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La Popolare di Ancona diventa Ubi,
Massiah: “Banca Unita accelera”
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CREDITO - Dal 20 febbraio Bpa sarà incorporata dal gruppo Ubi insieme ad altri 4 istituti locali, in anticipo sulle previsioni. Da fine mese 500 esuberi in tutta Italia concordati con i sindacati, pronti altri 1.250 contratti di solidarietà. Il consigliere delegato: "Finora ricorsi che si contano sulle dita di una mano, questo ci ha incoraggiato a stringere i tempi"
La video intervista al consigliere delegato di Ubi Banca Victor Massiah

Victor Massiah

 

Novità per la Banca popolare di Ancona, Ubi accelera sulla incorporazione dell’istituto di credito. “Abbiamo portato a termine la prima fase del progetto Banca Unica – dichiara il Ceo Ubi Victor Massiah, illustrando i risultati consolidati del 2016 del gruppo bancario -. La Popolare Commercio e Industria e la Banca Regionale Europea sono state incorporate nel mese di novembre e, devo dire, con un numero di “incidenti” ridottissimo, e un numero di reclami che si conta letteralmente sulle dita di una mano. Questo ci ha incoraggiato ad accelerare il processo sulle altre banche, per cui, invece di agire con due ulteriori ondate, agiremo con un’unica ondata definitiva il 20 febbraio”.

Dunque verranno incorporate tutte le altre 5 “banche rete” (Banca Popolare di Bergamo, Banco di Brescia, Banca di Valle Camonica, Banca Popolare di Ancona e Banca Carime). In seguito agli accordi sindacali, 500 lavoratori sono inuscita dal gruppo a fine febbraio, mentre altri 1.250 hanno fatto richiesta di adesione al fondo di solidarietà.

Il piano industriale del progetto Banca Unita incide per ora negativamente sul conto economico del gruppo bancario: includendo gli impatti degli oneri previsti per l’attuazione a partire da giugno 2016 (circa 850 milioni netti), i
contributi straordinari al Fondo di Risoluzione (50,4 netti) e la svalutazione del Fondo Atlante (52,9 netti), il 2016 si chiude con una perdita di 830,2 milioni (utile di 116,8 milioni nel 2015).

Al netto degli impatti del piano industriale invece e delle poste straordinarie, il 2016 si è chiuso con un utile normalizzato di 111,6 milioni, che sconta una riduzione significativa dell’apporto della finanza (153,7 milioni rispetto ai 290,6 del 2015) e maggiori contributi ordinari al Fondo di Risoluzione e al Deposit Guarantee Scheme per 33,2 milioni nel 2016, e che va a raffrontarsi con un utile di 189 milioni normalizzato nel 2015.

Ubi vanta inoltre una forte riduzione dello stock dei crediti deteriorati sia in termini di valore lordo (12.521 milioni da 13.434 nel 2015) che in termini di valore netto (8.056 milioni da 9.689 nel 2015). “Nell’insieme – si legge nel resoconto del gruppo bancario – una serie di risultati già conseguiti che creano le condizioni per poter prevedere un 2017 con risultati in forte miglioramento rispetto al 2016”. Nell’assemblea dei soci del 7 aprile il consiglio di gestione proporrà un dividendo di 11 centesimi per azione.

(E. Ga.)

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