Furto delle ostie e la caccia al piromane,
doppia indagine contro gli atti sacrileghi

ANCONA - I carabinieri non escludono nessuna pista, nemmeno quella che aprirebbe lo scenario di riti satanici, dietro alla scomparsa delle ostie dalla chiesa di San Francesco denunciata stamane dal vescovo Spina. Curia anconetana già presa di mira lo scorso autunno da quattro principi di incendio su cui la Digos sta cercando di fare chiarezza

 

C’è l’ombra delle messe nere dietro il furto sacrilego delle ostie compiuto ieri pomeriggio nella chiesa di San Francesco alle Scale. I ladri potrebbero non essere semplici vandali in cerca di colpi fini a se stessi, ma persone intessute in contesti esoterici. Che dietro il raid eseguito ci possano essere motivazioni che strizzano l’occhio a scene legate a rituali satanici è una delle ipotesi prese in considerazione dai carabinieri della stazione centro di via Piave che da questa mattina si sono messi al lavoro per cercare di dare un nome agli autori del furto. Per ora, però, i riscontri sono stati negativi. Al momento del blitz, infatti, in chiesa non c’era nessuno. E nei dintorni della struttura non ci sono telecamere utili a filmare la porta d’ingresso del San Francesco, l’apertura da cui sarebbero entrati i ladri senza farsi notare da nessuno. Non è neanche escluso che il gesto sacrilego possa essere legato ad altri episodi, vandalici ed intimidatori, subiti in autunno da alcune chiese della città. Quattro erano state al centro della scia incendiaria partita lo scorso settembre. La prima ad essere presa di mira era stata la chiesetta di San Pietro Martire, nella frazione di Varano, luogo di culto che di tanto in tanto viene derubato di statue della Madonna e altri oggetti sacri. A fine settembre era andato a fuoco  il lenzuolino di un altare secondario. Stessa cosa, il 17 ottobre, era accaduta alla chiesa del Santissimo Sacramento (leggi l’articolo). Poi, due giorni dopo, era toccato alla chiesa degli Scalzi, in piazza del Senato. In quell’occasione, le lingue di fuoco avevano attaccato la tendina del confessionale (leggi l’articolo). Il 20 novembre, ancora un luogo di culto, ancora il tovagliolino dell’altare. A bruciare era stata la Santa Maria della Pietà, alle Palombare (leggi l’articolo). Nella maggior parte dei casi, le indagini sono state condotte dalla Digos dopo i rilievi effettuati dalla Polizia Scientifica. Gli autori, però, sono rimasti senza volto.  Non è escluso che anche l’ultimo episodio possa confluire nelle indagini portate avanti dalla divisione coordinata dalla dirigente Margherita Furcolo. Certo è che viene spontaneo domandarsi se dietro i raid incendiari e dietro il furto delle ostie possa esserci la stessa mano. Un secondo step riguarda le motivazioni del gesto: opera di vandali oppure di persone che hanno agito per un motivo preciso? La risposta del monsignor Angelo Spina appare chiara: “(il furto, ndr) É un atto inaudito, compiuto volutamente per sottrarre le Sacre Specie e utilizzarle per chissà quali fini sacrileghi”.

Furto sacrilego di ostie consacrate nella chiesa di San Francesco alle Scale

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