a dar la colpa a Garibaldi. Fra l’altro, parlando di Spacca, vorrei anche capire come stanno le cose sulle risorse regionali spese per le sue iniziative. Già è stato abbastanza incredibile che la Regione abbia speso 50mila euro per la candidatura di Norcia, una città di un’altra regione, per sostenerla come Capitale della cultura europea. In questi giorni poi c’è un altro convegno promosso da Spacca sulla mobilità e io spero che non ci siano risorse pubbliche della Regione spese in questa iniziativa, perché non è che per fare un’alleanza in vista delle elezioni si possono spendere i soldi pubblici dei cittadini».

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