di Giampaolo Milzi
L’avvicendamento alla guida dell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo non sarà rapida. La guida della comunità di fedeli non cambierà prima della Pasqua, a dispetto – e non è affatto un segreto – dei diplomatici auspici dello stesso arcivescovo Edoardo Menichelli. Ne è riprova la sua partecipazione, ad Ancona, alla processione che come di consueto si terrà nella giornata del Venerdì Santo, il 14 aprile, con la partecipazione di molti giovani cattolici. Partecipazione, quella alla Via Crucis, confermata da Marino Cesaroni, responsabile dell’ufficio stampa della Curia e direttore di Presenza. Un po’ di ottimismo sul caso, ormai quasi un giallo, della nomina del nuovo arcivescovo, si era acceso subito dopo il 16 gennaio, quando mons. Menichelli era stato protagonista, in Vaticano, di un’udienza privata con Papa Francesco. “Ho parlato con Menichelli, certo, ma si è limitato a dirmi che, appunto, si è trattato di un’udienza privata, e quindi riservatissima. – ha detto tre giorni fa Cesaroni – Impossibile quindi fare previsioni, escludo che la questione si possa risolvere non dico rapidamente, ma nemmeno nel medio periodo”. Già, il caso, la questione, l’estrema riservatezza. “Continuate a stare sereni, tranquilli”, si limita dal canto suo a dire la massima autorità religiosa che dal 7 marzo 2004 è ad Ancona (dopo aver guidato per una decina d’anni la Diocesi di Chieti – Vasto). Due mesi prima, l’8 gennaio, Papa Wojtyla aveva vestito mons. Menichelli dei panni di arcivescovo del comprensorio ecclesiastico Ancona-Osimo. E l’anno successivo, il 15 febbraio, Papa Francesco l’aveva creato cardinale.
Colto, forte personalità, sempre presente nella vita della comunità locale dei credenti, iper attivo, quasi ai limiti di un’appassionato stacanovismo, figura di primo piano nell’organizzazione di tanti eventi, su tutti il Congresso Ecauristico Nazionale tenutosi nel capoluogo regionale nel 2011, Menichelli ha da poco – come la consuetudine gli impone – presentato per la terza volta al Pontefice le sue dimissioni per i limiti di età raggiunti al compimento di 75 anni, ora ne ha 77. Dal soglio pontificio sempre la stessa risposta: l’invito ad andare avanti, con la stessa tenacia e la stessa grande capacità dimostrata come timoniere della navigazione pastorale in un territorio locale molto ampio, navigazione e non certo priva di problemi, quanto a rotte gestionali e operative. Su tutti, la mancanza di nuove vocazioni, lo scarso numero di preti e parroci, le difficoltà nel tenere aperte e funzionali tutte le 72 parrocchie dell’Arcidiocesi Ancona-Osimo. E il doppio ruolo, di arcivescovo e cardinale, certo non aiuta.
“Mons. Menichelli è oberato di troppo lavoro, questa è la verità – spiega don Antonello Lazzerini, cappellano della Polizia di Stato, ad Ancona – E’ normale che attenda, si aspetti di essere sostituito. E’ la Congregazione dei vescovi, a Roma, che deve provvedere, da oltre due anni, scegliere tra i candidabili o candidati”. “Ma di fatto, Ancona-Osimo resta al palo da molto tempo, in un’atmosfera di vaghezza, rispetto a un quadro regionale in cui si è invece provveduto ai cambi al vertice. – prosegue Lazzerini – Qualche esempio? In un anno sono stati sostituiti i vescovi di Senigallia, Fabriano ed Ascoli. Certo, è anche vero che quelle sono Diocesi più piccole, che quella di Ancona-Osimo avrebbe bisogno non di un vescovo di prima nomina, ma di uno già parecchio esperto. E di prelati così ce ne sono pochi, c’è carenza anche di vescovi, oltre che di nuovi preti”.
A Roma il meccanismo per individuare il sostituto di mons. Menichelli si sarebbe messo in moto. Sulla carta. Già, ma la carta, “le carte sono mute. – aggiunge Marino Cesaroni – Non ci sono notizie ufficiali. Impossibile fare quindi qualsiasi previsione, su tempistica e nomi di possibili nuovi arcivescovi”.
“In assenza di carte e supporti di voci autorevoli, al momento non ha alcuna fondatezza ipotizzare, come si è fatto, “nomi forti”, come nei casi di mons. Claudio Giuliodori e di don Mario Presciutti”, conclude. I quali, per carità, le credenziali per ricevere il testimone da Menichelli ce le avrebbero: Giuliodori, nato ad Osimo 59 anni fa, ex vescovo di Macerata, è assistente generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, a Milano; Presciutti, 57 anni, è vicario per la pastorale diocesana e ha maturato una forte esperienza come missionario in Brasile.
Quanto a mons. Menichelli, attende serenamente. E non confessa il suo desiderio di tornare a Roma, di un nuovo incarico cardinalizio nell’arcipelago della Curia del Vaticano. Nella città eterna è già stato di casa. Dal 1968 al 1991 ha lavorato come funzionario presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Nel 1970 è stato assistente spirituale del gruppo “Roma 71” dei lupetti – scout. Dal 1992 al 1994 ha ricoperto il ruolo di ufficiale della segreteria presso la Congregazione per le Chiese Orientali ed è stato segretario del prefetto della stessa congregazione, il cardinale Achille Silvestrini. Nel frattempo è stato collaboratore presso la parrocchia dei SS. Cuori di Gesù e Maria e cappellano nella clinica di Villa Mafalda. E ancora: ha collaborato all’ufficio di consiglio familiare della Facoltà di Medicina del Policlinico Gemelli e ha partecipato a fondo al sinodo della diocesi di Roma del 1993.
Crisi di vocazioni, Arcidiocesi in ginocchio Cesaroni: “Non ci resta che pregare”
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati