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John e Kennedy, il sindaco di Monsano:
«La loro morte è una sconfitta per tutti»

MONSANO – I corpi dei due nigeriani di 25 e 20 anni risucchiati dal mare lunedì pomeriggio a Torrette sono stati ritrovati impigliati tra gli scogli, dove forse John e Kennedy hanno battuto la testa tuffandosi. Una fine drammatica, cui non si rassegna Roberto Campelli, il sindaco di Monsano paesino che aveva accolto i due giovani richiedenti asilo appena quattro mesi fa. «La loro morte è una sconfitta per tutti, c'è stata nei loro confronti una mancanza di un certo tipo di assistenza da parte di chi aveva il compito di far loro da tutor».

Sindaco Roberto Campelli.

di Talita Frezzi

E’ addolorato il sindaco Roberto Campelli, primo cittadino del Comune di Monsano, una piccola realtà collinare di 3.368 abitanti che sta accogliendo 18 richiedenti asilo, sette unità in più rispetto alle 11 previste. «Questo è possibile perché da noi l’integrazione funziona – dice il sindaco – abbiamo lavorato con i cittadini per arrivare a questo risultato, per raggiungere un equilibrio e oggi, questi ragazzi che provengono dalle zone martoriate dalla guerra e dalla povertà fanno parte attiva della comunità, li consideriamo come nostri ragazzi, frequentano l’oratorio e le associazioni sportive».
Conosceva bene John Oseghale e Kennedy Isidohemen?
«Abitavano di fronte a me, in un appartamento messo a disposizione della cooperativa Vivere Verde proprio per l’accoglienza di queste persone. Li incontravo spesso la sera, quando rientravano dopo una partita a calcio o una passeggiata. Si spostavano in bici o con gli autobus, bravi ragazzi con la legittima voglia di uscire la sera e stare con altri coetanei».
Come ha appreso della notizia?
«Lunedì dei concittadini mi hanno avvisato che due ragazzi residenti da noi erano dispersi in mare. Ho fatto chiamare degli addetti comunali, ma non hanno ricevuto alcuna notizia. Il telefono del referente di Vivere Verde, muto. Poi dai media ho appreso che si trattava di John e Kennedy. Ci sono rimasto molto male, averlo appreso così mi ha dato fastidio».
– Pensa che vi sia stata qualche mancanza?
«Assolutamente sì. Innanzitutto mancanza di comunicazione con le Istituzioni. Come Comune siamo stati i primi a essere contattati quando c’era da prendere in carico queste persone, di fronte a un’emergenza del genere nessuno ci ha avvisati. La Prefettura ma soprattutto la Cooperativa (che percepisce un assegno per ogni ospitante) doveva avvisarci subito, magari chiamando me o l’assessore ai Servizi sociali. Saremmo stati poi noi ad informare la giunta e attivarci di conseguenza. Come ci sono state altre carenze… per questo reputo che la morte assurda di questi due ragazzi, che hanno affrontato chissà quali difficoltà per arrivare dalla Nigeria in Italia per poi morire a causa di un tuffo in mare, sia una sconfitta per tutti. Che brutto scherzo gli ha riservato la vita».
Altre carenze di che tipo..?
«Chi aveva il compito di prendersi cura di questi giovani doveva farlo anche mettendoli in guardia sui pericoli e rischi concreti di questa realtà, che non è la Nigeria ma ha altri rischi. Chi li aveva in gestione doveva spiegare loro che se non sai nuotare non ti devi tuffare perché le correnti sono forti e ti possono portare via. Dovevano dire loro che da noi l’acqua è alta e che fare il bagno vicino agli scogli è pericoloso. Se dobbiamo farcene carico come fossero figli della nostra comunità, dobbiamo anche dare loro delle direttive utili, seppur basilari, esattamente come faremmo per i nostri figli. Cose semplici, come guardare prima di attraversare la strada, aspettare il segnale al semaforo, fare lo stop anche se sono in bici, indicare i rischi insomma.. Secondo me c’è stata una mancanza di un certo tipo di assistenza».
E’ una critica piuttosto aspra …
«Una critica e un rammarico profondo verso la cooperativa Vivere Verde e verso il metodo di assistenza e gestione di questi ragazzi. Inutile piangere dopo quando certe cose si dovevano pensare prima.. Farsi carico di queste persone dovrebbe anche significare farsi carico di una forma di tutela e di sorveglianza che li metta a riparo dai pericoli».
– Ora cosa farete come Amministrazione?
«Ci riuniremo con la giunta per capire come muoverci a livello burocratico per contattare, tramite il Consolato, le loro famiglie. Se i parenti non richiederanno le salme o non avranno possibilità di rimpatriarle, le seppelliremo nel nostro cimitero comunale».

Il recupero dei corpi di John e Kennedy. (Foto Giusy Marinelli)

La fine di John e Kennedy, dalla fuga in Nigeria alla rovinosa caduta sugli scogli di Torrette

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