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Addio al decano degli orefici:
città in lutto per la morte di Giorgio Rosi

ANCONA - Se n'è andato all'improvviso per un malore mentre era in gita nel Pesarese. Uomo colto e gioviale, aveva 80 anni. Personalità amata e stimata in città, memoria storica del commercio con lo sguardo sempre rivolto al futuro e una dedizione instancabile verso il suo lavoro. I funerali si terranno mercoledì a San Domenico

 

Giorgio Rosi nella sua oreficeria

 

Giorgio Rosi e gli altri commercianti di via degli Orefici

 

di Agnese Carnevali

Se n’è andato in un’occasione di festa. Una gita ed un pranzo gaudente, com’era la sua personalità, in compagnia di amici. All’improvviso. Lasciando incredula una città intera. Giorgio Rosi, storico gioielliere di via degli Orefici, è morto ieri, domenica 12 novembre, a causa di un malore. Appena uscito dal bagno del ristorante Montecucco a San Giorgio di Pesaro, dove si era fermato a pranzo con la moglie Gina e la comitiva dopo aver visitato la Fiera del tartufo di Acqualagna.  Si è sentito male e si è accasciato a terra. Inutili i soccorsi ed i tentativi di rianimarlo. Aveva 80 anni. Da Pesaro la notizia si è diffusa rapidamente ad Ancona lasciando attoniti gli amici più stretti, i colleghi di via degli Orefici e del centro, i clienti, tutta la città dove Rosi era conosciuto e stimato. Il suo lavoro ed Ancona, dove era nato nel 1937, le sue passioni più grandi. Nonostante l’età ed i tanti anni di attività era determinato a non lasciare il suo negozio. «Non chiudo, non me ne vado, voglio restare fino all’ultimo» ripeteva sempre da dietro il bancone o seduto di fronte alla sua vetrina. Così è stato. Sabato scorso era ancora al lavoro, come ricorda Andrea David, titolare de La Congrega, suo vicinato di bottega. «Era sempre il primo ad arrivare la mattina, prima anche del pescivendolo. Discutevamo di tutto, era un piacere parlare con lui. Proprio sabato stavamo parlando della vicenda di Grasso (il presidente del Senato, ndr). Era una persona eccezionale, colta − continua David − un grande amico, la memoria storica di questa via e del commercio anconetano. Ricordo i primi tempi in cui siamo arrivati qua, ventenni, tutti ci guardavano con sospetto, dall’alto in basso, ma lui no, ci ha accolti, sempre pronto al cambiamento ed alle novità. Ci mancherà moltissimo». L’arte di lavorare l’oro e le pietre preziose appresa dal padre Corrado e prima di lui dal nonno Mario, anch’essi orafi. Una tradizione ed una dedizione tramandata di padre in figlio, per oltre cent’anni di storia. Pezzi unici i suoi, realizzate con estro e cura, ma anche uno spiccato gusto per le creazioni più particolari ed insolite, il fiuto per pezzi d’arte e di antiquariato. Una professionalità che gli era valsa una certa notorietà in città, senza che questo lo facesse allontanare dalla gente, dai suoi clienti, che spesso diventavano conoscenti quando non veri e propri amici. Col tempo aveva saputo cambiare approccio al mercato, senza snaturare la sua identità né quella della sua oreficeria. La passione politica ed il suo sguardo lucido sulla città e le sue trasformazioni, verso le quali non mancava, a volte una critica pure libera da quell’atteggiamento lamentoso che spesso si imputa all’anconetano. Un entusiasta, sempre pronto ad accogliere la novità, a rendersi disponibile all’esperimento. L’amore più grande, la famiglia, la moglie Gina, ex dipendente della Standa e volto noto del civico 5 di via degli Orefici, decisa a portare avanti l’attività del marito, le figlie Giorgia ed Eleonora ed i tre nipotini. I funerali si terranno mercoledì 15 novembre alle 10, alla chiesa di San Domenico in piazza del Plebiscito.

 

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