Forno crematorio da realizzare nel cimitero di Tavernelle di Ancona: i lavori non si fermeranno per ora. Almeno questo è quanto è emerso stamattina dal dibattito scaturito dai lavori della IV e III Commissione consiliare, riunite per discutere e votare le mozioni a tema di Francesco Rubini (Aic) e Annalisa Pini (Civitas Civici). Oggi alla seduta ha preso parte una nutrita delegazione del comitato spontaneo di protesta ‘Aria Nostra’. La mozione Rubini, da discutere in Consiglio comunale, è stata bocciata in questo pasaggio preliminare in Commissione con i voti di maggioranza nonostante l’appoggio al proponente dei consiglieri di minoranza del Pd che, tornando sui propri passi, hanno deciso di sconfessare il voto in aula espresso a dicembre 2024 a sostegno del progetto di cremazione. La consigliera di maggioranza Pini ha invece ritirato la sua spiegando che era stata superata dalla novità del monitoraggio ambientale ante-opera affidato ieri all’Arpam con delibera della giunta comunale. Un passo che il sindaco Daniele Silvetti, nell’ultimo confronto con il comitato dei residenti di Tavernelle aveva promesso di intraprendere.
Dopo la mobilitazione dei residenti del quartiere di Ancona riuniti in comitato, il consigliere di Altra Idea di Città, pur specificando di non essere contrario agli impianti crematori, ha deciso di firmare l’atto che chiede al Consiglio comunale, di votare lo stop l’iter dei lavori a Tavernelle, zona popolosa di Ancona, considerato il vuoto di legge lasciato aperto dalla Regione Marche che non ha ancora deliberato sui Piani di Coordinamento, strumento utile intanto a stimare il fabbisogno marchigiano di questo genere di impianti, a individuare i siti e le caratteristiche delle strutture destinate alla cremazione. La vacatio normativa ha permesso al Comune di autorizzare la procedura progettuale del templio crematorio nell’area cimiteriale di Tavernelle. L’iter era partito nel 2007, si era arenato per poi riavviarsi nel 2023-24.
Stamattina l’atmosfera in aula è stata resa effervescenti in alcuni momenti di scambi di accuse tra consiglieri comunali degli opposti schieramenti e anche dal rumoreggiamento del pubblico. I presidenti di commissione Maria Grazia De Angelis e Arnaldo Ippoliti hanno permesso a tre rappresentati dei cittadini di manifestare i motivi del proprio dissenso al progetto dopo che in apertura dei lavori i tecnici del Comune, i dirigenti Capannelli e Panariello con altri funzionari degli uffici competenti avevano ripercorso non solo l’iter urbanistico-amministrativo ma anche quello autorizzativo dell’impianto di Tavernelle, i cui lavori sono già stati appaltati. La conferenza di servizi si è conclusa positivamente lo scorso 4 novembre 2024, l’appalto è stato aggiudicato a maggio e il contratto è stato stipulato lo scorso 6 giugno.
Si è compreso subito che, nonostante l’apertura al dialogo e all’ascolto manifestata dal sindaco Silvetti verso chi protesta, lo stop alla procedura non arriverà neanche in attesa dei esiti del monitoraggio ambientale. «Quei dati saranno utili per costruire il fondo d’inquinamento, perché all’esercizio in corso dell’impianto crematorio, se vengono rilevati livelli costanti di inquinamento pari a quelli ex ante l’attivazione del forno, significherà che l’impianto non ha influito sull’ambiente. – ha spiegato l’assessore Stefano Tombolini, presente in aula – Il monitoraggio ci serve per analizzare le ricadute ambientali in esercizio, dalle polveri sottili alle pm2,5 etc. Non influisce quindi sul contratto che va avanti»ha chiarito.
Per il comitato ‘Aria nostra’, l’architetto Lazzaro ha fatto osservare che «è mancata la Regione in questo ambito con gli strumenti di pianificazione territoriale e di sostenibilità economico e finanziaria, e siamo in regime di concorrenza legislativa con il Comune che in questo caso come titolare dell’attività di cremazione e dell’attività cimiteriale, costruisce l’impianto. Ma il Comune non può – a mio giudizio- sostituirsi alla Regione che non è stata ascoltata, ne può sostituirsi all’Ars. Dalla Regione possano derivare delle indicazioni, dei suggerimenti utili anche alle cautele che servono per evitare emergenze ambientali. Oltretutto, studiando le carte ho notato che nel rapporto preliminare si è escluso il piano della procedura di valutazione ambientale strategica. Vi si legge che le abitazioni distano parecchie centinaia di metri dal futuro impianto, forse era meglio dire poche centinaia di metri». Su questo filone di osservazioni si è inserito anche Simone Spina, come rappresentante del comitato che è tornato a sollevare il dubbio che «il problema è stato affrontato come se il crematorio rilasciasse le emissioni di un barbecue o di una caldaia mentre è un impianto insalubre di prima categoria. Tra i siti sensibili che devono essere distanti almeno 500 metri il Comune ha inserito il liceo Savoia a 550 metri di distanza, come il Podesti e le Marconi, ma si è dimenticato dell’Univpm e del parco giochi del Pozzetto che sta a 440 metri. Fateci un salto alle 17 di pomeriggio e poi ditemi se non è un sito sensibile».
