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Spazio culturale all’ex Metro,
Sediari: «Il vincolo resterà,
aiuteremo a trovare un gestore»

ANCONA – L'assessore all'urbanistica respinge la richiesta della proprietà Metropolitan Building di eliminare la sala pubblica. “E' un valore aggiunto, un riconoscimento al valore storico dell'edificio. E' scontato che Soprintendenza e commissione del segretariato non cambino idea dopo il lungo processo per arrivare a questo risultato” commenta Sediari. Della stessa linea il segretario Pd Giovanni Cardoni

La facciata nobile su corso Mazzini dell’ex Metro, dove si apre lo spazio culturale

 

di Giampaolo Milzi

Colpo di spugna sul previsto spazio culturale che manca per la completa riapertura dell’ex cinema-teatro Metropolitan? “L’uso culturale di quello spazio resta, punto e basta”. Pierparolo Sediari, vicesindaco e assessore all’Urbanistica del Comune, boccia l’intenzione, anticipata da Cronache Ancona, della Metropolitan Building (MB), proprietaria dell’immobile che dà sui corsi Garibaldi e Mazzini, di “chiedere alla Giunta comunale che uscirà dalle prossime elezioni amministrative di togliere il vincolo” che impone la sala a destinazione culturale ad uso pubblico per i 500 metri quadri affacciati su corso Mazzini. Togliere il vincolo? “Significherebbe non riconoscere l’elevato valore storico che quel prestigioso cine-teatro ha avuto in passato – ribatte Sediari -. E poi il vincolo è stato posto anche perché quello spazio per iniziative pubbliche culturali, a me piacerebbe un caffè letterario, in un immobile riqualificato nel centro della città costituisca un valore aggiunto d’attrazione sia per gli altri spazi previsti per altri usi (uffici e negozi, ndr.) al suo interno, sia per tutto il settore commerciale della zona urbana esterna”.
Il motivo della richiesta di Mario Campanella, presidente della MB? “Abbiamo aperto un bando pubblico per raccogliere le manifestazioni di interesse ma, scaduti i tempi, non abbiamo ricevuto offerte per gestire la sala (ad uso culturale pubblico, ndr.)” ha spiegato Campanella. Insomma: troppo grande per essere concorrenziali sul mercato lo spazio di 500 metri quadri, troppo rigidi gli usi e la regola della sua concessione gratuita di 15 giorni all’anno al Comune; ergo, nessun interesse da parte di eventuali privati. Per colmare il “buco” di destinazione che si aprirebbe qualora fosse eliminata quella precedente, porte aperte ad un ristorante o ad altri negozi. Altri perché il progetto generale di riconversione dell’ex Metro si è già concretizzato con la vendita dei circa 30 locali tra appartamenti e uffici (di uffici ne restano da “piazzare” solo 2) con tagli da 45, 90 e 140 metri quadri (pronta la consegna tra prossimo fine estate-inizio autunno); riguardo il comparto negozi, un’area di ben 2000 mq su tre piani era stata già inaugurata il 4 novembre 2016 con l’apertura del mega-store d’abbigliamento della multinazionale H&M.
L’asta disertata, la concessione di 15 giorni l’anno per una gestione comunale di 500 metri quadri, peraltro troppi. Campanella vuol rimettere in discussione tutto, anzi auspica la soluzione drastica di svincolare la destinazione culturale… Sediari: “No, assolutamente, la soluzione drastica non esiste. L’uso culturale resta, come priorità di questa amministrazione comunale, e penso che debba restare anche per la prossima. Per il resto, che Campanella venga a parlare con noi. Questa Giunta municipale, come sempre, è pronta a discutere costruttivamente in questo caso sulla questione dell’asta. E a dare una mano alla MB, coinvolgendo magari le associazioni di categoria (culturali, immobiliari, ndr.), per favorire l’emergere di manifestazioni di interesse di privati per la gestione. Siamo pronti perfino a trattare sulla riduzione del numero dei giorni per eventi che il progetto lascia come quota organizzativa al Comune”.
Pollice verso, sulla richiesta della MB di cancellare lo spazio culturale anche da parte di Giovanni Cardoni, segretario del Partito democratico di Ancona: “Per carità, ad Ancona occorre investire fortemente in cultura, istruzione e informazione se vogliamo costruire un futuro a misura di cittadini animati da spirito civico e senso di vicinanza alle istituzioni. Sia il nuovo governo cittadino che quello nazionale dovranno puntare in modo prioritario sulla cultura a 360° capace di attrattiva sociale, come avviene in Europa, Cina, India. Tanto più ad Ancona dove persiste un handicap in materia di spazi e occasioni culturali”.

Mario Campanella

Senza contare, come ricordano Cardoni e Sediari, che alla definizione dei 500 mq ad uso culturale e delle destinazioni definitive delle altre aree dell’ex Metro si era arrivati dopo lunghe trattative tra il costruttore Edoardo Longarini e il Comune prima, il coinvolgimento della MB poi, sotto la vigilanza interlocutoria della Soprintendenza. Trattative inseritesi in quella che era diventata di fatto una condanna al degrado dell’elegante palazzo, durata dal 1993 al 2016. Concluse con l’ok al mix tra centro commerciale, appartamenti e uffici, dietro il pagamento al Comune di 530mila euro di oneri per il cambio d’uso, fissando in 700 mq la grandezza dell’area destinata a polo culturale. E poi, ancora, l’ulteriore arretramento a 500 mq, con 300 posti a sedere, che di diritto spettano al Comune gratuitamente per 15 giorni l’anno, secondo le convenzioni firmate dalla proprietà.
Sediari concorda col segretario del suo partito. Da non dimenticare infine il ruolo che dovrà assumere “sulla rimozione di questo ultimo vincolo” l’apparato periferico statale competente per i beni culturali con sede ad Ancona. Il vincolo urbanistico posto dal Comune è in linea con l’art. 20 del decreto legislativo 42/2004 sulle destinazioni d’uso di immobili sottoposti a tutela architettonica, come l’ex cine-teatro, in particolare la facciata su corso Mazzini.

Pierpaolo Sediari

Inoltre, l’iter per il “colpo di spugna” sui 500 mq si profila lungo e complesso: insediatasi la nuova Giunta comunale, la MB dovrà chiederle e ottenere un atto di variante d’uso (da culturale ad altro da definirsi); contestualmente la Soprintendenza unica delle Marche, esaminato l’atto urbanistico modificativo di Giunta, dovrà passare l’esito della sua istruttoria sul caso ad una commissione – presso la sede del Segretariato regionale Beni culturali Marche del Mibact – composta dalla segretaria regionale Francesca Frust, dal soprintendente unico Carlo Birrozzi e dalla soprintendente ai Beni archivistici delle Marche Sabrina Mingarelli. Commissione alla quale spetta “l’ultima parola”, in senso vincolante. Negli anni delle spigolose trattative, i vari allora titolari della Soprintendenza ai Beni architettonici delle Marche, -compreso l’ultimo che si occupò dell’ex Metro, Stefano Gizzi- si batterono sempre per imporre un’area con uso culturale all’interno del Metro. “Il lungo processo che ha visto Soprintendenza, MB e Comune arrivare a questo risultato non può essere dimenticato. – commenta Sediari – E francamente per me è scontato che Soprintendenza e commissione del Segretariato non cambino idea”.

Ex Metro, nessuno si fa avanti per la sala culturale «La prossima giunta tolga il vincolo»

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