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La Comunità ebraica di Ancona
piange la morte di Laras
Fu rabbino capo della città

ADDIO - Aveva 82 anni, "figlio della Shoah" come si è sempre definito - era scampato alle legge razziali - è stato uno dei protagonisti del dialogo interreligioso in Italia

Il rabbino capo di Ancona dal ’59 al ’68, Rav Giuseppe Laras

 

Anche la Comunità ebraica di Ancona piange la scomparsa di Rav Giuseppe Laras, che fu rabbino capo ad Ancona dal 1959 al 1968. «Con immensa tristezza e col cuore infranto apprendiamo la notizia della scomparsa del nostro amato e venerato maestro», si legge in una nota diffusa dalla comunità. Aveva 82 anni, era nato a Torino il 6 aprile del 1935, ed era malato da tempo.
Rav Laras ad Ancona raccolse l’eredità del precedente ministro di culto Giuseppe Ascoli che guidò la comunità di Ancona dopo rav Elio Toaff. Successivamente Rav Laras è stato rabbino capo prima a Livorno e poi a Milano e durante la sua vita ha ricoperto varie cariche nell’ebraismo italiano. È stato presidente dell’Assemblea rabbinica italiana e presidente del Tribunale rabbinico dell’Italia Centro-Nord.
Figura di altissimo spessore culturale e umano, Rav Giuseppe Laras ha segnato un’epoca dell’ebraismo italiano, ma non solo: ha dato impulso al dialogo interreligioso con sincerità e coraggio. Si definì per tutta la sua vita “figlio della Shoah”. La persecuzione e lo sterminio degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale, durante i quali persero la vita la madre e la nonna, lo segnarono profondamente, come emerge da alcune delle sue ultime lettere indirizzate a tutti gli ebrei d’Italia, una sorta di testamento spirituale scritto avendo la percezione di essere ormai vicino alla fine della sua vita.

LE SUE ULTIME LETTERE

“Durante la mia vita ho potuto vivere in prima persona il tramontare e il sorgere di mondi diversi, con inquietudini e speranze. La distruzione degli ebrei d’Europa ha sfiorato la mia esistenza, segnandola per sempre. Misteriosamente, grazie alla forza e al coraggio di mia madre, il Santo e Benedetto ha voluto che sopravvivessi agli orrori e alle ceneri della Shoah. Nuove sfide e nuove angosce si stanno proiettando sul nostro mondo. Dell’Europa occidentale che abbiamo conosciuto non sappiamo quanto rimarrà e molto muterà, con speranze e, forse, disillusioni. In questi ultimi anni ho ritenuto di aiutare il dialogo ebraico-cristiano con una serie di critiche controcorrente. Per alcuni ciò è stato destabilizzante e fastidioso, alienandomi delle simpatie. Pazienza. Sono convinto della giustezza delle critiche mosse, tese solo al suo progredire e al suo correggersi, nonostante essere soli sia spesso difficile da sostenere ed estremamente scomodo. Purtroppo, confermando la vacuità che contraddistingue gran parte dell’esperienza umana, tale dialogo resta esposto a tentazioni e a miseri giochi di potere di individui che amano presentarsi come irreprensibili, ognora inclusivi e ‘pronti a fare la storia’. Si spera che vi siano slanci nuovi, entusiastici e autentici. Nel corso del mio servizio alle nostre Comunità, mi auguro di aver aiutato e rinfrancato più persone”

«Ci auguriamo che il suo ricordo ed il suo insegnamento siano di benedizione per tutti» l’auspicio della Comunità ebraica anconetana

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