Ha chiuso gli interventi per il Comitato l’ex consigliera comunale Daniela Diomedi (M5S).«Contestiamo la scelta di edificare il crematorio in quel contesto che è un centro abitato. – ha chiarito subito Diomedi – E’ inutile che ci diciate che questi impianti non producono inquinanti. E’ un corbelleria perché studi lo hanno evidenziato, quello che esce dal camino si fissa sulle matrici ambientali. I tre forni presenti nelle Marche con il raddoppio delle linee a San Benedetto del Tronto sono sufficienti per il fabbisogno delle Marche. Nella nostra regione manca un piano di coordinamento, come c’è in Toscana o in Veneto – ha ribadito – Manca anche il Piano regionale delle qualità dell’aria, quello che c’è è obsoleto. Infine manca un regolamento di gestione di questo impianto crematorio per determinare la sicurezza e l’economicità del processo. Qual è la convenienza economica per l’Amministrazione comunale? Arriverà un privato a gestirlo? Non siamo pregiudizialmente contrari a un impianto crematorio, ma non a Tavernelle. Il Comune può individuare un’area distante e isolata nelle campagne, scriverci area cimiteriale e realizzarci il forno».
L’assessore Stefano Tombolini ha invece preferito ricordare che la volontà di realizzare l’impianto di cremazione delle salme «deriva da un esigente sicuramente più forte magari per una città rispetto ad alcune sensibilità che sono stati espressi in vari momenti del percorso che ha caratterizzato l’approvazione dei questo progetto fino alla sottoscrizione dei contratti e sono quelli i dati effettivi rispetto alle percentuali di cremazione che cittadini di questa città richiedono piuttosto che la sepoltura. Un trend che dal 2007 ad oggi è andato completamente ad esplodere se guardate i dati statistici che aveva utilizzato al tempo l’assessore Simonella nel proprio studio fino ad oggi dove abbiamo superato quasi il 40% . Da parte della cittadinanza c’è una esigenza di avere un servizio di cremazione ma anche di un territorio che supera anche l’ambito provinciale. Abbiamo fatto preliminarmente una valutazione di tipo numerico per capire se operazione potesse essere economicamente sostenibile, con l’analisi di un bacino teorico di influenza dell’impianto se fosse tale da coprire la copertura dell’investimento in tempi brevi. Qui il breaking point si raggiunge in circa 9 anni con un destino delle risorse derivanti dalla gestione dell’impianto di cremazione salme che sono quelle dell’efficientamento del sistema dei servizi cimiteriali. Unire quindi l’implementazione di un servizio rispetto a poter migliorare il servizio complessivo attorno al sistema cimiteriale fosse una cosa utile e di buona amministrazione».
Sull’assenza del piano regionale di coordinamento, Tombolini ha ribadito che «su 21 regioni italiane sono 5 hanno piani di coordinamento, 3 hanno definito di delegare l’attività di coordinamento alle province. La parola stessa lo dice: trattasi i piani di coordinamento orientati a coordinare lo sviluppo ordinato dei sistemi di cremazione nell’ambito di una regione perché non possono accadere come in Piemonte dove a seguito dell’attività concorsuale tra enti locali e soggetti di finanza si generasse una situazione dei competitivi Con la creazione di un numero molto importante di impianti di cremazione salme con alcune città che ne hanno addirittura 2. La Regione Toscana con 3,5 milioni di abitanti ha 11 impianti di cremazione salme, con ulteriori 3 richieste, ha il suo piano di coordinamento e ha chiarito che non se ne possono fare all’infinito perché ci sono motivi di sostenibilità ed economicità del servizio. La competizione è in particolar modo con soggetti privati collegati al servizio della gestione funebre e che ne fanno un’attività diversa di quella di un servizio quale quella degli enti locali rispetto a un player privato».

