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Si spegne anche il CircolOff
Santilozzi: «Tante lamentele, nessun aiuto»

ANCONA – Il circolo delle Palombare si aggiunge alla lunga lista di attività culturali chiuse in città. Il presidente e gestore: “Ancona città apatica, tutti si lamentano della qualità e della quantità delle iniziative, ma nessuno fa nulla per migliorare la situazione”

L’interno del CircolOff

di Giampaolo Milzi

Non c’è più il tasto “on” per il CircolOff di Ancona. Il locale di circa 700 metri quadri polifunzionale ricavato nell’ex capannone commerciale di via Barilatti 8, ad Ancona, dopo due stagioni all’insegna di arte, food&drink, proposte con qualità, non riaprirà all’inizio di questo autunno. E se quell’Off a comporre il nome del circolo voleva essere una virtuosa, calamitante provocazione – un invito al pubblico a staccare la spina delle solite abitudini ricreative e a cercare qualcosa di nuovo – ora suona nel suo senso letterale, ovvero di chiusura, di luci spente.
Una calamitante provocazione, virtuosa provocazione. Che ha funzionato, ma non abbastanza evidentemente. Perché? A volerla dire in modo sbrigativo, motivi economici, incassi non all’altezza per coprire le spese. Ma la mancata riapertura di questo circolo Arci, inaugurato il 23 ottobre 2015, chiama in ballo riflessioni – e non stiamo esagerando – di tipo sociologico, antropologico su Ancona e gli anconetani.
Ecco, uno scrittore potrebbe definirlo un giallo antropologico. Perché il CircolOff – con le sue quattro aperture serali settimanali no stop (dal giovedì alla domenica), il grande palco attrezzato, il retro-palco per i laboratori, un’offerta variegata e di buon livello di concerti, mostre, spettacoli di teatro, cabaret e danza, reading di poesia, presentazioni di libri, proiezioni di cortometraggi, il suo bar specializzato in birre, molte quelle artigianali, la sua cucina di piatti di verdura e carne a km0 – è stato pop, il popolo della sera-notte ha risposto all’appello, ma non a sufficienza.

Il gruppo folk Sambene sul palco del CircolOff

Gigi Santillozzi, 61 anni ultra ben portati, presidente dell’associazione di gestione del locale, ha gettato la spugna con forte amarezza in bocca. Sulla pagina Facebook nessuna polemica da parte sua, si è limitato a ringraziare di cuore tutti quelli che ha ospitato e lo hanno aiutato. Ma nel nostro faccia a faccia ne ha da dire, e parla chiaro: “Il motivo economico, degli incassi non all’altezza della situazione, è racchiuso in più cause”. La madre di tutte le concause? “In questa città tanti, troppi, si lamentano del fatto che non ci sono abbastanza spazi per attività socio-ricreative-artistiche. Ma quando chiedi a qualcuno lui cosa fa per migliorare la situazione, di metterci del suo in questo senso, magari di darmi una mano nell’associazione, il discorso s’interrompe quasi sempre in modo sterile”. Già, metterci del suo. Che può significare anche solo andarci, per una volta, per curiosità, a vedere che aria tira in un nuovo locale. Di utenti, un popolo eterogeneo, dai 25enni fino agli ultra 50enni, se ne sono visti. Ma sono più quelli che non si sono visti. E che si sono persi molto. A cominciare dalla musica dal vivo di ogni genere, con molta attenzione al blues e al rock. Gruppi e solisti di Ancona, marchigiani e di fuori regione: tra questi (ne citiamo alcuni), il chitarrista Antonio Del Sordo, la band follk Sambene di Recanati, Simone Borghi coi suoi tributi a Lennon-McCartney e Spandau Ballet, Ares Tavolazzi (ex Area) con Marco Poeta, i mitici DNA con Remo Zito, i cantautori Lucio Matricardi e Peppe Consolmagno, i gruppi che hanno partecipato a Sanremo Giovani. E le serate passerella con gli artisti dell’Accademia Musicale di Ancona e i Cantieri di Musica. E ancora, in altri campi culturali, con qualche esempio: le mostre d’arte – quella di Umberto Grati e del maestro di pittura Roberto Bonfigli -, quelle fotografiche di Alberto Raffaelli e Ugo Marinelli; le serate di beneficenza pro Iom e ospedale Salesi; le presentazioni di libri, con (tra gli altri) Giancarlo Trapanese; la conferenza- dibattito col noto filosofo, saggista e opinionista Diego Fusaro, coorganizzata col Circolo Proudhon. Non poteva mancare Rodolfo Bersaglia, col suo show sulle “Aberrazioni antropologiche” di “Ancona horror” e dell’Ancunetà. Ed eccola la chiave interpretativa di Bersaglia, sull’off del CircolOff: “L’enigma di Gigi Santillozzi può aprire un dibattito irrisolubile. Ricordo che uno storico dell’arte ha definito così la situazione locale: “Ancona contro Ancona”, come dire che non si riesce a capire come iniziative straordinarie per il cittadino non siano appoggiate dal cittadino stesso”.

