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Banche, Fondazione Carilo
apre a Bcc Civitanova e fa pressing:
“Serve tavolo con Regione e Bankitalia”

LORETO - La presidente Fulvia Marchiani considera ottimale la proposta del gruppo di credito cooperativo di acquisire le 15 filiali della banca lauretana. "Il suo progetto per il territorio va sposato - dice - Se sfumerà i problemi che sorgeranno investiranno tutti, imprese e famiglie. Ceriscioli deve assumersi le sue responsabilità. Rappresenta le Marche. La Banca d'Italia ci spieghi perchè noi abbiamo perso patrimonio a favore di Banca Marche" - VIDEO
Fulvia Marchiani, presidente Fondazione Carilo, chiede un tavolo istituzionale a Ceriscioli e Bankitalia

Fulvia Marchiani apre con ufficialità alla manifestazione d’interesse di Bcc Civitanova Montecosaro, supportata da Cassa Centrale Banca e dal’Advisor, per l’acquisizione dell’intera Carilo Spa. In attesa che l’istituto civitanovese formalizzi la due diligence all’Ubi (leggi l’articolo), la presidente di Fondazione Carilo sollecita però al governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, e a Bankitalia, l’apertura di un tavolo politicoistituzionale per ottenere proprio dalla Banca d’Italia, unica autorizzata, l’ok a tutta l’operazione. Il vertice della fondazione dell’istituto di credito lauretano si espone per la prima volta pubblicamente in 4 anni di mandato amministrativo, perché crede nella validità del progetto civitanovese. I tempi del confronto vanno tagliati al massimo. Il 23 ottobre è, infatti, fissata la data per l’avvio della fusione tra Ubi e tutto il pacchetto di Nuova Banca Marche (Banca Adriatica).

Fulvia Marchiani

Una procedura flessibile e che ammette sospensioni, ma che dovrà essere conclusa entro il primo semestre del 2018. Ubi Banca temporeggia sulla proposta d’acquisto, forse perché non è del tutto d’accordo sui termini del distacco dell’asset Carilo. Bcc Civitanova non nasconde le sue mire espansionistiche attraverso assorbimento dei circa 100 dipendenti e dei 15 sportelli lauretani distribuiti sul territorio. Una mossa sullo scacchiere economico nazionale che permetterebbero al gruppo cooperativo bancario di raggiungere la massa critica minima dei 30 sportelli stabiliti dalla più recente normativa e di continuare a privilegiare il retail apprezzato dalle imprese locali. Carilo sta tra due fuochi ma propende per la soluzione a firma marchigiana.

IL TAVOLO POLITICO ISTITUZIONALE CON REGIONE E BANKITALIA – “Il tessuto socio-economico della nostra una regione ha già subito un forte contraccolpo con la vicenda di Banca Marche, dopo quello inflitto dal terremoto – ha ricordato la Marchiani stamattina, nell’incontro stampa convocato nella sede lauretana di Fondazione Carilo – La Bcc di Civitanova, insieme a Cassa Centrale Banca, a maggio del 2017 ha presentato una proposta per l’acquisizione dell’intera Carilo. Banca Italia deve intervenire: se c’è un soggetto che vuole rilanciare un territorio, non capisco perché il suo progetto non possa essere sposato. E richiamo anche l’attenzione di tutte le associazioni di categoria. Se la questione non viene risolta secondo la proposta della Bcc, i problemi che sorgeranno investiranno tutte le imprese e le famiglie del territorio. Il problema non va analizzato solo contando i 15 sportelli della nostra banca o i suoi dipendenti. Nella concessione delle linee di credito, ad esempio, ci sono dei limiti e degli obblighi sulla concentrazione dei crediti, e succederà che anche al cliente più meritevole non potrà mai essere riconfermata la totalità delle esposizioni che hanno nei singoli istituti di credito”.