Mirella Giangiacomi (Pd) che dicembre aveva votto sì l progetto di crematorio in aula, stamattina ha sostenuto la mozione Rubini spiegando di aver compreso le ragioni dei cittadini di Tavernelle
Sulla questione dell’industria insalubre l’assessore ha poi voluto rassicurare tutti. «Sono previste anche attività che sono compatibili in relazione al rilascio delle autorizzazioni ambientali anche con il tessuto urbano. Debbono essere adottate tutte le possibili soluzioni per ridurre l’impatto sull’ambiente di queste industrie. E’ naturale che qualsiasi attività antropica, oggi ho visto che c’era anche il presidente del comitato Aria Pulita del porto, un crematorio così come l’impianto di rifiuti o una centrale biogas, introducono quando realizzati delle turbative ambientali che naturalmente necessitano di essere monitorate ma non per questo ne rendono impossibile la realizzazione. Politicamente il sindaco credo che abbia preso molto sul serio la sensibilità che un territorio come quello del quartiere importante di Tavernelle ha segnalato in un incontro che abbiamo avuto recentemente e ci ha chiesto di implementare così come già fatto prontamente un sistema di monitoraggio di fondo per dire ai cittadini quale sarà la variabilità e quale invece il fondo urbano sul quale oggi quel quartiere si attesta rispetto altre parti della città. Faccio riferimento alla qualità dell’aria intorno a Torrette e dove ci sono importanti ricadute della viabilità e del porto per cui un’industria sul territorio circostante. Noi abbiamo cercato di contemperare le scelte politiche con la buona amministrazione e credo che aver implementato, nonostante qualcuno sia scettico o non sia convinto, con tutte le possibili attenzioni per ridurre al minimo l’impatto ambientale».

Anche Andrea Vecchi (Pd) ha espresso più di una perplessità sul progetto riportandosi a studi scientifici sugli effetti sull’ambiente degli impianti crematori. Come medico ha accennato anche alle indagini svolte per il Registro dei Tumori
Per lui è nell’ordine delle cose che i territori non possano restare fermi in maniera cristallizzata. « Non fare nulla è incompatibile con uno sviluppo territoriale. Fare controllando quelle che sono le possibili ricadute attraverso l’attività di monitoraggio tra attività e di analisi attraverso l’implementazione di tutti quei sistemi che possono produrre la massima garanzia, fa parte del buon modo di amministrare. Mi crea dispiacere il fatto che alcuni personaggi importanti della politica di questa città continuino a immaginare un territorio cristallizzato. Questo progetto è iniziato 18 anni fa e fu approvato allora da tutti gli organi che erano deputati all’approvazione, compreso la valutazione sulla qualità delle ricadute ambientali. Qualcuno dirà che la relazione non è più attuale. Ci sono anche sistemi di cremazione con bio-cremazione o l’acqua-cremazione, sistemi costosi e a impatto 0 ma incompatibili con l’inserimento in un territorio che deve garantire anche la sostenibilità economica degli interventi».

Carlo Pesaresi (Ancona Diamoci del Noi) stamattina in aula ha insistito perchè fossero auditi i rappresentanti del Comitato ‘Aaria Nostra’
Per sfatare altre perplessità Stefano Tombolini ha concluso sostenendo che i crematori in Italia sono 91, alcune regioni ne hanno tre altri nessuno e 5 sole hanno il Piano di coordinamento. Io non sono il soggetto che può dire andremo avanti o ci fermeremo. Oggi il sindaco si è preso il tempo per poter fare la valutazione circa il fondo ambientale e mettere in fila le attività di verifica dello stesso fondo ambientale di Tavernelle. E’ un passaggio del Pia2 che verrà realizzato anche su tutte le altre zone del territorio. Stamattina si è parlato anche del registro dei tumori e dei fattori di correlazione. Il prof. Bonifazi haa valutato le incidenze in alcuni quartieri di Ancona tra i quali non c’è sicuramente Tavernelle. Siamo noi i primi a voler monitorare i fattori di rischio tra i insediamenti impiantistici o industriali e emergenze per informazioni eventi tumorali. Nessuno lo ha fatto in passato in costanza di governi che non erano certo richiamabili all’aria a cui oggi facciamo riferimento. Però siccome ritengo corretti che il lavoro svolto dagli uffici, dall’indagine congiunte con l’università, visto che tutte le autorizzazioni, il sindaco a bocce ferme farà le proprie valutazioni. E’ delegato alla sicurezza e alla salute dei cittadini pertanto alle sue decisioni ci orienteremo».
(Redazione CA)
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