Gigi Santilozzi a sinistra con l’opinionista Diego Fusaro

Già, il cittadino medio: “Un tipo strampalato, poco curioso, apatico, quasi di un altro pianeta – si sfoga Gigi –. Un tipo che vede la necessità di pagare una tessera di 10 euro con valore annuo come una tragedia e rinuncia ad entrare. Che entra, si siede, non consuma nulla o appena un caffè e si gode lo spettacolo. Poi va a prendersi la birra e spende quel che spende in posti che oltre alla consumazione non ti offrono nulla, se non la folla. Un tipo che se gli proponi un artista noto si lamenta perché è noto, se gli proponi qualche emergente, o uno che viene da fuori, anche bravissimo, ti dice “ma chi lo conosce ‘sto tizio…”. Impossibile spezzare questa catena-circolo vizioso”. Senza contare che qui al CircolOff si è cercato di lavorare in rete con le altre realtà socio-culturali… Gigi lo conferma: “Sì, bene le collaborazioni con Nie Wiem per la poesia, con Max Miecchi per i cortometraggi, col gruppo Voi con Noi, i vari corsi e laboratori. Ma chi non s’è visto sono le tante associazioni che non hanno un locale loro e qui avrebbero potuto trovare spazio per le loro proposte. Ecco, ad Ancona, si è un po’ perso il senso dell’associazionismo vero, dello stare insieme in un certo modo, ce l’hanno gli anziani del circolo di biliardo, molto meno gli altri”. Stare insieme in un certo modo, secondo la proposta di Gigi, in questo senso: “Ho cercato di usare, proporre le arti, per poi berci e mangiarci qualcosa di buono come accompagnamento socializzante. Non ha funzionato del tutto. C’era chi veniva qui pretendendo che fossimo un ristorante…”. E i rapporti con l’Amministrazione comunale? “Lasciamo perdere… l’assessore alla Cultura, Poalo Marasca, s’è visto solo all’inaugurazione. Ci ho parlato, gli ho proposto di organizzare qui eventi insieme, zero risultati”. Vale la pena di ricordare che Gigi Santillozzi aveva tutte le carte in regola per una lunga vita del CircolOff. Dal 1981 al 1984 gestisce la birreria “Il Boccale” in via Giannelli; dal 1985 al 1990 fa il super boom con l’accoppiata musica live e birra alla “Taverna del Trave” lungo la Provinciale del Conero. Dal 1993 al 2003 “emigra” a Castelfidardo ed è l’anima di una palestra molto frequentata. Tutti successi. Tra le concause della chiusura del CircolOff, anche il vuoto pneumatico dell’assenza di sponsor, di aiuti economici, una quasi costante nel settore socio-ricreativo-culturale nel capoluogo Marchigiano. Gigi: “Nella palestra di Castelfidardo esponevamo i prodotti di varie aziende, era un aiuto importante”. Vaglielo a dire all’Ancunetà. All’imprenditore più o meno facoltoso, così come al semplice utente di arte e cultura. Vaglielo a dire di metterci del suo, di provare qualcosa di nuovo. Troppo spesso, per dirla alla Bersaglia, scatta l’aberrazione antropologica.

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