La sede della fondazione Carilo di via Solari a Loreto

LE RICHIESTE ALLA BANCA D’ITALIA – Come dire: quando un’attività va male, le ripercussioni a cascata coinvolgono tutti gli attori sociali e siccome la Carilo è stata per 150 anni un punto di riferimento per il tessuto socio economico marchigiano, in questa fase complessa ma di svolta, anche la politica e le altre istituzioni devono farsi carico del suo destino. “Ecco perchè voglio un tavolo di confronto con il presidente Luca Ceriscioli e con la Banca d’Italia, che è intervenuta finora a tutela del socio di maggioranza (Banca Marche ndr) nel 2014 quando non riusciva a fare l’aumento di capitale sociale – rimarca la presidente- E’ intervenuta mettendo risorse all’interno di Banca Marche su 2 aumenti di capitale sociale per ricapitalizzazioni che hanno visto scendere la partecipazione della nostra fondazione perché noi possiamo aumentare il capitale sociale se non autorizzati. In questa situazione ognuno deve fare la sua parte. Noi come fondazione abbiamo già avviato tutte le cause e impugnative possibili sulla vicenda Banca Marche e forse ne valuteremo altre. A questo tavolo che invochiamo, la Banca d’Italia dovrà spiegarci perchè la nostra fondazione ha perso patrimonio a favore di Banca Marche. La nostra partecipazione in quella banca era minima, al 20% e quindi non potevano gestire nulla, ma noi alla capogruppo abbiamo sempre dato molto. Carilo è stata venduta nel pacchetto Banca Marche con un euro, ma dentro ci sono una ricapitalizzazione di 20 milioni, più di 20 milioni di crediti d’imposta, ci sono accordi sindacali a livello nazionale ancora in corso. A questo asset è stato dato valore. Qualcuno dovrà pur fare qualcosa”.

LE RICHIESTE AL PRESIDENTE LUCA CERISCIOLI – Al presidente Ceriscioli, invece, Fulvia Marchiani chiede “di interfacciarsi con la Banca d’Italia. Ognuno deve prendersi le responsabilità in base alle istituzioni che rappresenta e lui rappresenta meglio di me il territorio delle Marche – ha sottolineato- Non bisogna inoltre dimenticare che le cause hanno un decorso medio lungo ma pendono sul progetto di fusione. E se il tribunale di Ancona ci darà ragione? Cosa succederà alla procedura di fusione, che prevede comunque la fusione per tutti gli asset anche divisi, e che deve concludersi entro il primo semestre 2018? La Carilo nel frattempo è ferma. Se non andava bene la due diligence della Cassa di risparmio di Fermo che tempo fa ci era stata presentata, adesso c’è una nuova proposta, perché non prenderla in considerazione?”

Uno degli sportelli Carilo

IL 23 OTTOBRE, L’AVVIO DELLA FUSIONE – La presidente non entra invece nel merito del silenzio di Ubi. “Non posso pensare – dice- che la creazione di un polo territoriale di 30 sportelli possa intimorire un colosso del credito bancario che prenderebbe i clienti di Banca Marche e Banca Etruria. Una banca nazionale ha una capacità erogativa con target d’imprese medio alti, quindi diversi da quelli di Carilo, e le Marche per Ubi Banca non sono un territorio vergine”. La fusione è stata fissata per il 23 ottobre ma ha tempistiche che possono essere dilatate. Se interverranno novità, insomma, potrà essere sospesa. Se invece non succederà nulla di quella che Carilo auspica, dopo il 23 Ubi potrà procede alla chiusura di 7-8 filiali, su 15, della Carilo e nel frattempo saranno intessuti gli accordi sindacali per i dipendenti. La fondazione Carilo, manterrà la sua veste giuridica ma tramite ‘concambio’ dovrà cedere la sua quota parte di azioni BancaMarche con quelle di Ubi. Di fronte a un diverso scenario, rischia di veder scemare tutta l’attività svolta sul territorio in decenni di operosità. “Ecco perché il tavolo politico è urgente e va avviato il prima possibile” ribadisce Fulvia Marchiani. Per lunedì, intanto, Sandro Palombini, presidente della Bcc Civitanova, ha convocato un consiglio di amministrazione monotematico, dedicato alla vicenda Carilo, con la speranza di comunicare buone notizie.

(m.p.c.)

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